Modena, la Firem chiude in Italia e chiede il concordato

Dietrofront dopo il tentativo di trasferimento in Polonia e i successivi accordi: Natale amaro per i dipendenti.

La Firem – l’azienda di Formigine da mesi al centro del conflitto sindacale dopo la decisione di trasferire la produzione in Polonia – ha deciso che chiuderà la fabbrica in Italia utilizzando la formula del concordato preventivo.

I sindacati, riuniti in Provincia dopo una settimana di presidi davanti allo stabilimento per protestare di fronte al mancato pagamento della seconda rata di arretrati (che scadeva il 15 dicembre), hanno infatti scoperto che l’azienda ha presentato domanda di concordato preventivo in bianco, di fronte a un’istanza di ingiunzione che rischiava di farla fallire.

Una notizia che svuota tutti gli accordi finora intercorsi. Non solo quelli per la liquidazione dei 40mila euro di mensilità arretrate e della tredicesima, ma soprattutto il piano industriale di rilancio del sito modenese che la proprietà aveva iniziato a discutere con parti sociali e istituzioni. Piano che prevedeva il riassorbimento di una ventina di dipendenti nel giro di 15 mesi, mantenendo in Italia le lavorazioni metalmeccaniche di resistenze flessibili a maggior valore aggiunto.

Il segretario della Fiom di Modena, Cesare Pizzolla, ha dovuto dare la pessima notizia ai dipendenti. “Non potevo dare loro peggiore notizia – spiega – perché non solo la proprietà è sparita, ma se fino a ieri i nostri interlocutori erano dei consulenti aziendali d’ora in avanti dovremo rapportarci con un liquidatore scelto dal tribunale. È un pessimo segnale che un’azienda abituata a fatturare 5,5 milioni di ricavi l’anno non abbia 12mila euro per pagare la seconda rata di stipendi arretrat: perché è questa la cifra che Firem non ha liquidato lo scorso 15 dicembre”.

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