Dopo un settennato in semi dormiveglia, il primo discorso di Capodanno del rieletto Presidente Mattarella, è stato finalmente attraversato dal sacro fuoco della passione e dalla fredda lucidità della ragione. Dalle radici storiche democratiche del nostro Paese alla visione tecnologica del futuro, con particolare riferimento al digitale, dalla chiamata alla responsabilità dei politici all’elogio delle forze dell’ordine, dallo sprone alla solidarietà verso i più bisognosi ai consigli al mondo giovanile, nel cocktail di Sergio II non è mancato alcun ingrediente per dissetare i palati anche più esigenti che lo aspettavano al varco.
Poi la collocazione chiara, precisa, inequivocabile dell’Italia nella Nato, nel complesso dei valori occidentali e delle potenze democratiche. Con l’appoggio pieno alla popolazione ucraina, l’attacco diretto a Putin, definito “folle”, la benedizione degli strumenti con cui la popolazione ucraina si possa difendere dal tentativo di massacro dei russi, ovvero l’invio delle armi. Con buona pace dei “neneisti”, dei pacifisti col culo altrui, degli arcobalenati di varia ed indefinibile natura, dei filorussi e filoputiniani, o semplicemente dei vecchi tromboni nostalgici del comunismo (razza in via di estinzione per squisiti motivi di carattere biologico). Bravo Sergio, bene, bis!