Firenze – Le corse ai saldi di fine stagione sono meno frenetiche. La Fiorentina , rispetto ad altri, ha agito secondo ragione e oculatezza. Niente follie e proseguire con il gioco del puzzle che Montella cura con acribia e quasi ossessione: trovare il pezzo che manca per riempire quel tassello. Doveva essere Montoya, ma il Barça, che sul mercato è inibito a comprare, non poteva privarsi di una delle più importanti seconde linee. E allora Rosi, finalmente un altro italiano, con sette squadre diverse alle spalle in carriera, tutte le nazionali giovanili, ma nessuna vera consacrazione. Riserva a Genova e riserva a Firenze, toccando il cielo con un dito. Quello che si cercava.
Il fatto che la dirigenza abbia puntato molto su acquisti italiani non è casuale. Spesso con gli stranieri si sono create incomprensioni e tensioni. Meglio gente che viene a regalare le ultime fatiche di carriera a amici e tifosi simpatetici. Quindi bene per Diamanti, per Gila e anche per Rosi. Comunque, come prevedevo, il vero acquisto della Fiorentina a gennaio è stato Ilicic. Andato Cuadrado, non si poteva pensare di puntare tutto e subito su Salah: giovane (e si sa che Montella i giovani li centellina), con poca esperienza alle spalle sia in Svizzera (capirai!) sia in Inghilterra. E l’altro vero acquisto, secondo me, è Richards. Nella seconda parte del campionato, soprattutto quando un destino benigno ci renderà Pepito, rigiocheremo spesso con la difesa a quattro e un centrocampista dietro due punte. In quel caso servirà il terzino destro, e Richards dirà se in questi mesi di rodaggio ha imparato la lezione o seppure deve rassegnarsi a fare le valigie, tanto c’è il semprepronto e duttile Rosi. Ma sarà proprio nel 4-3-1-2 che Ilicic finalmente potrà giocare da Ilicic, e non come improbabile surrogato di Cuadrado e di Joaquin.
Complessivamente, dunque, un sette meno meno; considerando che il sacrificio di Cuadrado non è stato voluto (almeno c’è questo alibi) e che non c’è stato il tempo materiale per rimediare diversamente alla sua grave perdita. A dire il vero, quell’Ocampos del Monaco lo avrei preferito. Ma evidentemente le casse e le prospettive del Marsiglia, che se lo è preso, valgono più delle nostre. E questa non è una novità, in genere per le squadre italiane. C’è però da valutare se nel frattempo le altre concorrenti a un posto in Europa hanno fatto di meglio, e se possono così compromettere le nostre legittime aspirazioni. In realtà non credo che gli equilibri generali siano cambiati. Certo, Milan e Inter hanno fatto una vera e propria rivoluzione. il Milan, nella corsa all’aggiotaggio, si è procurata otto difensori centrali di ruolo (sic?), altrettanti centrocampisti e un attacco di nazionali e ex-nazionali. Ma a parte Cerci, non mi pare che ci siano giocatori che facciano davvero la differenza. Destro è bravo, ma non vale poi tanto di più di un Pazzini. Diverso il discorso da fare sull’Inter, che con Shaqiri, Brozovic, Santon e Podolski (che però mi piace meno degli altri) e soprattutto con Mancini, ha un’ossatura di squadra nuova; con quel che comporta pero’, e cioè che ci sarà da rimetterla insieme ex novo, con prove e controprove, e con l’impazienza di Mancini e della tifoseria. Da non sottovalutare invece la campagna acquisti della Sampdoria. A parte Eto’o e quello che può rappresentare “simbolicamente” per una squadra ambiziosa, ci sono giovani di buon futuro, quasi tutti già rodati nel campionato italiano, e c’è un allenatore affamato e esigente (lo conosciamo bene). La Samp può costituire un ostacolo al raggiungimento dell’Europa; al momento più di questa Lazio, più forte, ma che potrà dare continuità al suo campionato solo se recupererà , e non si sa quando,tutti i suoi titolari.
Ma stasera c’è un appuntamento davvero importante. La Roma è decimata e non può ancora impiegare i nuovi, la Viola invece dispiega in toto le sue forze. C’è solo l’handicap del fattore campo e la quasi assoluta certezza che, agli eventuali rigori, si perde 3-0! Per il resto sarà una cartina di tornasole. Questa è la migliore Viola che possiamo mettere in campo prima del ritorno di Pepito. Ora, se fallisce Gomez, c’è pronto un Gilardino che domenica mi fece un’ottima impressione. E qui si sta parlando di campioni, non di speranze. Di gente che speriamo tutti il futuro non ce l’abbia alle spalle. Così come lo speriamo per questa “anzianotta” Fiorentina.