Firenze – Al Cinema La Compagnia è stato inaugurato il festival Middle East Now, tra l’entusiasmo del pubblico che segue con grande passione la manifestazione. Siamo infatti arrivati alla decima edizione di un festival che ha offerto ai fiorentini e al pubblico internazionale la possibilità di sperimentare un incontro culturale con il vasto e complesso contesto mediorientale.
Protagoniste del festival sono le storie che ci vengono raccontate attraverso l’arte, il cinema e le persone invitate. Lisa Chiari e Roberto Ruta, i direttori, hanno festeggiato con il pubblico, la cittadinanza e alcuni rappresentanti del comune, come la vicesindaca Cristina Giachi e il capo della segreteria cultura Tommaso Sacchi, i quali hanno preso la parola in sala per ricordare l’importanza del festival nel contesto culturale fiorentino.
Nella sorprendente opening Night abbiamo assistito a una Special performance, Love and Revenge, un concerto visivo che mixa grandi successi della musica araba con i film culto del cinema egiziano e arabo dagli anni ‘40 a oggi. Il duo libanese, formato dal cantante hip hop Rayess Bek e dall’artista visiva Randa Mirza, con maestria e leggerezza, ha permesso di compiere un viaggio immaginario nella cultura araba della seconda metà del novecento. Usando i linguaggi della Pop Art e del cinema sperimentale, il concerto visivo mostra un universo femminile in fermento, tra la cultura di massa occidentale e il desiderio di un’autonoma vita amorosa.
Il festival è stato quindi inaugurato dal bellissimo documentario, Kabul. City in the Wind (2018), di Aboozar Amini, giovane regista, presente in sala. Il Middle East Now ha scelto di partire dall’Afghanistan di oggi, da Kabul città-simbolo a livello mondiale per essere stata martoriata dai bombardamenti americani del 2001, nella guerra contro i talebani. Oggi Kabul e l’Afghanistan sono aggrediti dal terrorismo dei talebani e dell’Isis, che massacra la popolazione nei luoghi pubblici, davanti ai seggi elettorali o durante le cerimonie religiose.
Aboozar Amini ha scelto di raccontare i conflitti in corso attraverso la storia di due fratelli, Afshin (12 anni) e Benjamin (6 anni), che vivono su una collina fuori Kabul. I due bambini vengono lasciati soli dal padre che deve abbandonare il paese per motivi di sicurezza, a causa degli attacchi terroristici dei talebani, avvenuti nel posto in cui lavorava.
Negli attacchi molti suoi colleghi sono rimasti uccisi. Nelle prime immagini del film il padre cammina con i bambini nel cimitero sopra la città, tra le tombe dei suoi amici. Rimasti senza il padre, i due bambini iniziano un vero e proprio vagabondaggio nelle strade della città distrutta. Afshin e Benjamin hanno perso lo stupore dell’infanzia e acquisiscono la cognizione del dolore per l’assenza del padre e il non senso della guerra che aleggia nella vita quotidiana di Kabul. La violenza c’è, ma non si vede. Come ha dichiarato ieri sera il regista, l’intento del film è raccontare i sentimenti e la vita quotidiana in Afghanistan, non riportare le immagini cruente che ormai sono diventate il contenuto straziante del paesaggio mediatico globale.
Kabul. City in the Wind intreccia la storia dei Afshin e Benjamin con quella di Abas, giovane padre e autista di un autobus, che viaggia nella città in modo libero e anticonformista. Mentre cerca di riparare il suo autobus, Abas incontra conoscenti e amici, con i quali commenta le notizie degli attentati terroristici. Dietro il sorriso di Abas traspare l’insofferenza di un uomo che vive in un clima violento e cerca una vita felice e allegra in un contesto di povertà e di paura collettiva.
Come si può vivere a Kabul oggi? Amini risponde con il coraggio dei protagonisti del suo film: Afshin, Benjamin e Abas rappresentano il popolo afghano che cerca di sopravvivere al fanatismo religioso. Abas è una figura maschile opposta al milite religioso, incarna la resistenza dell’identità culturale e politica afgana, ancora non schiacciata dal fondamentalismo islamico.
Amini con questo film ha vinto il premio speciale della Giuria come Miglior Opera Prima nel prestigioso festival di Amsterdam, IDFA.