“Calo per la disoccupazione in Italia: il tasso scende al 12,6% a gennaio, a dicembre era il 12,9% continuare con #lasvoltabuona“; così Mimmo Spadoni a capo della segreteria particolare di Graziano Delrio, nonché consigliere degli affari speciali (90mila euro lordo annui) ha lanciato l’hashtag sui social network a rimarcare la piega positiva che starebbe prendendo finalmente l’Italia dopo le riforme renzian-delriane.
Il lancio è del tutto legittimo e i timidi segnali di ripresa sono pur sempre ben accetti ma in realtà l’Istat ha chiuso la rilevazione 2014 con una serie di dati negativi su cui spicca il record storico del tasso di disoccupazione, al 12,7% con punte sopra il 20% nel Mezzogiorno. Risultato senza precedenti per i giovani, che hanno visto crescere il tasso di senza lavoro di 2,6 punti percentuali arrivando al 42,7%. In questo caso, il picco riguarda le giovani donne del Sud, con il 58,5% di disoccupazione.
In mezzo a questo stillicidio di record negativi, il 2014 va in archivio anche per il fatto che in media, dopo due anni di calo, l’occupazione è tornata a crescere, grazie alla componente straniera: +0,4%, pari a 88.000 unità in confronto all’anno precedente, ma ancora con il Mezzogiorno a fare la parte del brutto anatroccolo (unica area a saldo negativo).
Se nel complesso si può vedere qualche segnale positivo, dunque, resta comunque la cautela: già lo stesso Istituto di Statistica ha avuto modo di notare, pronosticando per il Belpaese un ritorno alla crescita nel primo trimestre dell’anno (+0,1%), come sul fronte occupazionale restino numerose debolezze per il sistema italiano. Nella nota mensile, ha scritto l’Istat, il mercato del lavoro “non mostra chiari segnali di un’inversione di tendenza rispetto a quanto osservato negli scorsi mesi”.