Il Cie di Modena è chiuso, stavolta in via ufficiale. Nei giorni scorsi il Ministero degli Interni ha deciso di non riaprire più la struttura per i clandestini in via di espulsione sulla tangenziale Lamarmora. Con una nota, la Prefettura ha fatto sapere che il Ministero dell’Interno insieme con il Ministero dell’Economia il 23 dicembre scorso ha disposto la soppressione del centro (chiuso dall’agosto scorso per lavori di sistemazione e poi per problemi con il consorzio di gestione). Dopo undici anni (uno di costruzione e dieci di attività) resta così inattiva una struttura che, tra mille polemiche, ha trattenuto un massimo di sessanta persone.
Ma al di là delle polemiche relative alle politiche sull’immigrazione e all’organizzazione di queste strutture ora resta il dramma dei 25 dipendenti del consorzio “L’Oasi” – gestore del Cie di Modena –senza lavoro e tuttora in attesa del pagamento delle mensilità di luglio e agosto. Oggi rischiano di perdere anche il sussidio della cassa integrazione di novembre e dicembre, dato che non sono stati presentati i documenti necessari. Spiega Marco Bonacini di Fp Cgil, che per loro si è impegnato per mesi: “Faremo una riunione all’inizio dell’anno perché bisogna trovare una soluzione dignitosa per loro. Speriamo che la Provincia possa trovare una via per sistemare la cassa integrazione. Quanto al futuro, auspico che si apra un centro di accoglienza, come ha proposto il sindaco di Bologna, per dare lavoro a queste persone”.
Proteste contro la chiusura del Cie di Modena arrivano da Sassuolo, dove il vice sindaco ed assessore alla Sicurezza Francesco Menani (Lega Nord) invita il Ministro dell’Interno Angelino Alfano ed il Prefetto di Modena a rivedere la decisione. “Chiudere il Cie di Modena – sostiene Menani – così come chiudere qualsiasi altro Cie, e soprattutto senza un’alternativa, costituisce uno sbaglio politico ed amministrativo che avrà effetti gravissimi sul terreno della sicurezza. Per questo chiediamo la revoca della decisione e l’avvio di un ragionamento sulla gestione di questi centri che ne garantisca il buon funzionamento e non ne provochi la chiusura”.