Un esposto per disastro ambientale e disastro colposo per “definire le responsabilità politiche e amministrative e tecniche” di quanto accaduto il 19 gennaio con la rottura dell’argine del Secchia che ha portato sott’acqua più di 70 chilometri quadrati di territorio nella provincia di Modena.
A presentarlo sono le associazioni di tutela ambientale di Modena, Italia Nostra, Wwf, Lac e Legambiente. Di fatto un’accusa diretta rivolta al presidente della Regione, Vasco Errani, e al presidente della Provincia di Modena, Emilio Sabattini, che avevano firmato nello svolgimento delle loro funzioni “protocolli d’intesa per la tutela del territorio che sono stati disattesi”, a detta delle organizzazioni ambientaliste.
Nel mirino è finito in particolare “l’accordo di pianificazione a variante del Ptcp della provincia di Modena sottoscritto da Errani e Sabattini nel febbraio del 2008”, che prevede tra le altre cose “di prevenire sulla base dell’accordo preliminare del 2004 stipulato con l’Autorità di Bacino del fiume Po il rischio idraulico per quanto riguarda l’assetto idrogeologico del territorio”. Secondo le associazioni il disastro ambientale si configurerebbe “non solo per l’alluvione in sé ma anche per gli strascichi ambientali che questa ha lasciato”, come “l’inquinamento dei territori, la distruzione della fauna e della micro fauna ittica attraverso il corridoio del fiume Secchia che è un vero e proprio corridoio ambientale fondamentale per l’equilibrio complessivo del territorio nel modenese”. L’esposto presentato dalle associazioni ambientaliste alla Procura della Repubblica segue quello del gennaio scorso che ha dato il via all’inchiesta modenese sull’alluvione, oggi ancora in corso.