Firenze – La notizia giunge verso la fine dello spettacolo offerto dal popolo di Mondeggi ai passanti: palco, il gradone per sedersi di Palazzo Meidci-Riccardi, sede della Provincia, martello da battitore e due ceppi un sull’altro per tavolo. Se questa è la scenografia, il tema è la vendita all’asta della tenuta di proprietà pubblica Mondeggi-Lappeggi, un angolo (mica tanto angolo però, oltre 360 ettari di pura campagna toscana da cartolina, sopra Bagno a Ripoli) di paradiso in cui da mesi nun geruppo di persone, contadini e studenti, urbanisti e agrari stanno mettendo in atto una via alternativa alla vendita. E la notizia? La notizia, che arriva proprio mentre il finto banditore batte la finta vendita di Mondeggi, è che l’asta è andata deserta. Cori, entusiasmo, balletti e a qualcuno scappa anche la lacrimuccia. Tutti in piedi a cantare: “E Mondeggi non si vende, e Mondeggi non si vende”, gran battere di mani e piedi.
Sì, ma questo è solo il primo round. Come aveva anticipato poco prima il professor Giorgio Pizziolo, urbanista e uno degli animatori dell’esperimento di una proprietà gestita e utilizzata in modo comunitario e con criteri agrari di sostenibilità e sperimentazione, fra le possibilità che si aprivano davanti al popolo di Mondeggi c’era appunto l’asta deserta. Che comportava, o meglio comporta, il passaggio della titolarità dell’intera struttura alla cosiddetta città metropolitana. Capitanata dal sindaco di Firenze, Dario Nardella, che proprio in questi giorni ha lanciato “l’hastag” vendiamo ciò che non serve o non possiamo permetterci, e giù una lunga lista di edifici più o meno significativi per la città. Dunque, un “responsabile” del futuro di Mondeggi che un po’ di paura, diciamolo, la fa a chi è convinto che l’esperienza Mondeggi potrebbe anche sfociare in una diversa filosofia di utilizzo dei beni pubblici.
D’altro canto, l’asta deserta ha perlomeno chiarito alcune cose. Innanzitutto, che è difficile prevedere una vendita a privati con tanto di “occupanti” sul suolo, che oltretutto hanno anche costruito un significativo consenso sia a livello fiorentino che a livello “areale”. Sì, perché ai cittadini della campagna intorno a Mondeggi il fatto che venga u privato e metta magari cartelli e reti di confine non va mica tanto giù. Dal momento che, come racconta un signore di circa 55 anni, “da bambino col mi’ nonno andavo a funghi nel parco di Mondeggi”. Insomma, l’uso della terra da parte della comunità non è certo cosa nuova. Anzi, il fatto che la “gestione” attuale rimetta anche in moto gli antichi saperi delle campagne e alcuni usi di coltivazione propri delle generazioni scorse, oltre a presentarsi aperta alla comunità locale per usufruire anche solo di una bella passeggiata, non fa che aumentare l’appeal dell’occupazione. Che naturalmente non vive solo di rievocazioni più o meno folcloristiche della “civiltà contadina”, ma si è robustamente fornita di motivazioni politiche e sociali, oltre che economiche, come fa fede la Carta di dieci punti di cui si è dotata. Un altro punto che ha chiarito, nella confusione generale, anche se fino a un certo punto e “si starà a vedere” come dice Pizziolo, è che la controparte si è definita almeno un po’, vale a dire sarà la città metropolitana e in prima battuta, Dario Nardella. E da voci di corridoio, tanto per essere chiari, sembra che l’esperienza di Mondeggi debba terminare comunque entro l’anno.
Per quanto riguarda l’atmosfera che aleggia sul popolo di Mondeggi, come spiegano due ragazzi, “si lavorano i campi, si fa cultura, si bada agli animali e si studiano progetti”. Soprattutto, si dice no alla vendita e privatizzazione di quello che rimane, secondo quanto spiegato, “bene comune”. Intanto, alcuni porgetti sono già attuati, come mettere in sicurezza parti delle case coloniche che rischiavano di crollare perdendosi definitivamente. Altro dato interessante, il popolo di Mondeggi va dai tre ai sessant’anni. Una singolare e interessante commistione di generazioni.
“Il ruolo di Mondeggi Bene comune è tanto più significativo oggi – commenta Ornella De Zordo, ex-consigliere comunale di perUnlatracCittà e ora a capo del laboratorio politico che porta lo stesso nome, presente all’iniziativa – in quanto il renziano decreto Sblocca Italia interviene proprio sulle procedure di alienabilità dei beni pubblici, e anche date le preliminari trattative in atto per il TTIP, il trattato transatlantico che, aprendo i mercati anche italiani a pesticidi, Ogm, carne agli ormoni e più in generale applicando sulla qualità degli alimenti norme assai meno restrittive di quelle vigenti, condannerebbe come barriere commerciali illegali le pratiche di quella agricoltura contadina praticata da esperienze come Mondeggi”. A sostegno del presidio e dell’esperienza di Mondeggi anche il consigliere comunale Tommaso Grassi.
“Il Comune di Firenze – aggiunge il capogruppo di Firenze riparte a Sinistra che comprende Sel, Fas e Prc – può fare tanto anche se il terreno si trova nel Comune di Bagno a Ripoli. Questo sia come ente locale confinante che attraverso il sindaco, come espressione della Città metropolitana. Per il momento auspichiamo che la buona notizia del bene non venduto stamani sia solo la prima di una lunga serie e che si investa e si salvi Mondeggi lasciandolo una volta per tutti un bene comune e pubblico come è giusto che sia”.