Firenze – Tante medaglie, tante storie, tante emozioni. E’ la Toscana di Rio che torna a casa, è la Toscana che trasmette i suoi valori alle nuove generazioni: sacrificio, sudore, lavoro. Valori che le hanno consentito di portare a casa 4 ori, 4 argenti e 3 bronzi, sulle 28 medaglie totali della spedizione azzurra, e tante soddisfazioni. Questa Toscana si è data appuntamento oggi pomeriggio a Palazzo Strozzi Sacrati per ricevere altri applausi, altri riconoscimenti.
Alla cerimonia di premiazione della delegazione toscana ai giochi estivi di Rio de Janeiro, sia alle Olimpiadi che alle Paralimpiadi, composta da 32 atleti, se ne sono presentati 14, tra cui ben 5 medagliati: Diana Bacosi (oro nel tiro a volo, skeet), Niccolò Campriani (2 ori, tiro a segno carabina 10 metri e carabina 50 metri 3 posizioni), Gabriele Rossetti (oro tiro a volo, skeet), Rachele Bruni (argento, nuoto 10 km) e Marco Innocenti (argento, tiro a volo double trap). Insieme a loro anche i nuotatori Sara Franceschi, Chiara Masini Luccetti e Federico Turrini, i due atleti paralimpici Matteo Betti (scherma) e Sara Morganti (equitazione), il canottiere Luca Agamennoni oltre a Chiara Bazzoni e Stefano La Rosa (atletica leggera) oltre a tanti presidenti di federazioni, tecnici e direttori sportivi.
Il saluto iniziale alla cerimonia, condotta dal telecronista Rai Francesco Pancani, è stato fatto dall’assessore al diritto alla salute e allo sport Stefania Saccardi che, insieme, al presidente del consiglio federale Eugenio Giani, e quelli del CIP Massimo Porciani e del Coni toscano Salvatore Sanzo, ha consegnato agli atleti medaglie e targhe.
“Il premio di oggi – ha detto Stefania Saccardi – non è soltanto per chi è tornato a casa con una medaglia ma anche per chi ha partecipato, portando in alto i colori della Toscana. Una regione che, in proporzione agli abitanti, ha conquistato un posto importante nel medagliere con i sui undici podi, facendo meglio di importanti nazioni. Forse il motivo più bello di questa cerimonia è l’esempio che tutti questi ragazzi e ragazze riescono a trasmettere a tanti giovani che guardano le Olimpiadi e si ispirano a qualche grande campione, come loro appunto. Un esempio di sacrificio e di fatica cui ispirarsi anche nella vita, dove i risultati si ottengono con il sudore, magari nell’ombra e lontano dai riflettori dei media. Mi auguro – ha concluso – che questo sia soltanto il primo passo verso tanti altri successi dello sport toscano”.
Rachele Bruni, rivedendo uno spezzone della propria affermazione proiettata in Sala Pegaso, si è di nuovo commossa. “Confesso – ha detto – che nei giorni successivi alla conquista del podio queste immagini me le sono riviste decine e decine di volte, forse anche per avere conferma che l’argento fosse realtà e non un sogno”. Un’altra donna, mezza toscana e mezza umbra, Diana Bacosi, ha voluto ribadire come “sia un vero peccato che la mia disciplina (il tiro a volo, ndr) acquisti notorietà soltanto ogni quattro anni, in occasione delle Olimpiadi. Un peccato perché dietro a questo sport, come tanti altri meno visibili, e a questi successi ci sono tanto lavoro e sacrifici”.
Le altre tre medaglie presenti sono tutti tiratori. A conferma della grande tradizione toscana nella disciplina. Nel tiro a segno il doppio oro di Niccolò Campriani, dopo aver brevemente descritto quello che si prova in gara (“è un convivere con l’inferno: paure, ansie e stress al limite della violenza fisica”), ha spiegato che “le due medaglie non rispecchiano quello che è stato il quadriennio che mi ha portato a Rio, durante il quale ho fatto tantissima fatica” e che “insieme al Coni sto lavorando a qualcosa di veramente importante e concreto, qualcosa che permetta di compiere in Italia lo stesso percorso che ho potuto compiere io per poter studiare, laureandomi in ingegneria, e fare sport. Qualcosa che è possibile fare brillantemente negli Stati Uniti ma che vorrei fosse possibile anche in Italia”. Un altro oro, Gabriele Rossetti, 21 anni e un futuro davanti, ha ricordato che “nella gara olimpica per arrivare in finale ho eliminato due atleti francesi, gli stessi che allena mio padre (ct della Nazionale transalpina e bronzo a Barcellona ‘92, ndr), lo stesso che insieme ad Andrea Benelli (attuale ct della Nazionale italiana, ndr) mi ha trasmesso esperienza e passione per questo sport”. Infine l’ultima medaglia, l’argento di Marco Innocenti, altre due Olimpiadi alle spalle (Sidney e Atene), e il sogno che sembrava svanito di conquistare una medaglia “un sogno inseguito per 20 anni. Sapevo che Rio poteva essere l’ultima occasione e non me la sono lasciata sfuggire”.