di Piero Meucci
Firenze – C’erano molti posti vuoti ieri sera la platea della Pergola. Eppure andava in scena uno spettacolo di grande impatto per la storia di chi lo ha ideato e per la qualità di chi lo sta portando avanti secondo gli insegnamenti della fondatrice.
Ospite del Maggio Musicale Fiorentino la Compagnia di danza di Martha Graham, una delle icone della danza moderna, che ha rivoluzionato l’arte tersicorea, influenzando generazioni di coreografi. Insomma sul palco veniva rappresentato una grande classico della storia delle performing arts e, come tutti i capolavori assoluti, a qualunque musa appartengano, riesce a trasmettere il suo messaggio con semplicità e immediatezza, anche a chi non frequenta questo genere di linguaggio artistico.
Per il pubblico fiorentino la Martha Graham Dance Company ha presentato cinque coreografie, tre delle quali rappresentano altrettanti tappe importanti del percorso artistico della “madre della danza moderna”. Errand into the Maze, per esempio, del 1947 (con musiche di Giancarlo Menotti) “viaggio mitologico nell’interiorità dell’io” nel quale la protagonista femminile Arianna scende nel labirinto per conquistare il Minotauro. Un pezzo che – scrive Elena Randi sul programma di sala – parla di un passaggio chiave dell’esistenza umana: la presa di coscienza della sessualità vincendo la Creatura della Paura e il senso di colpa verso l’eros.
Ekstasis, del 1933, coreografia ricreata da Virgine Mécène su documentazione e fotografie, è uno studio del corpo, che crea forme nello spazio partendo da una spunta pelvica, distorsioni che trovano una straordinaria corrispondenza con la musica di Ramon Humet.
La terza coreografia di Martha Graham, che ne disegnò anche i costumi, è un composizione astratta come la fonte dell’ispirazione, l’opera di Vassilij Kandinskij. Sulla scena variazioni sui vari aspetti dell’amore rappresentati anche dai colori: rosso, l’amore romantico; il bianco l’amore maturo e il giallo, l’amore adolescenziale. L’azione si svolge in un giardino all’aria aperta come un Sogno shakespeariano.
Se le opere di mano dell’artista sono di eccezionale interesse – e soprattutto Errand the Maze che per lo spettatore accorto rappresenta la summa della poetica e dell’applicazione dello stile della Graham – anche le coreografie ideate dai suoi allievi hanno colpito un pubblico caldo ed entusiasta.
Lamentation Variations (2007) che comincia con un video emozionante nel quale viene proiettato un film degli anni quaranta. Martha Graham interpreta Lamentation: costretta in una veste-sacco nera che l’avvolge e la tiene come intrappolata nell’angoscia del lutto della mater dolorosa che non riesce né a piangere né a trovare consolazione nella preghiera.
In sala risuona la sua voce autentica che spiega il significato della sua opera sulla quale cominciano a danzare gli interpreti di oggi in variazioni sul dolore realizzate da tre diversi coreografi: Bulareyang Pagarlava, Nicolas Paul e Larry Keigwin su musiche rispettivamente di Mahler, Dowland e Chopin.
La pièce è stata presentata la prima volta nel 2007 per commemorare l’anniversario dell’11 settembre. I tre coreografi dovevano mettere in danza le riflessioni e le emozioni che in loro aveva suscitato la performance della maestra. Colpiscono lo smarrimento e la sofferenza di fronte alla tragedia delle torri gemelle nell’interpretazione di Keigwin, l’ultima variazione: tutto il corpo di ballo in un insieme che offre una straordinaria composizione di reazioni individuali.
Deo, infine, l’ultima produzione della compagnia di New York con le coreografie di Maxine Doyle e Bobbi Jene Smith e la musica elettronica di Lesley Flanigan è un’opera che sviluppa e approfondisce i temi di Martha Graham: il mito classico di Demetra e Persefone rapita da Ade esprime l’eterno angoscioso destino degli uomini di fronte alla morte e al ruolo che svolgono le donne nella rassegnazione di fronte a un destino misterioso e ineluttabile.
Uno spettacolo dunque imperdibile per chi vuole rivivere un momento cruciale della storia della danza, ma anche per chi alla danza si avvicina per la prima volta. Perché anche chi non la conosce può percepire la forza e la creatività di una grande artista.
Al Teatro della Pergola oggi 12 giugno e domani 13 giugno.
Foto: So Young An and Ben Schultz in Bulareyaung Pagarlava’s Lamentation Variation © Melissa Sherwood