Firenze – Il Middle East Now Festival ha presentato al cinema La Compagnia il documentario di Kasim Abid, Mirrors of Diaspora, che ritrae la vita di sette artisti iracheni in esilio in Europa. Questi hanno lasciato l’Iraq negli anni Settanta per raggiungere l’Europa, in particolare l’Italia. Oggi sono diventati famosi e sono riconosciuti dal mondo dell’arte.
Il film compone un mosaico di vite vissute in nome della libertà e del coraggio di abbondonare il proprio paese schiacciato dalla dittatura. In Italia, studiano nelle scuole d’arte di Roma e Firenze, iniziando un percorso umano e artistico intenso e ricco di scambi interculturali. Da artisti di strada che lavorano nelle piazze delle città d’arte italiane, diventano successivamente pittori e scultori che possono aprire degli atelier.
Dopo una grande stagione creativa vissuta in Italia, alcuni di loro si trasferiscono in Olanda. E’ il caso di una pittrice che, dopo aver aiutato un figlio malato in Italia, riuscirà a ricostruirsi una vita in una città olandese, sposando un professore ed esponendo in alcune gallerie prestigiose. La diaspora, filo conduttore del documentario, non viene vissuta solo sotto il segno della nostalgia della patria perduta, al contrario, l’esilio induce questi artisti ad amare una patria alternativa. L’Italia viene considerata un paese accogliente dove vivere e lavorare, come nel caso dello scultore Aziz che, a Firenze e in Toscana, crea opere per adulti e bambini. Aziz lavora come un artigiano: intaglia sagome di materiali differenti, disegnando corpi poetici e leggeri. Il suo percorso artistico, iniziato trattando temi dolorosi, come nel significativo progetto “il ferito”, sembra approdare ad una stagione di equilibrio e leggerezza, come ci rivelano le bellissime illustrazioni create per i bambini. Da segnalare anche il notevole progetto scultoreo per Greve in Chianti.
Da Firenze il documentario si sposta nel vivace contesto artistico romano, in particolare raccontando un atelier-associazione culturale che ospita vernissage, mostre, performance teatrali in cui iracheni e italiani si possono incontrare e conoscere. Nell’ ultima parte del film, il cineasta Kasmir Amid fa invece emergere, attraverso la storia di Baldin, artista iracheno, le ferite della dittatura che non si possono rimuovere. È infatti la memoria il tema del percorso artistico di Baldin, che ha perso un fratello ucciso in Iraq durante la dittatura negli anni Settanta. Dopo molti anni, Baldin, attraverso l’arte, lo ricorda e rievoca la sofferenza della perdita, la violenza e l’esilio.
The Mirrors of Diaspora esplora così il complesso universo di un’identità multiculturale che ha la forza di trovare nuove patrie e la volontà di non dimenticare l’ingiustizia delle guerre e dell’esilio.
Foto: Mirrors of Diaspora