Inchiesta su Unieco (per evasione e fatture), ma la coop si difende

La Procura reggiana indaga 44 persone nell’ambito di un procedimento per accertare eventuali reati di evasione fiscale ed emissione di fatture false. Il colosso cooperativo sta affrontando una fase di ristrutturazione del debito

casoliLa Procura della Repubblica – nella persona del procuratore capo Giorgio Grandinetti – ha aperto un fascicolo su Unieco: le persone inscritte sul registro degli indagati sarebbero 44. Si indaga sul presunto ricorso, per evadere le tasse, a fatture false emesse da artigiani per lavori inesistenti. L’indagine – che sarebbe iniziata 3 anni fa e sarebbe oggi alle battute finali – coprirebbe un periodo che va dal 2008 al 2010, e 1,7 milioni di false fatture (più circa 240mial euro di Iva), emesse da una quarantina di imprenditori calabresi, anch’essi finiti sotto inchiesta. Tra i nomi eccellenti Antonio Oliviero, Alfonso Mendicino e Carlo Trento (coivolti nellinchiesta Aemilia), e l’ex presidente di Unieco Mauro Casoli, uno dei pilastri della cooperazione reggiana, per un ventennio ai vertici della coop rossa di costruzioni.

Casoli, secondo la “Gazzetta d Reggio”, sarebbe indagato per dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti in quanto legale rappresentate della cooperativa all’epoca dei fatti. Il reato sarebbe stato commesso non per vantaggi personali ma a vantaggio della coop e in concorso con 43 artigiani. Questi ultimi indagati sarebbero per lo più calabresi titolari di imprese del settore edile, legate al “Consorzio Artigiani Muratori” (Cam) di Reggio Emilia, già oggetto delle attenzioni delle Fiamme Gialle e dell’Agenzia delle Entrate.

Unieco, a cui fa riferimento una costellazione di società collegate, dal 2013 sta affrontando un procedimento difficile di ristrutturazione del debito pur avendo una media di ricavi sopra i 300 milioni di euro. L’Agenzia delle Entrate già nel 2013 aveva contestato alla coop fatture emesse da artigiani fornitori, in particolare quelli legati al “Magno Consorzio” (una quarantina di piccoli subappaltatori del settore edile), al Cam e alla società croata Crotal D.o.o. In quell’ambito erano finiti sotto processo 14 associati calabresi del Magno Consorzio, con sede in via Brigata Reggio e presieduto da Carmine Cappa; l’accusa era sempre di emissione di fatture per opere inesistenti, negli anni 2005-09, al fine di consentire a Unieco di evadere le imposte. Unieco ne era uscita pulita, mentre molti artigiani avevano patteggiato.

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