Danilo Morini
Monte Lucio è sempre stato considerato il meno importante dei quattro colli di Quattro Castella. Situato tra il superstite Bianello, pieno zeppo di ricordi legati alla Contessa Matilde di Canossa, e Monte Zane, dove ancora spiccano quasi orgogliosi dalla vegetazione i resti della torre del castello, Monte Lucio è il meno conosciuto, quasi che la sua torre superstite, che si intravede appena in mezzo alla folta vegetazione, avesse rappresentato in passato soltanto un semplice avamposto, un posto di controllo a servizio dei più fortunati vicini.
Solo gli storici e gli appassionati di antiche cronache avevano però capito che qualcosa doveva celarsi sotto quella folta vegetazione. Se Salimbene de Adam, un cronachista parmigiano del XIV secolo che aveva vissuto nel vicino monastero di Montefalcone, scrive che un tempo era stato uno castello abitato da dame e cavalieri come i suoi vicini non doveva esserci soltanto una solitaria torre vicino a quei sospetti rialzi di terreno sulla cima del colle, che sembravano davvero poco naturali…
Ci è voluta una coraggiosa campagna di scavi promossa dal comune di Quattro Castella con i finanziamenti della Regione Emilia Romagna e condotta dall’Università di Bologna per svelare un piccolo tesoro che giaceva a meno di un metro di profondità: dopo pochi giorni di lavoro è emersa buona parte della cinta muraria, un piano su cui si mescolava la malta e, soprattutto, la chiesa del castello, quel San Leonardo citato proprio da Salimbene de Adam.
San Leonardo…Sarà forse quel San Leonardo di Noblac, l’eremita che si ritirò nella foresta di Pauvain, nel “Limosino”, che nel medioevo ebbe tanti seguaci e la sua fama di santità arrivò fino al re dei Franchi Salii Clodoveo che richiese il suo intervento quando la regina Clotilde venne sorpresa dalle doglie del parto? L’intervento di Leonardo lenì i dolori della regina che poté dare alla luce senza pericolo il suo bambino. Clodoveo, per riconoscenza gli concesse la parte della foresta che sarebbe riuscito a descriverne in un giorno a dorso d’asino. Secondo la leggenda egli fece un buco in terra che si riempì miracolosamente d’acqua dando origine ad un “Pozzo” che venne nominato nobiliacum, in ricordo della donazione regale. In conseguenza di questo San Leonardo divenne il patrono anche delle partorienti: sarà per questo che nella chiesa di Monte Lucio si sono trovati tanti scheletri di bambini ed anche un pozzetto, profondo oltre 70 cm, che sembra perdersi nel nulla?
Per ora la prima campagna di scavo è finita e tante cose sono emerse: il resto alla prossima puntata, come si scrive nei migliori telefilm…