Meno facebook, più società

Chi si cela sotto lo pseudonimo dello scrivente Marx Weber? Probabilmente non ve ne fotte niente ma l’artificio scrittorio serve per la prosecuzione dell’articolo. Ebbene si cela un piccolo imprenditore mediopadano e non si vada oltre. Che la provincia, anzi la regione sono piccole e gli emiliani mormorano. Perché in questa sede si svela seppur parzialmente una parte del segreto identitario dell’articolista? Perché esso è propedeutico alla tesi (peraltro affatto nuova) ivi sostenuta. Ovvero che il social network dei social network, cioè Facebook tolga energie essenziali alla comunicazione reale e all’elaborazione intellettuale in genere.

Max Weber l’ha sperimentato nella sua piccola (ma importante) attività: i giovani, gli addetti, le persone chiamate a progressivi ruoli di responsabilità, un tempo socievoli ed espansivi e con un carisma spesso invidiabile, si sono progressivamente rintuzzati in se stessi in modo direttamente proporzionale alla “socievolezza” telematica. Ed hanno perso un’occasione, quando non di carriera, di certo nel campo della massima espressione dei propri talenti. Perché il “libro delle facce” è un po’ come le società segrete, crea un mondo parallelo fatto di linguaggi e regole autoreferenziali.

Fateci caso: il social pullula sempre più o di frasettine che aspirano all’assoluto (e ottengono il secondario nella migliore delle ipotesi) o della registrazione eccitata delle quotidianità esistenziali: dal cibo consumato alla visuale dal bagno di casa propria. I meccanismi al ribasso poi della condivisione web fan sì che non si “piacizzi” (ammesso e non concesso ce ne fossero) trovate semmai originali bensì l’insignificante uscita del face-amichetto della tua cordatina pro-tempore.

Per non parlare dei riti, al limite dell’ancestrale, e delle forme che regolano i rapporti della comunità tanto virtuale che più virtuale non si può. Guai a scherzarci su o a farne oggetto di satira: meglio, per il facebokkista convinto e irrecuperabile dalla spirale, avere difficoltà serie nella vita reale o fare rabbrividenti figuracce davanti alla gente. Nel secondo caso potrebbero esserci motivi di consolazione, nel primo invece lo smacco all’amor proprio del tutto inguaribile. Insomma, un certo uso del nostro amato facebook non è il che un evidente sintomo di disagio sociale.

In una prossima puntata parleremo poi degli ebeti che circolano con l’Ipad come fosse una protuberanza del loro corpo e della loro mente (e scopriremo che in qualche modo lo è). Alla prossima

Total
0
Condivisioni
Prec.
Emergenza caldo: il Comune attiva il Centro d’ascolto

Emergenza caldo: il Comune attiva il Centro d’ascolto

Anche per quest’anno il Comune di Reggio, l’Azienda Usl e Rete – in

Succ.
Notizia al bacio – Grandissimo Fratello

Notizia al bacio – Grandissimo Fratello

“IL PALAZZO TI GUARDA” titolo – il Resto del carlino Reggio

You May Also Like
Total
0
Condividi