Firenze – Quasi quasi benedico questo scialbo pareggio casalingo coi cugini del Bologna. La prova di Torino contro la Juve, seguita da una vittoria sia pure stiracchiata, avrebbe potuto far pensare che la Fiorentina non avesse più problemi se non quello urgente, e conclamato, dell’attaccante da affiancare a Vlahovic. Invece i problemi ci sono, eccome, e difficili da affrontare con la dovuta obiettività per il fatto che i nostri pensieri, come quelli della dirigenza, sono ancora divisi tra il risolverli nell’emergenza e il risolverli impostando (finalmente!) un progetto per il futuro.
Mi spiego. Si è detto che il mercato di gennaio deve incidere. Ma su cosa? Se inseguiamo Caicedo, significa che vogliamo un attaccante già collaudato nel campionato italiano che ci dia sul momento qualche garanzia ma che, a 32 anni, non può essere certo un investimento per la Fiorentina a venire. E il messaggio, neanche tanto subliminale, sarebbe che vediamo ancora il fantasma della retrocessione e che, pur di salvarci, ci affidiamo a chiunque ci dia garanzie nell’immediato indipendentemente dall’età. O ancora: se diamo per scontato che la squadra non possa prescindere dall’apporto di Ribery (l’unico che inventa qualcosa, come si legge sui giornali di oggi), allora anche la disposizione della squadra e la scelta dei centrocampisti o degli esterni che dovranno supportare l’attacco nel prosieguo della stagione non potrà che basarsi su una realtà senza futuro.
Certo, anche affidarci a giovani tutti da verificare potrebbe essere un azzardo fatale, come dimostrano gli acquisti poco oculati dei vari Kouamé, Agudelo, Cutrone, Quarta…Eppure questo dilemma tecnico-tattico, che è anche un dilemma morale, deve essere risolto prima di accingersi al mercato. Facciamo tesoro degli errori marchiani commessi in un anno e mezzo. La nuova proprietà aveva impostato le sue scelte tecniche per favorire una Fiorentina giovane e “moderna”, con i Thereau e gli altri “vecchi” in tribuna.
Montella era sembrato il tecnico assolutamente adatto alla bisogna e infatti, nel poco tempo che gli è stato lasciato, era riuscito a valorizzare l’intera rosa della squadra apprezzata come la più giovane in Italia. Con lui abbiamo visto in campo non solo Castrovilli e Vlahovic, da lui designati titolari sin dal precampionato, ma abbiamo visto giocare Ranieri, Sottil, Terzic, Montiel, Venuti, Lirola, Dalbert insieme ai confermati Milenkovic, Dragowski e Chiesa.
Non tutti all’altezza? Forse, ma ci sarebbe stato il tempo per emendare e migliorare al mercato di riparazione. Mercato di riparazione che Pradè e chi per lui ha condotto nello stesso spirito, ma con un nuovo tecnico, acquistando gli Igor, i Kouamé ecc. più Amrabat e Quarta. E purtroppo è stato proprio il nuovo tecnico a contraddire le scelte di mercato. Non solo ha mal utilizzato i nuovi venuti creando dualismi autolesionisti (come quello tra Vlahovic e Cutrone), o ignorandone alcuni (Igor su tutti, ma anche Quarta e Lirola, spesso utilizzato fuori ruolo), ma anche assecondando una politica del dopo-Chiesa (Callejon, Bonaventura…) che ha fatto diventare la Fiorentina una delle squadre più agè del campionato.
Ora c’è Prandelli, ma c’è anche, insieme a lui, un’ulteriore contraddizione: il suo contratto scade a giugno! E lui allora non può che dire quello che ha detto proprio ieri, e cioè che non può gestire una rosa di 28 giocatori (poverino, si era messo in animo di ripescare anche Saponara e Eysseric!), ma la parola sul “progetto” per il futuro spetta alla dirigenza e a Pradé, a meno di non cominciare con il confermare Prandelli, col rinnovare contratti (come quello di Vlahovic, che è stato un ottimo segnale), e comunque col proclamare qualcosa di impegnativo su che cosa sarà la Fiorentina dall’anno prossimo, una volta cancellata questa falsa partenza della gestione Commisso.
Ecco, solo allora si può parlare di mercato di gennaio. Il mio consiglio è che non si navighi a vista e che soprattutto non ci si faccia troppo incantare dagli eroi eponimi, come Ribery o Borja Valero o lo stesso Callejon (che fortunatamente non abbiamo ancora visto e che si spera non faccia in tempo a offrire una prestazione tale da farlo considerare “indispensabile”). Dobbiamo sin da ora costruire una squadra senza di loro ed eventualmente tenerli (almeno Ribery) per ogni evenienza che richieda valore aggiunto o per le imprese come quella di Torino. Gli acquisti devono sin da ora essere per il futuro.
Niente El Shaarawy, niente Caicedo, niente Pavoletti. Magari Dennis Man, Lammers (proporrei all’Atalanta uno scambio di prestiti con Bonaventura), Torreira, Ricci, Maleh, tra i nomi che si sono fatti. Ritengo che soltanto così si possa tornare a “far sognare” gli appassionati. Approfittando anche del fatto che, per ora, non ci sono in curva i tifosi che fischiano se si lascia in panchina Ribery…
Foto: Ribery