Per la prima volta l'8 marzo lascerà la maggioranza delle donne italiane senza il classico ramoscello in dono da parte di familiari, amici, parenti e conoscenti. Vuoi per la crisi che non risparmia più nulla, vuoi perché la festa quest'anno cade di sabato quando la maggior parte degli uffici pubblici sono chiusi. E’ quanto stima la Coldiretti nel sottolineare che il tradizionale omaggio del fiore simbolo della Festa della donna donato nelle case, nei negozi, nei posti di lavoro e di svago ha anche un importante valore ambientale perché sostiene una coltivazione realizzata in Italia con tecniche eco-compatibili sopratutto nei tipici terrazzamenti che si affacciano sul mare, altrimenti destinati al degrado e all'abbandono.
I ramoscelli offerti – sottolinea la Coldiretti – sono praticamente tutti di produzione nazionale, in alcuni casi identificati anche dal marchio valoriale (FAI) firmato dagli agricoltori italiani, che per la prima volta viene utilizzato nel settore florovivaistico. In provincia di Imperia in Liguria dove operano circa 1600 produttori si realizza oltre il 95% della produzione nazionale che – precisa a Coldiretti – per ben il 40% viene destinata all’esportazione sul mercato olandese, ma anche in quello svizzero, francese e del nord Europa. Nonostante l’andamento climatico anomalo la qualità delle piante – conclude la Coldiretti – è ottima e il prezzo all’ingrosso è stabile attorno ai 6-7 euro al chilogrammo e quindi non dovrebbero verificarsi rincari anomali nella vendita al dettaglio.