Middle East Now, Iraq: la diaspora privata del giovane Alani

Firenze – Nel secondo giorno del festival Middle East Now al Cinema La Compagnia è stato presentato Flavours of Irak di Leonard Cohen, giovane artista francese, presente in sala. Cohen ha creato un film d’animazione a partire da 20 cortometraggi scritti dal giornalista francese di origini irachene Feurat Alani.

Flavours of Irak racconta in modo sintetico la storia dell’Irak contemporaneo dal punto di vista del giovane Alani, che ricorda le sue visite ai familiari residenti nel paese. La famiglia di Alani è stata costretta ad andare in esilio in Francia, perché il padre, alto funzionario dello stato, era ostile al regime. Attraverso i ricordi dei viaggi in Irak, Alani crea un ritratto autobiografico e storico del regime di Hussein dagli anni ‘80 fino alla sua uccisione nel 2006.

Alani vuole ricordare la diaspora della sua famiglia attraverso Giordania, Francia, Inghilterra e Stati Uniti. Questa storia privata mostra come il popolo iracheno sia stato oppresso da un regime violento, ma anche dal lungo embargo, voluto dagli americani dopo la prima guerra del Golfo nel 1990-1991.

Il film di Cohen rispetta la scansione dei venti cortometraggi, creando così un ritmo brioso, un contrappunto con le immagini drammatiche che vengono mostrate. Lo stile grafico, come ci spiegano in sala l’autore insieme al curatore dell’incontro Giuseppe Alizzi, cerca di recuperare la materialità del ricordo e creare un effetto indefinito per svelare la traccia autobiografica di un racconto drammatico che si svolge in un contesto storico oppressivo e violento.

I sapori dell’Irak, infatti, si trasformano, diventando nel corso del film sempre più acri, dalla nostalgia infantile per gli zii e i cugini alla crudezza dell’età adulta, quando Alani si ritrova come giovane reporter a documentare il conflitto. Per Feurat Alani gli americani hanno danneggiato lo stato iracheno: il lungo embargo, l’accusa rivolta agli iracheni di essere complici dell’attentato delle Torri gemelle nel 2001 e infine lo scandalo delle torture subite dai detenuti iracheni nella prigione di Abru Ghraib nel 2004, dimostrano la pessima gestione della questione irachena da parte degli Stati Uniti.

Aspettando il maestro del cinema iraniano Asghar Farhadi per la presentazione dello splendido Fireworks Wednesday (2006), il Festival ha poi voluto festeggiare in sala il suo decennale con una grande torta colorata dal sapore mediorientale, presentata da Silvia Chiarantini, esperta di cucina, curatrice degli incontri dedicati al cibo mediorientale.

Fireworks Wednesday, ovvero fuochi d’artificio, si svolge a Teheran, nel periodo del Nawruz, l’ultimo mercoledì dell’anno persiano. Il film ritrae una giovane coppia in crisi che vive in un appartamento nel nord di Teheran. La moglie, Mojdeh, sospetta che il marito la tradisca con la vicina di casa Simin e decide quindi di chiedere alla sua giovane domestica, Rouhi, che è stata appena assunta, di seguire la vicina di casa.

Rouhi, che sta per sposarsi, viene travolta dalla crisi matrimoniale dei suoi datori di lavoro, da un susseguirsi incalzante di accuse tra marito e moglie. Tra gelosia e sospetti di tradimento, Mojdeh, aggredita dal marito, sembra ormai pronta a separarsi, portando via con sé il figlio. Morteza, il marito, riesce a ricucire il rapporto matrimoniale, chiedendo perdono alla moglie. L’adulterio con Samin non è però solo un sospetto: i due amanti si incontrano durante il tempo libero.

Samin, stanca del rapporto clandestino, decide infine di lasciare l’amante.  Nel finale del film Morteza, durante la notte del Nawruz, attraversa le strade di Teheran tra i fuochi d’artificio e i rumori urbani. Dopo aver riaccompagnato la giovane Rouhi, raggiunge la moglie e il figlio che stanno dormendo.

Farhadi, con un stile coreutico e concitato, ritrae i sentimenti e le passioni dei personaggi senza un punto di vista giudicante. Il cineasta iraniano riesce così, magistralmente, a mostrare la verità degli stati d’animo di ogni personaggio. La scrittura drammaturgica e la recitazione restituiscono i sentimenti degli attori, al di là del gioco dei ruoli. Il film procede come una danza in movimento in cui i corpi, i volti e gli sguardi mostrano in modo avvolgente il pathos delle emozioni. Sotto il velo di una religione opprimente, le giovani donne protagoniste lottano per vivere il matrimonio, l’amore libertino o il futuro matrimonio, con libertà e inseguendo il desiderio di un rapporto paritario con gli uomini.

Foto: Flavours of Irak

 

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