Firenze – Gli atipici, gli ultimi nel variegato panorama del mercato del lavoro, potrebbero avere accesso al microcredito. E’ quello che chiede Cgil Nidil Toscana alla Regione, riferendosi al popolo delle partite Iva. E perchè no, ai professionisti. La proposta è quella di favorire l’accesso al credito per queste tipologie, “sull’esempio – ricorda il sindacato – di quanto già fatto in un apposito progetto regionale per i lavoratori sotto i 24mila euro annui di Isee, non pagati o in regime di ammortizzatori sociali”.
Sul tavolo di confronto con la Regione, altri quattro temi proposti dal sindacato per quanto riguarda professioni (il riferimento è alla consulta delle professioni organizzata da Nidil Cgil) e partite Iva: favorire l’ingresso dei giovani nel mondo delle professioni (anche attraverso una revisione della Legge regionale del 2008 in materia), favorire esperienze di mutualismo nel welfare (sostegno al reddito per chi non può ricevere gli ammortizzatori sociali standard, interventi per conciliare maternità/paternità e libera professione), formazione professionale (magari mutuando il modello della carta ILA adattandolo ai professionisti per la formazione dei liberi professionisti), promozione del coworking (agevolazioni fiscali per i gestori privati, recupero di spazi coi gestori pubblici).
“Partite Iva e collaboratori a progetto sono più bistrattati di altri, perché dallo scoppio della crisi ad oggi sono stati ignorati dal punto di vista sociale, ma soprattutto dalle politiche di sostegno al reddito sia occupazionali che fiscali. Il reddito medio mensile dei professionisti di nuova generazione iscritti alla gestione separata INPS è di mille euro. Lo stesso governo Renzi finora non ha previsto niente per loro attraverso il Jobs Act, la legge delega e anche per quanto riguarda gli ammortizzatori – commenta il coordinatore Nidil Alessio Branciamore – e si sta parlando di persone laureate, in possesso di specializzazioni e competenze professionali, come avvocati, architetti, comunicatori, che negli ultimi anni hanno subito un enorme abbassamento dei loro compensi e sono tuttora privi delle più elementari forme di regolazione e tutela su previdenza, welfare, maternità, malattie”.