Firenze – Questa mattina all’interno delle aule del Tribunale di Firenze si è tenuta la seconda udienza per il processo di appello bis sul caso di Martina Rossi: la parola è passata alla difesa che anche oggi ha risostenuto la linea della propria innocenza. Luca Vanneschi, uno dei due imputati, tramite il suo avvocato, Stefano Buricchi, ha ribadito che non c’è stato nessun tentativo di aggressione da parte sua.
Per l’altro imputato, Alessandro Albertoni, è stata depositata una richiesta di interrogatorio, che se accolta potrebbe riaprire la fase di dibattimento, rischiando di oltrepassare i termini della prescrizione per tentato stupro e quindi assolvere i due imputati prima della fine del processo.
Aveva 19 anni Martina Rossi, quando ha perso la vita a Palma di Maiorca mentre si trovava in vacanza con i suoi amici. Era l’estate del 2011, il 3 Agosto, Martina è precipitata dal sesto piano, dal balcone della camera dell’hotel dei due giovani di Castiglion Fibocchi, Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi.
Le indagini condotte dalle autorità spagnole hanno archiviato il caso, sostenendo che la ragazza si fosse suicidata, mentre con una più attenta analisi fatta dagli inquirenti italiani, si è ricostruita la vicenda secondo la quale la ragazza salì in camera dei due giovani, mentre le amiche erano in compagnia degli altri amici dei due aretini e secondo l’accusa, all’alba, Martina precipitò per sfuggire al tentativo di stupro.
Tra il passaggio della sentenza di primo grado e quella di secondo grado, la Corte di Appello di Firenze ha ribaltato il capo di accusa. Infatti, in primo grado, i due imputati erano stati condannati a sei anni di carcere per tentata violenza sessuale e per aver causato la morte della giovane in conseguenza di un altro delitto, il 10 giugno il verdetto fu ribaltato, assolvendo i due imputati da qualsiasi tipo di accusa.
Il reato dell’art. 586 c.p, per morte come conseguenza di altro reato, è andato in prescrizione mentre per il reato di tentato stupro i giudici l’avevano assolti «perché il fatto non sussiste». Dopo di che, è intervenuta la Cassazione, il Procuratore Generale nella requisitoria ha chiesto ai supremi giudici di annullare l’assoluzione e ordinare nuovo processo.
Il caso di Martina Rossi, fin dall’inizio, è stato un’indagine difficile per la magistratura che si è trovata a basarsi sulle prove e sulle indagini della polizia spagnola che poi si sono rivelate approssimative e superficiali. Tuttavia la Cassazione ha deciso di riaprire il caso sottolineando l’importanza di due elementi chiave: il fatto che Martina fosse in mutandine quando è precipitata, e che Albertoni avrebbe avuto dei graffi sul collo, indizi che sono stati bollati nel secondo grado di giudizio, come “troppo poco significativi”.
Martina si è gettata dal sesto piano a causa di un celato malcontento o per sfuggire a un tentativo di stupro?
Il 7 Aprile si è tenuta la prima udienza per il processo di appello bis, nella quale il Tribunale ha chiesto di condannare a 3 anni i due imputati, richiesta che è stata accettata e sollevata anche dai legali della famiglia di Martina. Durante l’udienza di oggi, sono stati sentiti gli imputati e il 28 Aprile ci sarà la terza udienza, con la probabilità del verdetto finale.
L’avvocato della famiglia di Martina ha più volte ripetuto il pericolo alle porte della prescrizione, che avverrà entro fine Agosto o inizi di Settembre, in quel caso nessuna verità giuridica assolverà i due imputati ma l’effetto di una legge che fa decadere un provvedimento giuridico a seconda del tempo trascorso dall’identificazione di un possibile reato.