Firenze – Vista la temperie attuale, il convegno che si è tenuto questa mattina presso il circolo Arci il Torrino in lungarno Soderini, ha inevitabilmente rivestito anche il ruolo di “rinforzare” un concetto: la via all’integrazione in Toscana c’è e dà buoni risultati.
In realtà, al centro del convegno Migranti Bonificatori c’era la necessità di tirare le fila e le prime conclusioni di un progetto che il Consorzio di Bonifica 3 Medio Valdarno ha messo in atto su impulso della Regione Toscana, in collaborazione con Chiantiform, AICS-AIG e Federazione delle Misericordie della Toscana: mettere i ragazzi richiedenti asilo e protezione internazionale nelle condizioni di svolgere un percorso di integrazione che riguardi anche il loro coinvolgimento sul territorio. Una sorta di “formazione” che potrebbe anche avere sbocco lavorativo, intendendo con ciò qualcosa che non venga a confliggere con la crisi occupazionale che anche la Toscana ben conosce, ma che metta invece i ragazzi arrivati dal mare sui barconi, in grado di potersela “giocare”: vale a dire, utilizzare strumenti concreti per cambiare il proprio destino.
E, visti gli esiti positivi dell”esperimento” (che non è il solo in Toscana, come ricorda l’assessore Vittorio Bugli intervenuto al convegno) c’è da annotare che il sistema toscano di accoglienza diffusa e di piccoli progetti che vengono applicati a gruppi definiti di migranti, ha tutta l’aria di funzionare. Anche se la Toscana non è immune dal virus del “rifiuto”, ricordando che, se non sono esistite le barricate di Goro e Gorino, tuttavia centri insospettabili come Capalbio hanno sollevato l’estate scorsa una bagarre per l’accoglimento di profughi nelle villette a ridosso del centro storico (annotiamo tuttavia che oltre alla disponibilità avanzata da alcuni privati, sembra ci siano in corso aggiustamenti che coinvolgono anche il Comune). E quanti sono i comuni toscani che non hanno, o ne hanno pochissimi, migranti nel loro territorio è presto detto: 54 a quota zero e 50 a quota “minima”. E su questi comuni, dice l’assessore regionale, “bisognerà riuscire a far comprendere che la situazione è tale per cui nessuno può tirarsi indietro”.
Anche perché, come dimostra l’esperienza illustrata questa mattina, i risultati positivi nel far partire progetti che uniscano attività utili all’ambiente o al sociale “utilizzando” migranti che nel frattempo svolgono in modo attivo la loro “formazione”, ci sono eccome. “L’attività di questi ragazzi ha una doppia utilità – dice Bugli a margine del convegno – per loro e per chi li vede”. Infatti, mentre viene riempito il tempo interminabile dell’attesa del “verdetto” di accoglimento o meno della domanda d’asilo e riconoscimento di status, mettere i ragazzi in moto per conoscere il territorio e acquisire competenze (linguistiche, culturali ma anche professionali) impedisce agli stessi di cadere nei tranelli tesi da tentazioni di illegalità; d’altro canto, gli stessi cittadini che vedono i ragazzi al lavoro invece che trascinarsi di qua o di là in attesa che la loro sorte sia decisa, migliora sicuramente la percezione del “migrante”.
Ma per fare ciò, come ricorda Bugli, “c’è bisogno del territorio”. Cosa significa? Molto semplicemente che sono i soggetti e gli enti locali a mettersi in grado di lanciare “progetti” (come ha fatto il Consorzio di Bonifica 3 Medio Valdarno) per venire incontro a questo tipo di esigenze. Che, d’altro canto, sono esigenze che esistono e sono molto profondamente incise, nel territorio. Tant’è ero che, prosegue Bugli, “si può anche pensare a incentivi, o comunque aiuti da parte della Regione”. Lo stesso pur piccolo aiuto che il Consorzio ha ricevuto per mandare avanti il progetto.
Infine, “Sgombriamo il campo da assurde diffidenze per quanto riguarda il lavoro, che sarebbe ostacolato o addirittura “rubato” da questi ragazzi e da queste modalità. Ciò che si cerca di fare, in questo modo, è mettere in concreto in moto un processo di formazione, individuando progetti intelligenti, nel senso che possano poi portare a un vero e proprio lavoro, in campi che vedono uno sviluppo attuale come l’ambiente, il mondo dell’agricoltura biologica, la forestazione. allo stesso modo, se vengono formati, non si vede perché poi non possano accedere alle liste ricompresi in un meccanismo perfettamente legale che allontana il rischio, così attuale, del caporalato”.
Un esempio di un settore in cui le forze dei ragazzi accolti e formati secondo i porgetti che gli enti locali e i soggetti del territorio possono mettere in atto, è quello dell’Arno. “Partendo da un percorso come quello fatto dal Consorzio di bonifica – conclude Bugli – e ricordando che corre il 50esimo dell’alluvione del nostro fiume maggiore, perché non utilizzare anche i ragazzi migranti in attesa, per compiere quelle operazioni di pulizia e bonifica che possano restituire l’Arno ad un uso turistico, di sviluppo e diporto? Per i ragazzi, occasione di esperienza e formazione, che si trasforma in un evidente ritorno di valore per la collettività. Per questo ringraziamo il Consorzio di Bonifica 3 Medio Valdarno per questo percorso pilota e all’avanguardia che vogliamo ‘esportare’ in tutta la Toscana. La partenza potrebbe essere proprio in occasione dell’anniversario dell’Alluvione. Lavoreremo già dalle prossime settimane perché questo succeda e per estendere quindi l’esperienza a tutti i Comuni che si affacciano sull’Arno”.
Infine, per quanto riguarda il progetto: in concreto, i ragazzi coinvolti hanno lavorato per tutta l’estate a ripulire fiumi e torrenti di Firenze e Pistoia e hanno deciso di andare avanti anche in inverno. I “migranti bonificatori” sono giovani richiedenti asilo e protezione internazionale ospiti con AICS-AIG presso l’Ostello di Villa Camerata di Firenze e con la Federazione delle Misericordie della Toscana presso diverse strutture di Pistoia, che dopo una formazione realizzata in collaborazione con Chiantiform sono stati coordinati dal Consorzio di Bonifica 3 Medio Valdarno per un programma di pulizie settimanali sui corsi d’acqua cittadini. Il Presidente del Consorzio di Bonifica 3 Medio Valdarno Marco Bottino: “Un progetto con risultati davvero positivi sia in termini di coinvolgimento, integrazione e futuro inserimento lavorativo per i migranti che in termini di decoro urbano che di maggiore sicurezza idraulica per i fiumi e torrenti”.
Il convegno, al quale ha inviato i suoi saluti l’assessore all’Ambiente di Firenze Alessia Bettini, è proseguito con i resoconti di tutti i soggetti finora coinvolti ed è poi servito per annunciare il proseguo delle attività anche nel prossimo autunno-inverno, per valutare le prospettive di allargamento ad altre comunità e corsi d’acqua e ragionare sulle opportunità future per i “migranti bonificatori”. Hanno poi preso la parola Francesco Tinti dell’Alleanza delle Cooperative della Toscana e Alessandro Salvi del Settore Politiche Immigrazione Regione Toscana. Le conclusioni sono state affidate all’assessore Vittorio Bugli, che fin dalla firma delle convenzioni alla base del progetto aveva salutato con grande interesse l’iniziativa auspicandone uno sviluppo professionalizzante per coloro che ottengono la regolarizzazione per un periodo di tempo lungo.
I migranti sono intervenuti sui seguenti corsi d’acqua: fiume Arno e torrente Mugnone (Firenze), Rimaggio (Sesto Fiorentino), torrente Brana (Pistoia), torrente Ombrone (Pistoia).
A Firenze sono stati raccolti 1120 Kg di rifiuti (540 Kg di indifferenziato, 200 Kg di vetro, 120 Kg di lattine, 260 Kg di plastica,) mentre altri 500 Kg sono stati raccolti a Pistoia. I migranti, circa venti (nove su Firenze e nove su Pistoia) di età compresa fra i 18 e i 26 anni sono arrivati in Italia da Mali, Senegal, Gambia, Ghana e Costa d’Avorio. Nel corso del convegno hanno raccontato la propria esperienza, spiegando le nozioni imparate durante il corso di formazione, ma soprattutto spiegando di aver avuto “grande soddisfazione dal rapporto con i cittadini, che hanno apprezzato il loro lavoro e, in vari casi, hanno segnalato i tratti dei fiumi con più rifiuti e i punti da pulire”.