Montella galileiano: esperimenti sul campo in attesa delle partite che contano

Va meno bene che l’esperimento sistematicamente dia scarse indicazioni in positivo. Chiarisco cosa intendo per “sperimentale”. Si sa quali problemi, ormai endemici, deve affrontare la Fiorentina, soprattutto in attacco. La fase offensiva è da sempre quella che richiede più preparazione, più automatismi, più “memoria”, meno casualità nei movimenti e nei tempi di gioco. Ma Montella non ha mai potuto preparare e perfezionare uno schema solo, perché un conto è giocare con un Gomez centrale e due ali (e ancora diverso è se una delle ali è Vargas o Pasqual o Joaquin), un altro è affiancare a Gomez o a Matri una seconda punta centrale; un conto è giocare con Cuadrado a sinistra, un altro con Cuadrado a destra; e ovviamente cambiano anche i tempi di gioco se Ilicic parte da dietro la punta oppure gioca a destra e cerca di accentrarsi, o se al suo posto entra un brevilineo con la vocazione al dribbling come Wolski, o un Matos che predilige lo scatto in velocità.

Le cose poi cambiano ulteriormente per l’attacco se hai un centrocampo che gioca in orizzontale, con un certo passo e una certa tecnica, o seppure, come ieri, hai un centrocampo da corsa. Nessun’altra squadra d’Europa ha le idee così poco chiare. E bisogna dire che nessun’altra squadra ha così poco tempo per chiarirsele; perché quando sei arrivato a capo di qualcosa con Rossi centravanti, ti cambiano le caratteristiche del centravanti di riferimento e ti cambia il mondo, e ora ti si prospetta addirittura la possibilità di un doppio centravanti, mai “sperimentato” nel corso dell’anno se non in due o tre partite all’inizio (e poi Matri e Gomez non saranno uguali a Rossi e Gomez).

E allora cosa fa Montella? Cerca di studiare alternative a quello che sicuramente sarà l’approdo, se non ci saranno infortuni e altri intoppi, per le partite che conteranno davvero: il 3-5-2. Si è notato che in queste ultime prove Montella ha insistito sul 4-3-3, a Cagliari addirittura con Vargas terzino. E questo perché vuol vedere se è possibile sfruttare maggiormente il gioco sulle fasce con più cross e anche con più lanci in profondità per le ali e per la punta. Finora, però, senza esiti incoraggianti. Forse ieri, date le squalifiche note, col senno di poi, avrei provato un 4-2-3-1 (che è poi il trend delle grandi d’Europa), approfittando di avere due centrocampisti più di quantità e con attitudini difensive, come Aquilani e Ambrosini, e mettendo dietro a Matri trequartisti “mobili” come Cuadrado, Mati e Wolski (che sa giocare anche un po’ da mezzo esterno).

Ma il giorno dopo siamo tutti bravi a correggere. Importante è farlo senza polemica e senza dar troppo peso a questi risultati e a queste partite. Ho scritto e ripeto che ormai il campionato della Fiorentina è finito. Il quarto o il quinto posto non fanno differenza. Lo farebbe il terzo, ma dovremmo sputare l’anima per un obiettivo che forse anche gli arbitri ci stanno consigliando di non perseguire (diciamocelo francamente: il rigore dato ieri al Napoli, alla Fiorentina ora come ora non l’avrebbero dato!). Abbiamo capito che in campionato ci si farebbe solo il sangue amaro, e saremmo costretti tutte le domeniche a fare i conti con i favori e i torti arbitrali, con le moviole da interpretare e le dichiarazioni “politiche”. Bene ha fatto ieri Ambrosini a rialzarsi e a tendere la mano all’arbitro che lo ha (ingiustamente!) ammonito, per non scaldare gli animi di un pubblico già bollente.

Ma la verità è che forse su Ambrosini il rigore non c’era, ma il contatto c’è stato (la Gazzetta parla di “contatto dubbio”), e Ambrosini non è caduto simulando. Ormai si sa bene, e lo sa più di tutti Ambro, capitano di lungo corso, che le squadre che si ostinano a protestare pagano. È una legge non scritta, come quelle mafiose. Tempo fa a Firenze, dopo calciopoli, in un ristorante noto per essere frequentato dall’ambiente del calcio, ebbi la ventura di condividere un lunch con amici e un famoso arbitro di serie A, ora non più attivo. A un certo punto un commensale gli disse: “Certo, Corioni [mi pare fosse proprio lui il presidente citato] te ne dice di tutti i colori sulla stampa!”. Al che l’arbitro rispose serafico: “Vorrà dire che andrà in serie B, come due anni fa!”. A buon intenditor…

Ma torniamo a parlare di calcio. Ora siamo alla vigilia di tre partite che contano davvero. La prima conta assai meno, e sapete cosa farei? La giocherei a nascondino. Non certo mettendo in campo una squadra “B”, ma senz’altro continuando con gli “esperimenti”; mentre giovedì schiererei il 3-5-2 speculare a quello della Juve con tutti i titolari finalmente abili, con Tomovic e Borja Valero riposati per la squalifica, e una squadra di gladiatori allenati nel corpo e nella testa per quella partita soltanto. È il nostro penultimo obiettivo, nonché l’occasione per una verifica definitiva delle nostre forze effettive, senza pretesti e senza alibi.

Alessandro Pagnini

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