Altro che incubo berlusconiano con Fini “ministro alle fogne”, Vendola alla famiglia e la Bindi chissà come. Lo scacchiere geopolitico che prende forma, a due mesi esatti dalle elezioni, assomiglia a qualcosa di molto peggio. Al Leviatano di hobbesiana memoria. Il Natale ancor più mostruoso che Monti-Python ci regala, come fossimo stati di una cattiveria indicibile, è l’orizzonte di un suo bis appoggiato dalle forze “moderate” altrimenti prive di qualsivoglia rappresentanza. Ovvero la protuberanza italica antropomorfa dell’establishment finanziario europeo alla guida di un circo Barnum di vario parassitismo. Che il centro rappresenta, oggi più che mai, una sorta di zona d’ombra di paraculismo e ricatto in un bipolarismo infantile.
Eppure c’è una reazione di miseria e nobiltà in questi giorni di festa al tracollo economico e lavorativo cui ci ha precipitato il satrapo dell’austerity altrui. Uno scatto d’orgoglio tutto reggiano; mai come negli ultimi anni infatti, nonostante il tasso di disoccupazione e l’abbattimento dei salari, strade e negozi si sono così vivacizzati sotto l’albero. Certo, non c’era la fila da Cartier ma al gran bazar cinese, segno dell’abbattimento pauperistico del ceto medio ad opera della Fornero and company, eppure un salutare esempio di vitalità commerciale.
Nonostante questo Codice di Catricalà (per fare verso futurista a Palazzeschi) spalmato sulle italiche piaghe, c’è stata dunque una reazione. Perché il Natale 2012, nonostante le zelanti tiritere cristianeggianti dei moralisti una tantum (esattamente una volta all’anno per mettere a tacere le coscienze dei sempre più striminziti lettori), dovrà essere valutato, proprio nella sua qualità, dalla capacità di consumo della gente più che dalla loro quantità nelle chiese la notte di vigilia. Non leggiamolo come un manifesto d’eresia ma, per esser tranquilli che la rivolta civile sia ancora di là da venire, Cristo per una volta dovrebbe dire: entrate mercanti nel Tempio! E buon Natale a tutti