L'allarme che Coldiretti Toscana lancia è molto chiaro: se si vuole salvaguardare la coesistenza pacifica delle specie animali (compresa quella umana, ovviamente) è necessario che il proliferare della fauna selvatica torni ad essere sotto controllo. Ciò è tanto più vero in alcune zone della Toscana, dove, secondo quanto rilevato dall'associazione dei coltivatori, la fauna selvatica fuori controllo sta mettendo a repentaglio la presenza e il lavoro dell'uomo.
Ecco le cifre: secondo la Regione Toscana, sul territorio regionale sono presenti 350.000 ungulati tra cinghiali, caprioli, storni e mufloni. In termini di danni il costo è valutato in un milione 700mila euro, per il 70% imputabili alle scorribande dei cinghiali che da soli rappresentano la metà della popolazione totale di ungulati. Per quanto riguarda i lupi, a loro carico sono le uccisioni di almeno 700 pecore nella regione oltre a capre, puledri, vitelli e mucche al pascolo.
In Maremma, dove la situazione è particolarmente pesante, con i lupi che si affacciano alle soglie della città di Grosseto, la tensione com'è noto è sfociata in una serie di azioni “punitive” nei confronti degli stessi: 8 quelli uccisi nelle scorse settimane, i cui cadaveri sono stai esposti in piazze e strade, secondo un'usanza che ha percorso le campagne italiane dal Medioevo fino alla fine dell'Ottocento e oltre, costume con ogni evidenza duro a morire.
Ed ecco la proposta di Coldiretti Toscana, “Confiniamo il lupo all’interno dei parchi e delle aree protette presenti nella nostra regione. Le aree off-limits sono il luogo adatto per tutelare e preservare la biodiversità, e così anche il lupo – diceTulio Marcelli, Presidente Coldiretti Toscana – potrebbe essere una soluzione logica ed efficace per rimettere in equilibrio un sistema di convivenze che oggi è impossibile e rappresenta un pericolo sia per le attività agricole, sia per la comunità. La situazione sta sfuggendo di mano; la tensione è altissima non solo in Maremma. In tutta la regione i danni dei lupi e degli ungulati sono diventati una tassa che l’agricoltura non è più in grado, e non vuole, pagare. Una tassa che ricade anche sulla comunità”.
Un “confino” che avrebbe ragioni anche di tutela dello stesso canide selvatico: infatti, il lupo “vero” corre il rischio, nel lungo periodo, di essere soppiantato dal “meticcio” vale a dire un soggetto ibridato con i cani domestici. Inutile dire che, in un'area precise di contenimento, il lupo potrebbe essere più tutelato per quanto riguarda la purezza della razza.
Inoltre, non è da sottovalutare un altro aspetto: “Con il ritorno del lupo il lavoro dei pastori è notevolmente cambiato divenendo – spiega Coldiretti – sempre più complesso e oneroso e stravolgendo le abitudini di una pratica storica. Non è infatti più possibile lasciare gli animali in alpeggio allo stato brado, impiegando il tempo in tutte le altre attività che caratterizzano il lavoro in montagna, dalla lavorazione del latte alla fienagione”.
Negli ultimi anni si è infatti resa necessaria una vigilanza continua su greggi e mandrie, attaccate non solo da Messer Lupo, ma da una serie di ladroni se possibile ancora più temibili, vale a dire i cani randagi. E dal momento che spesso né recinzioni né cani da pastore sono riusciti a scongiurare il pericolo, argomenta Coldiretti, “occorre lavorare sulla prevenzione concedendo aiuti per la realizzazione di opere di protezione, quali ad esempio la costruzione/ristrutturazione delle stalle, i sistemi fotografici di allarme e la costruzione di recinti per la permanenza notturna degli animali. Ma è anche necessario rivedere il sistema di accertamento e risarcimento dei danni affinché oltre a garantire un completo reintegro della perdita di reddito per l’agricoltore siano coperti non solo i danni da lupo, ma anche quelli causati da cani inselvatichiti nonché quelli indiretti per aborti e cali di produzione; prevedere un sistema di misure di prevenzione dei danni incentivando le imprese agricole con un adeguato regime di sostegno; costituire delle ronde con volontari che collaborino con i pastori e gli allevatori nella sorveglianza; un maggior impegno nella lotta al randagismo. Essendo il lupo una specie protetta dalla normativa europea si rende indispensabile trovare un giusto equilibrio perché questa convivenza forzata tra l’animale e l’uomo non porti all’abbandono dell’attività di allevamento. Non sarebbero solo gli allevatori a perderci, ma l’intera comunità poiché – conclude Coldiretti – i pastori attraverso la loro opera conservano e valorizzano la montagna e le sue tradizioni”.