Leggere per non dimenticare con Anna Benedetti alle Oblate di Firenze
Nel primo incontro Alessio Lega presenta il libro "Canta che non ti passa. Storie e canzoni di autori in rivolta francesi, ispanici e slavi". Nel secondo, all'Alfieri, un concerto di tanghi e canzoni d'amore, di lotta, di speranza e d'anarchia, con divagazioni intessute assieme a Sergio Staino.
Ecco cosa scrive di lui Staino.
Ho conosciuto Alessio Lega alcuni anni fa, non ricordo se a un MEI di Faenza (il Festival delle etichette indipendenti) o a una qualche
edizione della rassegna Tenco a Sanremo. Un aspetto rude e forte, barba e corporatura vagamente alla Bobo, compresa la incipiente calvizie, e un modo di impugnare la chitarra molto simile al modo con cui la impugnano i liberi cittadini del Chiapas. Un repertorio ovviamente molto rivoluzionario, disteso a metà tra la grinta dei centri sociali e la nostalgia di qualche vecchio circolo anarchico della provincia italiana.
Pietro Gori, Dischi del Sole, Nuovo Canzoniere a sfare. Il tutto cantato con forza, a piena voce, con grandi polmoni e spesso anche un po' troppo sopra le righe. Ma poi improvvisamente alcuni tocchi più intimisti fatti di piccole cose, di osservazioni quasi insignificanti eppure capaci di creare atmosfere struggenti. La lezione francese insomma, quella dei Ferré, dei Boris Vian, dei Jacques Brel, dei Georges Brassens…
Poi, sorpresa, sono arrivati i Vysotsky, i Bulat Okudzava e la dolente magia andina di Atahualpa Yupanqui. E ovviamente poi il suo repertorio originale, il suo modo di strappare i brandelli da questa straordinaria cultura e ricucirli, reinventarli, riproporli in forme a noi più
congeniali. Alla fine l'ultimo colpo: il tango. Sì, Alessio Lega è un cultore appassionato del tango argentino. E quello più classico, fra
l'altro, di Enrique Santos Discepolo, di Homero Manzi, di Carlos Gardel. Che c'entra, mi sono chiesto, un cantore così esplicitamente legato alla lotta delle masse popolari, alla bomba proletaria contro re e tiranni, all'aria illuminata dalla fiaccola dell'anarchia… che c'entra con il tango? E' possibile che il disperato individualismo sognante società senza sfruttati e sfruttatori possa sposarsi, ad un certo punto dellasua storia, con l'altro individualismo disperato dell'uomo del tango, un uomo che ha visto fracassare le sue aspirazioni di vita e di amore? In termini più semplici, ci si può commuovere con la stessa generosa solidarietà ascoltando "Addio Lugano bella" o "Cambalache"? Io sì, ma pensavo di essere quasi l'unico e, invece, probabilmente saremo in tantissimi. Me lo auguro perché vorrei vedere piena la sala dello Spazio Alfieri venerdì prossimo 10 gennaio quando Alessio Lega impugnerà la sua
chitarra affiancato dal fisarmonicista Guido Baldoni.Io sarò sul palco per dialogare con lui sulle mille sfaccettature a cui ho accennato.