Landini lancia il guanto di sfida da Firenze ed è molto chiaro: se lunedì il governo non darà risposte concrete, “non ci fermeremo e non arretreremo”, ma “useremo tutti i mezzi che ci competono” e “andremo fino a Roma”.
Ci picchia forte il segretario nazionale della Cgil, che ricordando anche il successo che lo sciopero odierno di due ore ha avuto in tutta la penisola, dice, richiamando le parole che ha pronunciato Bombardieri, il segretario nazionale della Uil che è intervenuto poco prima: “Davanti a questo cantiere, si prende un impegno: lunedì al governo dobbiamo dire che parole, chiacchere e impegni non possiamo più andare a sentirne. È il momento di atti. Non possiamo fermarci. Oggi sono avvenute altre due morti sul lavoro e un ferito grave. Bisogna capire che non si può fermarsi ai morti, occorre andare alle ragioni”.
Ragioni fin troppo evidenti , conosciute, denunciate e di cui il cantiere davanti a cui si tiene la manifestazione è uno specchio. “Questo cantiere è lo specchio di come si costruiscono le morti. E’ il momento di chiudere la Bossi Fini e di dire che, se c’è lavoro nero, è responsabilità degli imprenditori che ti fanno lavorare al nero”. Applausi da spellare le mani, oggi non c’è più migrante, straniero, colorato, oggi ci sono solo lavoratori che sono morti. Di lavoro.
E’ arrabbiato Landini, è arrabbiata la piazza. Ma i discorsi non sono di circostanza, sono atti concreti, proposte concrete. Ad esempio, la patente a punti per le imprese. “Funziona come la patente auto – spiega Landini – se non rispetti le regole, ti ritirano la patente e non puoi più lavorare”. Ricordando che l’azienda che lavorava sul cantiere fiorentino aveva già avuto un incidente simile sia pur con conseguenze meno drammatiche a Genova, si capisce molto bene cosa vuol dire il segretario della Cgil, che aggiunge: ” Mi aspetto anche che le associazioni datoriali la chiedano con noi. Se ci fosse stata la patente a punti, questa azienda non avrebbe più potuto lavorare. Queste cose le sanno tutti, è necessario che ognuno si prenda le sue responsabilità. I morti non avvengono solo nei cantieri, ma si muore nei trasporti, nella logistica nelle aziende metalmeccaniche, in tutto il mondo del lavoro”. .
Il segretario attacca ancora: “Dire che l’Europa ci ha imposto il subappalto a cascata è una bugia. L’Europa non ci ha chiesto di non applicare la legge, di assumere nei cantieri persone con contratti diversi dal contratto edile. E’ necessario estendere a tutti i cantieri le stesse regole del pubblico. Anche se si subappalta, restano i diritti e i contratti della ditta appaltante. Estendano le regole degli appalti pubblici a tutti i cantieri privati”.
Ma è il sistema del lavoro che secondo Landini fa acqua. “Basta alla bossi Fini – dice – basta alla precarietà. Bisogna dirlo chiaro che, a differenza della vulgata che vogliono propinarci, la partita Iva non è libertà, ma costrizione. Il problema non è solo sindacale, ma anche delle istituzioni”.
Insiste sul punto: “Si tratta di un modello malato”, che pone le condizioni per “la concorrenza sleale”, e mette le basi per far piombare il sistema economico nel pozzo della criminalità organizzata. “Cogliamo con chiarezza questa situazione – dice il segretario – quando difendiamo il lavoro, difendiamo anche una società civile che paga le tasse e rispetta le leggi”, ma soprattutto, “un paese civile che si regge sul lavoro non deve avere cittadini che pur lavorando sono poveri”, perché “questo è un sistema che uccide la democrazia”
La Uil ha lanciato .una campagna, Zero Morti sul Lavoro. “Non deve rimanere lo slogan della Uil,.ma deve diventare di tutto il mondo del lavoro. Aumentare le.sanzioni? – aggiunge – Sempre dopo che qualcuno è morto0”. Il punto vero è: nessuno deve andare al lavoro tornando a casa in una bara
Pesa la mancanza della Cisl, nel fronte dei sindacati. Pesa anche il silenzio assoluto delle associazioni datoriali, come aveva sottolineato il segretario nazionale della Uil, Pierpaolo bombardieri, nel suo intervento: “Ma le associazioni datoriali hanno perso la voce ? Silenzio. Se avete forza, se avete coraggio, dite che le vostre aziende che violano le norme sulla sicurezza devono essere buttate fuori dalle vostre associazioni. Non vogliamo più contare i morti. Non vogliamo più vedere famiglie straziate ,vogliamo fatti concreti. Apriamo un confronto serio, non possiamo più accettare più di mille morti ogni anno, tanti discorsi e dopo un silenzio di morte. Quando non c’è dignità per il lavoro, si tratta di omicidi, non incidenti. Al ministro Nordio ci permettiamo di chiedere perché non riuscite a parlare di omicidio sul lavoro, quale coscienza avete? Mancano più di 2600 ispettori sul lavoro. Gli ispettori che dite di aver assunto sono lì per lo sciopero generale di CGIL e Uil. Servono più ispettori, una formazione vera e non finta. Quando avremo una banca dati unica per gli incidenti sul lavoro? “. Il reato di omicidio sul lavoro, ma anche “la richiesta che abbiamo fatto al Presidente della Repubblica, ad ora senza risposta, di istituire una procura speciale per i morti sul lavoro. Mi chiedo, se la mafia uccidesse tre persone al giorno, quale sarebbe la reazione dello Stato?”. E anche Bombardieri lancia la sfida: “Non ci fermeremo finché non arriveremo a zero morti sul lavoro”. Del resto, lo slogan e la campagna sono made in Uil.
Intanto, intorno al palco, sono in migliaia, al grido salute e sicurezza, mille garofani bianchi in mano. Sul palco, davanti alla città, lavoratori0 stranieri che portano le proprie esperienze, esperienze da brivido. “Ora la carne da macello sono quelli che arrivano dalla guerra, dalla fame, dalla povertà”, dice un lavoratore albanese, ma non riescono a sostenere un sistema che ha in sé una tara grossa come due palazzi. Ovvero la mancanza di regolarità, la mancanza di formazione, la mancanza di controllo. Fra la folla che preme ed applaude, Paola Galgani, già segretaria della CGIL toscana ,che da anni sta seguendo il problema della sicurezza e che parla della difficoltà di mettere fine a un “sistema”, un modello di lavoro che è nato e cresciuto dentro il tessuto connettivo dell’economia, e che si è diffuso con una patina di “normalità”. “E’ necessario che quando un’azienda vince un appalto – dice – sia in grado di fornire tutte le competenze, le capacità, le tecniche per completare tutto il lavoro, fatto salvo solo piccoli segmenti specifici”.
Un momento di dolore e umanità, un appello a “riconoscere gli uomini e le donne” che lavorano in queste condizioni viene da Izzedin Elzir, l’imam di Firenze, presente anche lui alla manifestazione.
“Non conoscevo nessuno dei familiari delle vittime (ricordiamo che a parte un solo italiano, le vittime sono marocchine e tunisine, ndr) ma in questa settimana ho avuto un rapporto di vicinanza, per dare un aiuto, solidarietà e una dimensione umana e stiamo lavorando anche per diminuire sentimenti che, anche giustamente, sono di rabbia di qualche familiare, anche perché tutto è successo già da una settimana”. Per quanto riguarda le esequie, “i familiari hanno espresso il desiderio di portare i loro cari a casa, e noi abbiamo dato la disponibilità di aiutarli anche in senso economico, perciò rispettiamo la scelta dei familiari, e , quando saranno pronti, noi daremo il via alla raccolta”.
Intanto, continuano dal palco le testimonianze dei lavoratori, una lavoratrice parla di disprezzo della vita a favore del profitto, e non manca di tirare un colpo anche per quanto riguarda la richiesta dei residenti, reiterata da anni, di avere un parco e non l’ennesimo centro commerciale, richiesta che sembrerebbe avere fatto breccia anche nella politica cittadina, a valle di questa strage di lavoratori. Un altro lavoratore mette il governo nel mirino, per aver “fatto rientrare il subappalto a cascata, le deregolamentazione del lavoro”.
Un garofano bianco in mano, nella folla anche Valdo Spini, già ministro dell’ambiente , presidente della Fondazione Circolo Fratelli Rosselli, da sempre vicino alle problematiche del lavoro: “Ancora una volta, siamo davanti a una strage sul lavoro, particolarmente dura e consistente. Credo che veramente sia necessario fare un esame di coscienza, tutti, e cercare di mettere mano, davvero e non in modo retorico, a quello che va fatto perché queste cose non succedano davvero più”. Ma il vero problema di fondo, conclude Spini, “è un modo di lavorare, la necessità di cambiare la consapevolezza delle imprese e dei lavoratori”. Emiliano Fossi, segretario toscano del Pd e deputato, mette l’accento sulla reazione “forte, di consapevolezza, che può arrivare a cambiare modello”. Un impulso politico, che giunga a un cambiamento vero, “che credo debba partire anche dagli enti locali”.
L’intera area del cantiere, su cui si stanno svolgendo indagini serrate, è stata messa sotto sequestro.
Foto: Luca Grillandini