C’è qualcosa di ossimorico, nostalgico e pure un poco claustrofobico nell’ultima (poco oceanica) adunata dei Comunisti come sempre da Gianni a Costaferrata, in quel tratto d’Appennino passato tristemente alla storia perché si tenevano i pranzi delle nascenti Br ad inizio anni ’70.
Nostalgico è abbastanza evidente: l’occasione è stata l’anniversario degli 80 anni della vittoria a Stalingrado, il 2 febbraio 1943. Claustrofobico, sia in senso lato che figurato, vuoi per la tipologia delle vecchie osterie di montagna vuoi per l’appunto perché il luogo nello specifico ha tenuto involontariamente a battesimo una delle pagine più sanguinose e drammatiche della recente storia repubblicana. Ossimorico invece sta nel fatto che l’orazione ufficiale di questo happening retrogastrico è stata tenuta da Serena Nusdorfer responsabile del Comitato Ucraina Antifascista di Bologna. In sostanza un’ucraina, la saranno andata a cercare col lanternino, che non condanna la devastazione che Putin sta facendo del suo Paese ma raccoglie fondi per il Donbass, “ancora oggi bombardato dal regime di Kiev con gli armamenti forniti dalla Nato”. Cioè, in sostanza, antifascisti che non condannano un nazista. Logico vero?
Però, c’è un però. La storia ha fatto il suo corso, la ragione lentamente prende il sopravvento. Ci fu un tempo quando a Reggio si adunavano i comunisti, che piazza della Vittoria non riusciva a contenerli, stipati come sardine, debordavano in via Crispi. Oggi invece, grazie a Dio, sono 4 gatti e non riescono a riempire una tavolata dal mitico Gianni. E’ proprio vero, per restare sul loro terreno citazionistico, che avevano ragione Marx ed Engels: il progresso è sempre inarrestabile.
E’ arrivato perfino a Reggio Emilia.