Mercato viola: cinque punti fermi per una squadra più forte

Firenze – Voglio credere che l’autolesionismo di noi fiorentini non arrivi al punto di disfare davvero la squadra, e parto dall’idea (l’unica sensata) che Montella e Pradè l’anno prossimo siano ancora i nocchieri della nave. Non voglio fare nomi per il mercato, almeno al momento; ma solo considerazioni su alcuni “punti fermi” che giornalisti e tifosi sembrano dare per assolutamente incontrovertibili, mentre secondo me sono assai discutibili.

Il primo, che circola da tempo, è che sul mercato si debba pescare nel calcio italiano. L’imperativo è “italianizzare la squadra”. Perché? Come al solito, si parla d’istinto, ma in quanto a argomentazioni siamo a corto. Tutti i nostri cuori infantili batterebbero forte per una Fiorentina italiana, magari anche di soli fiorentini e magari anche titolari in Nazionale. Ma faccio notare che un Badelj, nazionale croato, ci è costato 5 milioni; nello stesso ruolo un Baselli, tutto da forgiare e da verificare, costerebbe più del doppio. Qualcuno obietta che gli italiani però sono più attaccati ai colori. Davvero? Se non sbaglio l’unico rinnovo in dubbio a Firenze è quello di Bernardeschi…Non aggiungo altro.

Il secondo punto fermo riguarda l’età del centrocampo. Troppo vecchio. Via Aquilani, via Pizarro e un pensierino anche a piazzare Borja Valero. Faccio notare che quando scendono in campo Badelj, Pizarro e Mati ,il nostro centrocampo ha due anni meno di quello della Juve quando schiera Vidal-Pirlo-Marchisio. Rinunciare a Pizarro e Borja sarebbe un suicidio, anche se è chiaro che vorremmo tutti trovare un Pogba tra i giovani che fosse un adeguato ricambio e che soprattutto ci facesse vedere un futuro più rosa. Dunque, via Aquilani (e non per l’età, ma per il basso rendimento di questi ultimi tempi) e via alla caccia di un giovane (straniero; perché i centrocampisti buoni in Italia non ci sono).

Il terzo punto fermo riguarda ancora l’età; questa volta della difesa. Qualcuno vorrebbe fare la festa a Gonzalo, ma anche Tomovic, Alonso, Basanta e perfino Savic sono in odore di epurazione. È assolutamente vero che il rendimento della difesa non è stato all’altezza delle aspettative. Non possiamo però dimenticare che, per tutto il girone d’andata, quella della Fiorentina era la seconda difesa del campionato, forte soprattutto  quando era schierata a tre. Poi sono sopravvenuti cambiamenti nell’assetto di squadra, con Montella che ha cercato di ovviare ai problemi cronici dell’attacco addirittura trasformando Gonzalo e Basanta in altrettanti goleador. Lo stesso centrocampo, per aiutare l’attacco, ha protetto meno la difesa; e si sa che, se si prende Gonzalo in velocità, sono dolori. Ma questo non vuol dire che ci si debba privare di un altro campione. Si deve solo pensare a riequilibrare la squadra per consentire a Gonzalo di giocare in tranquillità e di essere più coperto quando imposta o va a concludere. Mi piacerebbe che chi dice di rottamare Gonzalo facesse qualche nome di un possibile sostituto. Informo che Thiago Silva non è in vendita e che un qualunque giovane del nostro campionato non vale una scarpa di Gonzalo, mentre quelli che giocano all’estero, si sa, trovano sempre complicato giocare nelle difese italiane.

Il quarto punto riguarda il centravanti. Via Gomez, ci vuole un sostituto. Qui c’è davvero di che riflettere. Sappiamo bene che acquistare un attaccante buono significa sacrificare un bilancio. La Fiorentina ha Babacar e, tutti si spera, Rossi. Se i due saranno abili e arruolati, allora manca solo un panchinaro d’esperienza che sappia stare in gruppo e sappia servire alla causa. Gila potrebbe andare benissimo, o Borriello (se abbassasse le pretese d’ingaggio). Non mi passerebbe neppure per l’anticamera del cervello di comprare un Destro, che se lo lasci due volte in panchina chiede di andarsene al mercato di riparazione.

Le squadre, signori, si amministrano anche così. Un Matri in panchina alla Juve serve di più di un qualunque campione (vi ricordate Anelka due anni or sono?) che non sa stare fuori squadra, che non è mai pronto quando entra, e che non si adatta al ruolo di comprimario. Il problema vero dell’attacco è invece un altro: Salah. Che farne? È vero che un attacco tecnico con Salah, Rossi e Baba fa sognare. Ma intanto è utopistico pensare che ci possa essere, in Italia, un centrocampo che lo sorregge.

Anche perché, per valorizzare giocatori del genere, la squadra dovrebbe stare più bassa, giocare molto con ripartenze in velocità, e dunque dovrebbe essere impostata più al recupero palla che non al possesso. Con tutti i rischi che comporta volgere il gioco da attivo in passivo. Tutto possibile, ma bisogna pensarci bene. Molto più realistico un attacco con Ilicic (o chi per lui) dietro due punte. Ma allora ripenserei davvero se tenere Salah. Salah può essere un investimento del tipo Cuadrado; lo riscatti e dopo un anno lo rivendi almeno al doppio. Ma per il gioco di squadra non è l’ideale. Troppo accentratore, troppo uguale (e decifrabile) nei suoi movimenti e nelle sue intenzioni.

Ci vorrebbe che crescesse, e che diventasse anche uomo squadra, oltre che uomo partita. E qui però ci fermiamo e lasciamo che valuti Montella. Da quello che ho detto si capisce perché non potremmo mai fare a meno del nostro tecnico.  È lui che conosce i limiti e le potenzialità della squadra, e anche di se stesso. Ricominciare con un altro, sarebbe come mettersi a imparare il cinese in un’estate.

Foto: www.fiorentina.it

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