C’è un ginepraio di sigle, non ufficiali, e correnti, solo carsiche, che si dimenano in vista del congresso Pd del 2017 quando, lo sperano sempre in di più all’interno del partito, si riuscirà forse a fare le scarpe all’attuale leader maximo ed indiscusso Matteo Renzi.
C’è l’area Dem di Marina Sereni (con lei Francechini, Fassino e forse Letta); la rete dei Turchi di Orlando e Orfini; i Sinistri ex bersaniani (ancora a metà strada tra lo stesso Renzi e il Turco Orlando); la Minoranza della premiata ditta Ss, Stumpo e Speranza (già bersaniano il primo) forti di una ventina di senatori. Ma soprattutto ci sono i Renziani originali, della primissima ora, come tali i più delusi dall’attuale Premier: Matteo Richetti e Graziano Delrio, i cattorenziani forse più accreditati per spaventare davvero l’entourage del Giglio Magico.
Richetti è stato finora l’unico a scoperchiare il vaso di Pandora annunciando urbi et orbi che la Rottamazione è sostanzialmente fallita. L’ex sindaco di Reggio, sempre più accreditato per le sue innate capacità diplomatiche (la cosa che conta di più in tempo di destrutturazione politica), è al contempo sempre più autonomo dal suo segretario nazionale nonché Capo del Governo. E spesso i primi ad uscire allo scoperto (oltre che a rischiare di essere i primi ad essere trombati) sono i primi a raccogliere i frutti.