Firenze – Nel gremitissimo Teatro della Compagnia è iniziata l’ottava edizione del Middle East Now, uno dei festival cinematografici più significativi nel contesto culturale fiorentino. Il musicista franco-libanese, Bachar Mar-Khalife, ha accompagnato, con una intensa esecuzione al pianoforte, il cortometraggio City As Art di Aliyar Rasti, video sperimentale sulla città di Teheran, preludio all’attesissima anteprima italiana del film Last Men in Aleppo.
Il documentario, che segue da vicino l’azione umanitaria dei “Caschi Bianchi” ad Aleppo, è stato presentato ieri dal regista Firas Fayyad, nello stesso giorno in cui è stato denunciato un terribile attacco aereo sui ribelli da parte del regime di Assad, un attacco nel quale sembra che siano state usate armi chimiche. Questa concomitanza rende evidente lo stato di emergenza che si vive in Siria e induce a riflettere sul grande rilievo dei caschi bianchi, protagonisti del film, che salvano tantissimi civili in un paese devastato da una guerra civile feroce.
Aspettando un intervento di pace in Siria da parte degli organismi diplomatici internazionali, Last Men in Aleppo ci immerge in una città distrutta e martoriata e ci fa seguire i volontari, Khaled, Mahmoud e Subhi, intenti, con tenacia ed eroismo, a salvare i sopravvissuti, mentre i bombardamenti continuano a distruggere Aleppo. I “White Helmets” sono volontari che appartengono alla società civile – sarti, panettieri, insegnanti – che con il loro impegno umanitario hanno salvato quasi 75.530 persone.
Per questo sono stati candidati al Premio Nobel per la Pace, con il quale avrebbero potuto ottenere un milione di dollari, un finanziamento fondamentale per il loro lavoro. Il cineasta Firas Fayyad non ci mostra un’organizzazione umanitaria che interviene nel contesto bellico, ma segue empaticamente Khaled, Mahmoud e Subhi, che raggiungono i luoghi distrutti e cercano i sopravvissuti tra le macerie. Last Men in Aleppo, senza alcuna enfasi o pathos mediatico, mostra il coraggio eroico di uomini “normali” che con il loro aiuto e sacrificio possono salvare moltissime vittime.
Il documentario di Firas Fayyad, vincitore del Gran Premio della Giuria all’ultimo Sundance Film Festival, con uno stile umanista e neorealista, racconta come la solidarietà umana dei volontari può, di fronte a una guerra civile terribile e ingiusta, intervenire in modo pacifico, nonostante la crisi diplomatica internazionale che ancora non è riuscita a fermare questa lunghissima e sanguinosa guerra.