Prato – È passato un anno da quando il paziente 1 fu ricoverato a Codogno perché affetto da coronavirus. Nonostante una molteplicità di interventi messi in campo dal governo per contrastarlo, oggi la speranza, a cui si aggrappa la maggioranza degli italiani, è la campagna vaccinale anticovid partita a fine anno 2020 tra alti e bassi e poi modificata per volontà del governo a inizio febbraio.
In Italia c’è anche il concreto rischio che circa 500mila persone non ricevano la dose vaccinale. Si tratta dei senza fissa dimora, degli stranieri irregolari o che sono fuori dal circuito di accoglienza per migranti; i richiedenti asilo e rifugiati, gli italiani e stranieri presso le strutture collettive senza documenti o permesso di soggiorno; i cittadini comunitari in condizione di irregolarità, gli apolidi, una parte della popolazione Rom e Sinti che, se non vaccinati, rappresentano un alto rischio socio-sanitario.
E se Il diritto al vaccino c’è, di fatto non esigibile, esso diviene una vera e propria discriminazione per questa particolare fascia di popolazione. A meno che in ogni Asl del territorio non si individui un medico di riferimento per queste persone o si attivi un luogo deputato per la somministrazione del vaccino affiancato da elenco nazionale,(anche se attualmente in Italia non esiste un registro nazionale dei vaccinati), che riporti le generalità di chi lo ha ricevuto.
Queste, in sintesi, le riflessioni di Stefano Giovannelli che ha ricoperto in passato ruoli importanti all’interno di organizzazioni no-profit per la tutela dei migranti e non solo e che oggi presta il proprio servizio gratuitamente a favore dei più deboli e diseredati tra Prato e Provincia. Il suo è un vero e proprio grido di allarme perché manca in tal senso un coinvolgimento del problema a livello nazionale e regionale, anche se pochi giorni fa le associazioni iscritte al TIS ( Tavolo Immigrazione Salute), più una decina di sigle nazionali,tra cui Caritas, Emergency, Medici Senza Frontiere, Associazione Studi Giuridici Immigrazione (Asgi), Società Italiana di Medicina delle Migrazioni (Simm) hanno chiesto con una lettera al Ministro della Salute un’assunzione di responsabilità.
A Giovannelli sembra incomprensibile il diniego da parte delle amministrazioni locali, proprio in virtù di questa emergenza sanitaria e sociale causata dal Covid, di farsi carico degli “ultimi”. E fa notare: “Si tratta di un mondo complesso e variegato di persone “invisibili” da un punto di vista amministrativo che non ha un medico di famiglia e non poche difficoltà di accesso al servizio sanitario nazionale”. Poi aggiunge: “A gennaio Papa Francesco aveva ribadito l’importanza e la responsabilità di vaccinarsi contro il Covid-19, sottolineando di non dimenticarsi dei più bisognosi appena fossero disponibili i vaccini, perché è un dovere morale; è la cura per aiutare chi ha più bisogno”.
In Vaticano i servizi per i poveri, docce, dormitori e assistenza ai senza tetto, nel pieno rispetto delle norme anticovid non si sono mai fermati. A ciò si aggiunga che lo scorso mese è stato somministrato il vaccino ad un primo gruppo di “senza fissa dimora” (25 clochard ed altri in successione). Un esempio ci verrebbe da dire che andrebbe seguito da chi ha la responsabilità della gestione della pandemia: dal governo centrale e locale, dalle aziende ospedaliere e dalle istituzioni, perché non si lascino indietro i poveri tra i più poveri.