Sabato scorso Rifredi si è svegliata al grido di “Libertà!” e “Tutti i diritti per tutti!”. Dagli stabili occupati di via Slapater e via Bardelli, circa un centinaio di rifugiati somali, eritrei ed etiopi, supportati da altri cittadini comunitari e non, si sono ritrovati in Piazza Tanucci. Da lì hanno sfilato in corteo nelle strade limitrofe, in cerca di solidarietà da parte dei loro vicini italiani.
Le due occupazioni si trovano attualmente sotto sfratto, si prevede che verranno sgomberate alla metà del prossimo mese. A breve, dunque, gli occupanti – quasi tutti senza lavoro o precari – si troveranno nuovamente privi di un tetto sulla testa. Da qualche anno a questa parte le tematiche migratorie e la questione abitativa sono strettamente connesse fra di loro. La normativa internazionale obbliga i rifugiati politici a risiedere nel paese che per primo li accoglie. Per coloro che fuggono dai conflitti in atto nel Corno d'Africa questo significa quasi sempre l'Italia. Lo status di cui godono nel nostro paese, tuttavia, non garantisce loro alcun tipo di assistenza o agevolazione. Di conseguenza molti finiscono per sprofondare nella miseria più nera, specie in un periodo di crisi che offre scarse opportunità a tutti, come ben sanno i cittadini italiani. Quelli che provano a spostarsi verso il nord Europa, nella speranza di un futuro migliore, vengono segnalati alle autorità e riportati al punto di partenza. Date le ristrettezze economiche di chi si trova a vivere una situazione di questo tipo, il caro affitti ha conseguenze disastrose; senza contare il fatto che la nuova emergenza si somma a quella annosa della mancanza di alloggi a canone popolare.
La richiesta, fatta a gran voce sabato scorso, è quella di un dialogo con le autorità cittadine. “Le occupazioni di via Slapater e via Bardelli si inseriscono in una prospettiva di autogestione ben precisa”, afferma al riguardo Lorenzo Bargellini, del Movimento di Lotta per la casa,“il modello di riferimento è lo stabile di via Luca Giordana, autosufficiente da ben quattro anni. Le difficoltà chiaramente si fanno sentire, ma non una lira è stata chiesta all'amministrazione comunale. Queste persone non sono venute qui per rubare il lavoro a nessuno, cercano semplicemente una soluzione autonoma per condurre le proprie vite con dignità. Purtroppo mancano di un interlocutore, nessuno sembra voler trattare le problematiche dei richiedenti asilo. Nella maggior parte dei casi la questione viene ridotta ad un problema di ordine pubblico: il blitz avvenuto in pieno agosto nello stabile occupato di viale Matteotti ce lo ha dimostrato. Il comune afferma di aver fatto l'impossibile per loro”, prosegue Bargellini “ma tra Villa Pieragnoli e Progetto Paci i posti a disposizione sono 130. Noi, in via Slapater, accogliamo almeno altri 150 ragazzi. Questo significa che circa 300 persone lottano giornalmente per affermare il proprio diritto alla casa in questa città. La ricerca di un'abitazione sul mercato è semplicemente impossibile per un precario, e in mancanza di politiche abitative adeguate l'occupazione rimane l'unica via. Del resto, invece di mostrarsi attento ad una questione fondamentale come questa, il Comune ha in programma di eseguire circa 400 ordini di sfratto tra il primo settembre e il 31 ottobre.”
Ricordiamo che il Progetto Paci è la struttura adibita dal Comune di Firenze a centro di accoglienza per i rifugiati politici del Corno d'Africa. Garantisce a chi si piazza in graduatoria sei mesi di soggiorno, più due mesi di affitto pagato qualora, in un secondo momento, l'occupante trovasse un'abitazione all'esterno. Soluzioni a breve termine, dunque, disponibilità di posti insufficiente e liste di attesa chilometriche.