Firenze – Auschwitz è ancora nel presente e come tale va trattato. Non è commemorazione, non deve essere un’ appropriazione delle parole mute delle vittime. Lo ha ricordato una Monica Barni commossa, durante la cerimonia al monumento internazionale alle vittime del nazifascismo, nel silenzio nel quale poco prima i nomi di quelle vittime erano risuonati ancora. Come ogni anno. Affidati al cielo bianco di Auschwitz che non può dimenticare.
“Camminare in questo luogo di sterminio ci deve ricordare che nessuno può tirarsi fuori dalle proprie responsabilità personali – ha detto là vicepresidente – Auschwitz ci richiama al dovere etico della scelta, tra giustizia e ingiustizia, tra la difesa dei diritti umani o la prevaricazione e la violenza, tra la guerra e la pace; nessun essere umano è mai ininfluente o inutile.
Il Treno della Memoria ci permette di visitare questi luoghi di dolore estremo – ha quindi proseguito- proprio per tornare a casa e rendere piena testimonianza di ciò che abbiamo visto, perché l’aver attraversato Auschwitz significa fare proprio l’invito di Primo Levi a prendere posizione, a scegliere, ad uscire dal pericolo della “zona grigia” per essere pronti a riconoscere che “ogni tempo ha il suo fascismo e vi si giunge in molti modi, non necessariamente con il terrore dell’intimidazione poliziesca, ma anche negando o distorcendo l’informazione, inquinando la giustizia, paralizzando la scuola, diffondendo in molti modi la nostalgia verso un mondo in cui regnava sovrano l’ordine ed in cui la sicurezza dei pochi privilegiati riposava sul lavoro forzato e sul silenzio forzato dei molti”.
Molti i riferimenti e gli intellettuali citati da Barni, oltre a Levi, il filosofo francese Paul Ricoeur che mette in guardia dagli abusi di memoria, Zygmunt Bauman, che ha descritto Auschwitz come il prodotto della modernità “alla base del percorso di sterminio culminato in questo lager – ha continuato la vicepresidente – si trovano infatti elementi come la legislazione che ha supportato la persecuzione razziale, la burocrazia che ha capillarmente guidato i convogli di tutta Europa verso le camere a gas, la tecnica che ha reso i campi di sterminio delle vere e proprie fabbriche della morte in grado di eliminare il più rapidamente possibile migliaia di corpi senza lasciarne traccia. Per Bauman il nazismo fu il frutto di una combinazione di elementi non facilmente ripetibile.
Ma vari elementi di questa costruzione abitano ancora il nostro presente, e riprendono a funzionare ogni volta che si attiva il processo del capro espiatorio verso gruppi minoritari o in condizione di sottomissione; ogni volta che s’innalzano muri per tenere popolazioni colpite dalle guerre e dalla fame lontane dai nostri confini di nazioni più ricche, ogni volta che ci voltiamo dall’altra parte per non vedere”.
E quindi di nuovo l’appello ai giovani, presenti stamani con la consapevolezza e l’attenzione di chi sa che sta vivendo un’esperienza dalla quale non tornerà a casa uguale a come era partito.
“È qui – ha concluso la vicepresidente – nel luogo dove caddero le vittime di Auschwitz, che la Regione Toscana rinnova il proprio impegno ad offrire alle ragazze ed ai ragazzi delle scuole toscane l’opportunità di conoscere il passato della deportazione e dello sterminio perché attraverso la conoscenza sia possibile progettare quel futuro di pace e democrazia indicato dalla nostra Costituzione”.