Mille euro al mese, la questione salariale mette in ginocchio quasi 250mila lavoratori

Brotini, presidente Ires: “I dati svelano anche l’impatto del lavoro grigio”

Firenze – Dove va l’economia toscana, a rispondere è una ricerca dell’Istituto Ricerche Economiche e Sociali Toscana, o Ires come comunemente è conosciuta, che non illustra un futuro sereno per la nostra regione: boom della cassintegrazione, in calo sia produzione industriale che addetti industria, Pil che non muove di un passo, nuova occupazione perlopiù precaria, redditi in aumento sì, ma ben sotto la soglia dell’inflazione, costa toscana che continua a essere in sofferenza, mentre persino Firenze rallenta.

Ed è al direttore dell’Irpet, Maurizio Brotini, al tavolo con il segretario regionale della Cgil Rossano Rossi e il ricercatore Roberto Errico, che chiediamo lumi su un punto ben preciso, in mezzo a tante criticità, un punto che è ancora più sensibile in questi giorni tradizionalmente dedicati alle spese, ovvero l’incredibile e continuo permanere di salari bassi, bassissimi, che rendono del tutto irrealizzabili le speranze in un pur necessario irrobustimento dei consumi interni, vista la stretta sulle esportazioni fra dazi americani, guerra in Europa e chiusura dei traffici a Est. Una stretta sull’export che, inutile dirlo, la Toscana avverte in tutto il suo peso.

“I dati Inps 2023, divisi per codice Ateco (la combinazione alfanumerica che individua un’attività economica, ndr) settori privati non pubblici, esclusa l’agricoltura, dicono che la media regionale è pari 22mila 388 euro della retribuzione annuale lorda ,o RAL; non si tratta solo di netto più lordo, ma ci sono anche tante altre voci. In pratica, se noi trasformiamo questa cifra nella somma netta che viene messa mensilmente nella busta paga del lavoratore, viene fuori una cifra di 1300 euro. Questa è la media, però”.

E’ quel però che preoccupa. “Se andiamo ad analizzare i 110mila operatori che lavorano nel settore attività di servizi di ristorazione, l’anello debole, troviamo una media del RAL pari a 10.684, che, trasformata in netto mensile, diventa 900 euro in busta paga. Se prendiamo il 35.978 di RAL del codice Ateco settore alloggi, la media netta mensile è di 1050 euro. Se prendiamo le 99mila persone che lavorano nella vendita al dettaglio, esclusi motoveicoli e motocicli, per i quali il lordo del RAL è 20mila, in concreto nella busta paga trovano 1200 euro netti per 13 mensilità. In sintesi, in Toscana ci sono circa 250mila persone che stazionano intorno a questi livelli di stipendio. Ciò significa che la questione salariale è enorme”.

In altre parole, ci sono centinaia di migliaia di persone nella nostra regione che arrivano a malapena a mille euro al mese, a poco più i più fortunati. Una enorme fascia sociale destinata alla povertà, a quella povertà particolare che, identificata in Gran Bretagna, ora sembra caratteristica dell’Italia, anche nelle regioni finora (un “finora” che si riferisce almeno a vent’anni fa) indenni dal “lavoro povero”? Anche, ma non sempre. “Da un lato, povertà, dall’altro, la conferma di quanto lavoro grigio ci sia in Toscana – spiega Brotini – parlo ovviamente di lavoro grigio dal momento che , banalmente, i dati Inps non possono intercettare il lavoro in nero assoluto. Tornando al lavoro grigio, è quello che esercita il lavoratore che ad esempio ha un contratto part-time ma lavora per l’intero se non di più”.

L’altro dato che emerge, inquietante per la Toscana del presente ma soprattutto del futuro, è che “è a rischio la Toscana industriale manifatturiera che abbiamo conosciuto”. Dati alla mano, li snocciola, Brotini: “Per esempio, la nostra stima sulle ore lavorate nel 2024 è che il 71,5% apparterrà al settore Servizi, il 16,5% sarà nel settore Costruzioni in cui però ci aspettiamo un crollo quando terminerà l’onda lunga del super bonus, solo il 18, 3% nell’industria, il 3,7% nell’agricoltura. Se ne 1994 le ore lavorate nei Servizi erano all’incirca le stesse di quelle lavorate nel settore dell’Industria, si procede poi con una divaricazione importante, con un crollo da cui non ci siamo mai ripresi nel 2008, un ulteriore crollo nel periodo Covid cui è seguito un leggero rimbalzo, e ora siamo stazionari. In sintesi, se nel 1994 il valore era 100 in entrambi i settori, nel 2024 siamo a 80 per l’industria contro il 125 abbondante per quanto riguarda i servizi. Ciò che era pari nel ’94, oggi si mostra con 45 punti di scarto a favore delle ore lavorate nei Servizi rispetto all’Industria, nel 2024”.

Per quanto riguarda l’indice della produzione industriale in Toscana nel post-covid, fatta a 100 nel 2021, mentre nel 2022 c’era stata un sia pur fragile tenuta, “eravamo a 100,8 in Toscana contro il 100,4 in Italia”, indica il direttore dell’Ires, “nel 2023 eravamo a 98,1 in Toscana contro il 98,3 in Italia, nel 2024, dato nostro stimato, siamo calati ancora a 96,4 in Toscana e al 97 in Italia”.

Come fare per invertire la tendenza, secondo la Cgil? “Si tratta di politiche che devono essere messe in campo a livello nazionale – dice Brotini – politiche industriali, aiuti selettivi alle imprese che comunque hanno continuato a fare tantissimi profitti e non li hanno redistribuiti né in occupazione né nei salari, facendo invece dividendi e investimenti finanziari, andando a prendere soldi anche se la produzione industriale toscana è in calo; ma soprattutto, è necessario puntare al mercato interno e non soltanto alle esportazioni, perché nella nostra valutazione un sistema volto solo alle esportazioni comprime salari e sopprime diritti, e in questo ambiente internazionale non possiamo più permettercelo. L’America è pronta a mettere dazi, in Francia c’è una crisi politica fortissima, in Germania pure, in Ucraina c’è la guerra…. “.

Puntare sui consumi interni dunque. Facile a dirsi, ma da che mondo e mondo i consumi interni si alzano se si hanno salari che permettono di spendere oltre i bisogni primari dell’esistenza. Ma se questo non è il caso? “Bisogna alzare i salari – dice Brotini – in questo contesto, è un gioco a perdere il taglio del governo di nuovo al ribasso sui contratti pubblici. Se nel privato la media del RAL nel 2024 è di 22.650 euro lordissimi, nel pubblico è di 24.750, vale a dire 5-600 euro in più al mese. Perciò è evidente che servono più dipendenti pubblici, per garantire i servizi pubblici ma anche per aumentare complessivamente il monte salari”.

Intanto, per dare concretezza al discorso, rendiamo noti i numeri degli effetti negativi della Manovra sulla regione, così come indicati dalla ricerca dell’Ires: “Sulla sanità tra il 2024 e il 2030 verranno a mancare risorse per 1,5 miliardi di euro, si rileva una riduzione della dotazione di spesa corrente pari ad 85 milioni di euro tra 2024 e 2029 per i comuni toscani (per i quali c’è una riduzione del turn over del 25%), arriva l’obbligo di accantonamento di parte delle risorse per coprire i disavanzi (impatto in 5 anni di almeno 250 milioni di euro di investimenti in meno per i comuni toscani)”.

Total
0
Condivisioni
Prec.
Anora: come smontarti  il sogno americano dal suo lato oscuro

Anora: come smontarti  il sogno americano dal suo lato oscuro

Un viaggio da montagne russe il film Palma d'Oro a Cannes 2024

Succ.
Clima, IA guiderà gestione e decisioni su rischi alluvioni-frane

Clima, IA guiderà gestione e decisioni su rischi alluvioni-frane

Intesa Cineca-Ex Machina su progetto Airas "per aiutare sindaci"

You May Also Like
Total
0
Condividi