Firenze – Dopo gli anni di lavoro del movimento contadino che risollevò la tenuta di Mondeggi da un’abbandono che sembrava inarrestabile, il nome di Mondeggi rappresenta molto di più di un’occupazione, di un progetto, di un’anticipazione del futuro, in quanto è diventato, travalicando persino i confini nazionali, il nme di un modo di vivere la terra e l’agricoltura, un modo di gestire la collettività, un modo per diffondere un ordine di valori che sembra scaturire direttamente dal rispetto per lo straordinario retaggio contadino che scaturisce dalla Toscana. Parole che avrebbero un vago sentore di mistificazione, se in realtà Mondeggi, tirata fuori dallo squallore, non producesse non solo cibo ben fatto e che si accorda con la terra, ma anche n metodo basato sull’assemblea che è riuscito negli anni a gestire e reggere una Fattoria senza padroni. E che adesso potrebbe subire, se non riesce a interloquire e partecipare al nuovo corso che si sta producendo, l’impatto di una ondata da Pnrr che si sostanzia in oltre 50 milioni di euro da impiegare sulla tenuta. Per fare cosa e come, è il grande dibattito, da cui la comunità contadina non vuole essere esclusa. Del resto, dopo il fallimento dell’azienda agricola nel 2009, l’occupazione di 8 anni fa ha contribuito a salvare le terre mantenendone la produttività e a riportare l’area alla sua vocazione storica, ovvero di bene a fruizione pubblica, come ricordano le comunità circostanti che da sempre hanno considerato Mondeggi parte della loro storia.
Di proprietà della Provincia, la tenuta di Mondeggi passò poi alla Città Metropolitana che ne prese il posto, ed è reduce da varie aste di vendita, andate tutte deserte. Nel 2021, la Città Metropolitana ritira Mondeggi dalla lista dei beni posti in vendita e decde di proporre la tenuta come progetto di rigenerazione territoriale. Ed ecco che giunge, attraverso il Pnrr, la grande occasione per quanto riguarda i finanziamenti: 52,5 milioni di euro affinché la tenuta si trasformi in “una piattaforma di nuova generazione condivisa in un progetto incentrato sullo sviluppo umano integrale e sostenibile dei cittadini e delle comunita` locali”.
Bene, ma il problema, dal punto di vista di Mondeggi Bene Comune è: cosa ne sarà dell’esperienza portata avanti da 8 anni, conosciuta anche fuori dai confini italiani, che ha reso la terra non solo coltivata, ma ha anche sperimentato modalità di agricoltura tradizionale, sperimentale, oltre all’applicazione di tecniche innovative? E delle modalità di gestione, comune e collettiva, che rimane?
Per questo, ieri, sotto le mura di Palazzo Vecchio, si è tenuto un presidio di circa un centinaio di persone, che chiedevano, mentre nelle stanze del Palazzo si teneva un incontro fra i rappresentanti di Mondeggi e le istituzioni, rassicurazioni da parte del sindaco Nardella, che è sindaco anche della Città Metropolitana.
Il documento presentato dalla comunità consta di 4 punti: “Fare in modo che CM tenga fede alle dichiarazioni del proprio sindaco, chiedendo la riapertura del tavolo interrotto a giugno in modo da avere sia un riconoscimento formale al nostro lavoro, sia garanzie sul futuro del progetto; l’approvazione ufficiale in Consiglio metropolitano delle linee-guida redatte dal team di universitari in collaborazione con MBC, che vincola la tenuta di Mondeggi ad un utilizzo sociale e inclusivo, in modo tale che il documento possa essere visionato ed esaminato dalla collettività; l’attuazione in tempi rapidi – e soprattutto noti e certi – di un percorso di co-progettazione nelle modalità previste dalla legge nazionale e regionale, che costituisca una vera consultazione del territorio e non una mera operazione di facciata; l’inizio di un confronto che approfondisca due tematiche a nostro avviso fondamentali: la permanenza del presidio contadino e la prosecuzione delle attività agricole nel corso della futura cantierizzazione”.
“A primavera abbiamo avuto tre incontri – dice Roberto Checcucci, di Mondeggi Bene Comune – da allora non abbiamo più avuto nessun contatto. Nrl frattempo, i progetti sono andati avanti e sono arrivati alla progettazione definitiva. Ci stiamo pinendo diversi problemi. Uno, riguardo al progetto: se nella gestione di un casale si devono svolgere determinate attività, bisogna che l’ambiente risttutturato sia funzionale alle attività. A prescidenre, è difficle. il secondo aspetto, è cosa succederà al presidio durante i lavori. Per quanto riguarda il dopo, siamo ottimisti e speriamo di restare. Ma durante, in mezzo alle ruspe? Il terzo punto, le modalità di affidamento della gestione. Pare che si voglia istituire il tavolo di coprogettazione, a valle del quale affidare la gestione di Mondeggi. Se questo tavolo non comincia, non abbiamo nessuna garanzia. Col pretesto del cantiere, ad oggi, potremmo essere buttati fuori, arrivederci e grazie. Ad oggi, inoltre, ancora non siamo giuridicamente riconosciuti. Ci costituiremo in una ps per sederci al tavolo, ma la cosa fondamentale è che dobbiamo andare avanti c come abbiamo cominciato”.
“C’è anche un quarto punto – interviene Giovanni Pandolfini – che ha carattere più politico, riguarda l’origine di questi fondi, legati al Pnrr, che fa emegere un discorso sul debito pubblico che a noi preme particolarmente, dal momento che si sta facendo un’operazione su una comunità che sta già facendo ciò che stanno dicendo di fare con ben 52 milioni di euro sopra. 52 milioni a debito che la comunità tutta dovrà poi ripagare, per fare esattamente ciò che stavamo facendo senza chiedere niente”.
“A Mondeggi c’è un processo di custodia e rigenerazione, di ripoplamento e di accoglienza-autogesione. Mondeggi è un posto accoglinete, dove chiunque può venire e partecipare, un posto dove si ripopola un territorio abbandonato e dove si rigenera un tessuto sociale e anche produttivo. Siamo in una zona che si chiama Chianti, dove la monocoltura della vite mperversa, dove non si produce cibo ma profitti, quindi ricostruire un tessuto che produce cibo co la comunità locale con metodo agroecologico per noi è fondamentale. su questo non si può tornare indietro. non esiste una transizione ecologica se non si produce cibo localmente. Il problema è politico e vogliamo sollevarlo a livello politico”.
In realtà, prima della convocazione di ieri pomeriggio, sollecitata dal movimento, si erano presentati a Mondeggi dei tecnici progettisti, cui tuttavia è stato chiesto di non entrare se non quando la situazione del tavolo di coprogettazione non fosse stato chiarito.
“Hanno ragione ad avere diffidenza verso le istituzioni, dal momento che non sono stati compresi ed ascoltati in tutti questi anni – interviene Dmitrij Palagi, consigliere comunale di Sinistra progetto comune – l’arrivo delle risorse pubbliche è potenzialmente una buona notizia, ma dev’essere portata avanti garantendo continuità di questa esperienza di autogestione, molto apprezzata in tutto il territorio. Confidiamo che non ci sia il solito atteggiamento che porta a rendere cattive anche cose buone, per l’incapacità magari di comprendere anche quali soo i tempi necessari all’assemblea. Abbiamo il Pnrr, un percorso vincolato, che però deve essere reso compatibile con quella che è la discussione in assemblea e la richiesta arrivata oggi di riapertura del tavolo”.
“Quello che è chiaro – dicono i rappresentanti della delegazione che è salita a Palazzo per parlare con le istituzioni della CM, dopo l’incontro – è che per la Città metropolitana è fondamentale avere questi fondi. Sui 4 punti portati al tavolo, sulla coprogettazione, abbiamo ricevuto rassicurazioni sul fatto che si dovrebbe partire con ogni probabilità ad anno nuovo; i documenti prodotti con il contributo delle facoltà univerrsitarie coinvolte (fra cui agraria e architettura, ndr) sono considerati non vincolanti ma contributi al disegno generale; circa la permanenza della continuità del presidio Mondeggi Bene Comune sul territorio, c’è la disponibilità al confronto”. Una possibilità potrebbe essere quella, una volta costituitosi in soggetto giuridicamente riconosciuto, di presentare un progetto in itinere che copra il periodo da ora alla realizzazione conclusione dei lavori generali, in quache maniera dunque “provvisorio, rispetto a quello generale e definitivo che invece comprenderà la Mondeggi ristrutturata”. Qualche apertura dunque, che però, dicono dal movimento, “dovranno essere confermate dai fatti”. Soprattutto, rimane fondamentale la velocità delle decisioni: “Abbiamo chiesto un altro incontro – dicono i rappresentanti di Mondeggi – e ci è stato risposto: fateci avere lo statuto dell’Aps (associazione di promozione sociale) e ci rivediamo in 48 ore”.
La richiesta da parte della Città Metropolitana è quella, intanto, subito, di fare entrare i geometri per prendere le misure. La fretta è motivata dai tempi stretti dettati dal Pnrr. Su questo, dicono da Mondeggi, è necessario un confronto in assemblea. Assemblea che si terrà domenica.