Mercato del lavoro in Toscana sotto il segno del dinamismo

Occupazione – Andando nel dettaglio, il numero totale di occupati, pari a 1.593.000 unità, ha registrato un +2,5% rispetto al corrispondente trimestre del 2012, evidenziando un recupero di 39.000 unità, posizionandosi intorno a un valore di tasso si occupazione (65,4%) simile a quello del 2008, anche se c'è da considerare il numero di lavoratori sospesi in CIG o con orario ridotto che
resta ben superiore a quello dei livelli pre-crisi, oltre al peso più accentuato delle forme contrattuali di lavoro temporaneo.

L'occupazione femminile rimane un dato determinante dell’attuale recupero (+4,5%), rivelando un andamento ositivo che conferma la tendenza già in atto, mentre torna a crescere anche il numero degli occupati maschi dopo una lunga fase di contrazione (+1,0%). Le donne occupate sono risultate 712.000 (pari al 44,7% del totale), di cui 578.000 in posizione lavorativa
dipendente e 134.000 con posizioni indipendenti. Dulcis in fundo, il  tasso di occupazione femminile è al 58,7%, dunque
in significativo aumento rispetto al 56,1% di un anno prima e al 56,6% rilevato nel trimestre precedente

Interessante il dato che riguarda l’occupazione industriale, che ha fatto registrare come valore complessivo una crescita tendenziale del +9,4% che si è concretizzata in  una variazione corrispondente a +38.000 occupati. Tornano in positivo anche le costruzioni (+4,4%, +5.000 unità), sulla scorta dei dati del trimestre precedente. Positivo anche l'andamento, rispetto ai trimestri precedenti, del macrosettore dei servizi (+0,8%, +9.000 unità), mentre le tendenze negative riscontrate nell'occupazione in agricoltura sono da prendersi con cautela causa, segnala l'Irpet, del marcato errore campionario.

Disoccupazione – In crescita, sempre nell'ultimo trimestre del 2013: raggiunge il +9,0%, resta comunque al di sotto del livello del Centro-Nord e di quello medio italiano. Ed ecco come l'Irpet dà conto di questo dato apparentemente contraddittorio: “la crescita della partecipazione al lavoro, che in questo trimestre si è presentata in Toscana con una dinamica
molto forte e di dimensioni superiori alla norma (il tasso di attività ha toccato il livello record del 72,0%), ha presumibilmente contribuito a determinare l’incremento rapido del numero di persone alla ricerca di un lavoro che ancora non trovano. Parte del flusso suddetto si è però collocato anche nell’area degli occupati, e dunque ha incontrato una domanda di lavoro che, secondo i
più recenti segnali congiunturali, appare in ripresa”. Ciò non toglie che il tasso di disoccupazione toscano, al 9,0%, sia aumentato rispetto al 7,8%  di un anno fa e al 7,6% del trimestre precedente. Sorpresa per il genere:  tra le donne la percentuale di forze di lavoro disoccupate è salita al 10,5% dal 9,2% rilevato un anno fa e dall’8,7% del III trimestre 2013.
Il numero di persone disoccupate in Toscana è salito a 158.000 unità, con un incremento di 26.000 unità rispetto ad un anno prima e di 29.000 unità non destagionalizzate rispetto al trimestre precedente. Infine, le donne in cerca di occupazione sono  83.000, gli uomini 75.000 uomini, incidendo così per  il 52,8% sul totale della disoccupazione.

Riforma Fornero e ricadute sul lavoro in Toscana – Nulla di conclusivo, mette le mani avanti l'Irpet, e tuttavia già sembra emergere una tendenza generale: dopo la riforma del lavoro, molti indizi  sembrano indicare un duplice effetto: da un lato, avrebbe accelerato un meccanismo di sostituzione tra le diverse forme di lavoro, spazzando il campo da abusi e distorsioni
nell’utilizzo di alcuni contratti atipici (come la somministrazione e il contratto a chiamata) ; dall’altro avrebbe però disincentivato le imprese  ad assumere nuovi lavoratori. Insomma, sintetizza l'Irpet, “meno lavoro, ma per alcuni migliore”. Una conclusione che sembrerebbe confortata dal dato nazionale, che sembra introdurre un ulteriore elemento: secondo l'Isfol, l’Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori (si tratta di un ente nazionale di ricerca sottoposto alla vigilanza del Ministero del Lavoro) le misure introdotte dalla riforma Fornero, se da un lato hanno fatto in modo da “ripulire” il mercato del lavoro da forme di contratti impropri, fra cui contratti a progetto o partite Iva che celano subordinazioni, dall’altro, è aumentato il numero di rapporti a tempo determinato con durata inferiore ai dodici mesi.

Ecco i numeri riportati da una nota della Cgia Mestre: “Dal secondo trimestre 2012 al quarto trimestre dello stesso anno, l’incidenza deicontratti a tempo determinato è passata dal 62,3 per cento al 67,3; buona parte di tali accordi era di durata breve se non, addirittura, brevissima. E se, nel frattempo, i contratti intermittenti e di collaborazione sono calati, rispettivamente, del 4 e dell’1,6 per cento, i contratti a tempo inferiori ai tre mesi sono stati più di sei su dieci; nel dettaglio, nel quarto trimestre del 2013, il 43,5 per cento dei contratti a termine ha avuto durata inferiore a un mese, il 19,9 per cento tra due e tre mesi, il 35,3tra i 4 e i 12 mesi, e solamente l’1,3 per cento è stato superiore a un anno”. In più, “relativamente all’apprendistato, il numero di attivazioni di nuovi contratti ha registrato una progressiva e quasi ininterrotta tendenza alla diminuzione”, mentre i tirocini formativi sono aumentati di 6.500 unità.

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