Una scritta contro il giuslavorista Marco Biagi è comparsa nella notte di ieri a Modena sui muri della Fondazione a lui intitolata, dove era in corso un convegno in sua memoria a 13 anni dall’assassinio ad opera delle nuove Br a Bologna. La frase è stata subito cancellata.
“Un gesto ignobile e vergognoso – ha commentato il sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli (Pd) – la memoria di Marco Biagi non verrà certo offuscata da chi, in modo vigliacco, scrive sui muri. Continueremo a ricordarlo con gratitudine”. Il primo cittadino di Modena ha parlato di “eredità preziosa lasciata da Marco Biagi, come dimostra il convegno di oggi con la partecipazione di qualificati docenti ed esperti di diritto del lavoro e di relazioni industriali. La Modena democratica condanna senza appello ogni forma di terrorismo, non saranno né la violenza fisica né la violenza verbale a impedire il corso delle idee e il libero confronto. Infami sono coloro che non hanno il coraggio del confronto e della libertà”.
Un mese fa il nome di Biagi – di cui oggi anche a Bologna si è commemorata la figura – era tornato ad occupare le pagine di cronaca per alcuni risvolti giudiziari legati alle circostanze in cui si era reso possibile l’attacco e l’omicidio da parte della Br. In particolare la non concessione della scorta al giuslavorista che, minacciato da tempo, aveva chiesto un maggiore grado di protezione da parte dello Stato. Per questa vicenda sono stati indagati l’allora ministro degli Interni Claudio Scajola e l’allora capo della polizia Gianni De Gennaro.
Il reato contestato dalla Procura di Bologna è cooperazione colposa in omicidio colposo. Nell’indagine sulla mancata scorta a Marco Biagi, a Scajola e De Gennaro sono contestate una serie di omissioni, a partire dal 3 ottobre 2001, quando fu presentato il Libro bianco sulle condizioni del lavoro in Italia. La principale riguarda il non aver fatto proteggere Biagi con una scorta.