Prato – Un 2015 che potrebbe cambiare luce sullo scenario del lavoro a Prato? I segnali ci sono. A illustrarli, stamattina a Palazzo Buonamici, il presidente della Provincia, insieme alla dirigente del settore Franca Ferrara e al direttore della FIL – Centro per l’impiego Michele Del Campo, che hanno illustrato i dati alle forze economiche e sociali. Simone Cappelli del servizio Lavoro, Saverio Langianni e Paolo Sambo della FIL hanno illustrato i numeri. Sono intervenuti Nicola Sciclone, dirigente responsabile dell’area Ricerca, Lavoro e Welfare dell’IRPET, Enrico Mongatti, dirigente area Studi e Ricerche dell’Unione industriale pratese, e Enrico Fabbri, responsabile area Politiche del Lavoro di IRES Toscana.
In sintesi, il confronto fra avviamenti e cessazioni dei contratti di lavoro del territorio provinciale nei mesi gennaio-febbraio-marzo per la prima volta dal 2009 registra un saldo positivo (di 271 contratti) e soprattutto i numeri buoni sono quelli degli italiani, che guadagnano mille contratti a tempo indeterminato rispetto all’ultimo trimestre dello scorso anno. Per il 2014 il saldo complessivamente rimane negativo, ma si passa dai -7.674 del 2013 a un più contenuto -2.138 del 2104. Purtroppo la fascia di età in maggiore sofferenza resta quella dei giovani dai 16 ai 29 anni, il vero punto dolente ancora irrisolto nella nostra realtà come nel resto d’Italia.
I dati sono quelli emersi dal report annuale 2014 e quello del primo trimestre 2015, redatti dalla Provincia sulla base delle elaborazioni della FIL. Documentano cosa è successo per lavoratori e imprese del distretto prendendo in esame i flussi (cioè il movimento dei contratti), sebbene non comprendano il lavoro interinale e quello socialmente utile.
Il primo trimestre 2015 – E’ solo una prima proiezione quella su questo periodo, con dati ancora in qualche modo provvisori, ma la comparsa del saldo positivo dopo un lunghissimo periodo di segni meno è un segnale incoraggiante. Gli avviamenti del primo trimestre sono infatti 11.626, le cessazioni 11.355 con un saldo di +271 contratti, leggermente negativo il dato delle donne (-26), pienamente positivo quello degli uomini (+297). Difficile la situazione dei giovani nella fascia dai 16 ai 29 anni (saldo a -235) mentre le altre fasce d’età sono tutte positive (dai 46 ai 60 saldo positivo di 294 contratti). Bene gli italiani con un +766, meno bene i cinesi con -685 (ma storicamente il primo trimestre è sempre negativo per gli orientali). Se si considerano i tempi indeterminati rispetto all’ultimo trimestre 2014 gli italiani salgono da 544 avviamenti a 1.560, guadagnando mille contratti. Si tratta di un altro segnale positivo, il mercato si sta vivacizzando e sta cogliendo le opportunità offerte dalla nuova normativa.
Report 2014 – Il saldo fra avviamenti e cessazioni del 2014 a Prato porta ancora il segno negativo e parla di una differenza di circa -2.138, ma i numeri sembrano in ripresa rispetto al 2013, quando il segno meno aveva superato quota 7.600. La forbice fra avviamenti e cessazioni si è ristretta, il volume degli avviamenti del 2014 è paragonabile a quello del 2013 (44.320 rispetto a 45.048), ma le cessazioni, che nel 2013 erano 52.722, nel 2014 sono scese a 46.458. Per ogni lavoratore si sono avuti in media 1,27 contratti. 9.166 sono le aziende che hanno assunto nel 2014, il 44% appartengono a industria e artigianato, il 30% ai servizi, il 20% al commercio, il 4% all’edilizia e quasi l’1% all’agricoltura.
I saldi per età – Se si considerano le fasce di età, quegli oltre duemila contratti in meno sono soprattutto a carico dei giovani (-1.634). Fra i 30 e i 45 anni il saldo è positivo per gli uomini ed è positivo anche per le donne, che riprendono la marcia e nelle fasce 30-45 e 46-60 anni guadagnano complessivamente oltre mille contratti. In generale è questa la fascia d’età con il saldo migliore, nell’industria e artigianato i contratti in più sono 680, nei servizi 1.077.
Il tipo di contratto – Nel 2014 è l’apprendistato ad avere il segno meno di gran lunga più consistente con 1.645 contratti persi (2.960 cessazioni a fronte di sole 1.315 assunzioni). Segno meno anche per il lavoro a tempo determinato che scende di 616 (20.485 contratti contro 21.101 licenziamenti). Segno positivo invece per il tempo indeterminato che conquista 421 contratti (21.003 avviamenti e 20.582 cessazioni), ma in questo caso i numeri sono fortemente condizionati dalle aziende cinesi, che notoriamente assumono quasi sempre a tempo indeterminato e part time.
Settori produttivi – Saldo positivo nel 2014 per industria e artigianato con un +69 composto quasi esclusivamente da contratti al maschile (63). Ben altri numeri per i servizi, che anche nel 2014 presentano un +1.051, mentre soffrono edilizia (-642 il saldo), commercio (-2.508) e agricoltura (-108). Nell’industria la performance migliore è quella dell’abbigliamento (+1.324) un dato influenzato dalle assunzioni nelle aziende cinesi, mentre il tessile ancora soffre con -752. Bene i servizi alle imprese (+1.704), quelli alla persona e quelli ludico-sportivi- culturali. Perdono contratti la sanità, finanziarie e immobiliari e anche i trasporti (soprattutto le cooperative con -1.466). In sofferenza anche il commercio al dettaglio e all’ingrosso (complessivamente -842).
Lavoratori italiani e stranieri – Partiamo dai lavoratori italiani che nel 2014 presentano ancora il segno meno (-2.187). Rappresentano oltre il 50% degli avviamenti con un volume che ammonta a 22.671. I cinesi hanno un saldo positivo di 1.767 e rappresentano il 37% delle assunzioni. Negativo il saldo degli altri extracomunitari (-1.103) e degli altri comunitari (-615).
La durata del lavoro – Se si considerano le giornate lavorate per settore produttivo si può calcolare l’intensità della domanda di lavoro dipendente. Con una media di 243 giornate lavorate in un anno è l’agricoltura che ha i rapporti di lavoro più lunghi, seguono i servizi (188 giornate), l’edilizia (182), il commercio (153) e infine industria e artigianato (136). Rispetto alla durata dei contratti il 31% dei cessati era durato oltre un anno, il 55% da 2 a 12 mesi, il 13% fino a un mese, l’8% da 4 a 30 giorni, l’1,4% 2-3 giorni e il 3,8% un solo giorno.
Contratti avviati per professione – Il 70% dei contratti avviati riguarda professioni mediamente qualificate, il 17% professioni altamente qualificate (ma qui dentro troviamo anche gli insegnanti) e solo il 12% si riferisce a professioni con scarsa o nessuna qualifica. In particolare imprenditori, dirigenti e professioni intellettuali e scientifiche di elevata specializzazione rappresentano oltre il 13%, i tecnici il 4%, gli amministrativi (lavoro d’ufficio) il 7%, mentre le professioni qualificate nelle attività commerciali e nei servizi valgono oltre il 21% e il 20% artigiani, operai specializzati, agricoltori, conduttori d’impianti, operai di macchinari e conducenti di veicoli. Tutte insieme queste tre ultime categorie rappresentano oltre il 60% delle assunzioni, mentre le professioni non qualificate pesano solo per il 12%.
Flussi e forze lavoro – Si è fatto un primo tentativo per mettere in relazione i flussi dati delle comunicazioni obbligatorie con la popolazione residente e le forze di lavoro, con i molti limiti imposti dalla diversa natura dei dati, numeri reali i primi, indagini a campione su base Istat i secondi. La popolazione in età attiva ammonta a 162 mila persone nella provincia, le forze lavoro si fermano a circa 120 mila. Complessivamente gli occupati sono circa 108mila, i disoccupati circa 11mila e gli inattivi 43mila. Le disoccupate (quasi 7mila) sono concentrate principalmente nelle fasce d’età 35-44 e 45-54. I maschi in cerca di lavoro sono circa 4.500 e i troviamo prevalentemente nella fascia 45-54 anni.