Modena a “rischio” ballottaggio come Parma nel 2012? All’inizio della campagna elettorale per le comunali questa sembrava più che altro una battuta ironica, nonostante i notevoli problemi usciti dalle primarie del Pd.
Adesso invece, a dieci giorni dal voto, qualche preoccupazione inizia a farsi strada anche nel solidissimo Pd modenese. Vuoi per il traino di cui i grillini potrebbero beneficiare grazie al concomitante voto per le Europee, vuoi per il centrodestra diviso – e con molti voti a rischio di “libera uscita” – vuoi perché, dopo quasi 70 anni, la città potrebbe vivere il suo primo ballottaggio. E in un caso del genere – secondo turno con Muzzarelli contro Bortolotti, per intenderci – potrebbe riproporre una situazione “alla parmigiana” nonostante le notevoli differenze tra le due città.
Per certi aspetti, Modena può quindi essere considerata un test. C’è un “ma”, tuttavia, che potrebbe guastare la festa ai grillini. L’ultimo anno ha infatti rivelato una difficoltà dei pentastellati a raccogliere consensi a livello locale, con una serie di contenuti flop nelle consultazioni regionali e comunali. Un andamento contradditorio rispetto ai sondaggi nazionali, da attribuire, secondo la politologa modenese Elisabetta Gualmini, al “basso radicamento territoriale del M5S. Stiamo parlando, infatti, di una forza politica che non ha quadri intermedi a livello locale” e che conserva ancora un profilo fortemente leaderistico, raccolta com’è attorno alla figura di Beppe Grillo.
E le difficoltà del centrodestra? Al primo turno, da quella stessa area politica, provengono ben tre diversi candidati – Giovanardi per Ncd, Pellacani per Forza Italia, Udc e Fratelli d’Italia e Stefano Bellei per la Lega Nord. Il risultato di mesi e mesi di subbuglio intestino, durante i quali nominativi e accordi hanno viaggiato in due diverse direzioni. Anche questo sembra proprio un riflesso della politica nazionale, dove si vede un’area di centrodestra ancora in grandissima difficoltà, soggetta ad un processo di implosione dei moderati e di frammentazione dell’area politica. D’altronde il centrodestra starebbe vivendo ancora la fase del crepuscolo berlusconiano e necessiterà di molto tempo per riorganizzarsi.
Per valutare la forza reale del centrosinistra sarà essenziale capire se la scelta di continuità fatta con Muzzarelli sarà vincente o no. Perché Parma è dietro l’angolo, ma non è detto che lo schema sia destinato a ripetersi. “A Modena – continua la Gualmini – la tradizione di continuità e stabilità del partito egemone è molto maggiore, per cui le cose potrebbero andare diversamente”.
Quanto al fattore Renzi, bisogna vedere come tutto questo giocherà a Modena. Muzzarelli non è certamente un renziano; anzi, è stato scelto anche per difendere l’area e l’identità della parte più ortodossa e ora in minoranza del partito.