Martedì 1 aprile

Teatro della Pergola – Firenze
Geppy Gleijeses  Marianella Bargilli  Lucia Poli  

L’IMPORTANZA DI CHIAMARSI ERNESTO
di Oscar Wilde
traduzione Masolino D’Amico
L’importanza di chiamarsi Ernesto di Oscar Wilde è stata definita come la più bella commedia di tutti i tempi e l’edizione del Teatro Stabile di Calabria nelle stagioni 2001/2002 e 2003 ha totalizzato il record di pubblico in molti teatri italiani. Geppy Gleijeses, interprete e regista, la ripropone oggi in un nuovo allestimento a più di dieci anni da quello strepitoso successo insieme a Marianella Bargilli nel ruolo en travesti di Algernon e con la splendida Lady Bracknell di Lucia Poli. La commedia è la conclusione del ciclo dei “Drammi di società” dei quali fa parte con Il ventaglio di Lady Windermere, Una donna senza importanza e Un marito ideale. Quando debutta a Londra nel febbraio 1895, anticipa di poco le accuse di immoralità che travolsero carriera e vita di Wilde. L’importanza di chiamarsi Ernesto, o di essere “serio” come talora si traduce giocando allo stesso modo dell’idioma inglese sulla parola “earnest” che compone il titolo originale, ha provocato molte congetture sul corso che l'evoluzione del drammaturgo e di conseguenza, forse, di tutto il teatro inglese, avrebbe potuto prendere senza l'intervento della magistratura.
Per Masolino D’Amico, oltre ad essere la commedia più rappresentata in assoluto, di certo esprime la quintessenza del teatro di Wilde: l’eleganza formale, lo straripare fulmineo dei dialoghi, il susseguirsi serrato di battute, il costante affacciarsi sul nonsense. La vicenda di John Worthing, messo sotto esame dalla terribile Lady Bracknell che intende valutarne le doti di futuro marito della figlia, risponde ai criteri di un vero e proprio atto di fondazione del “teatro dell’assurdo”, incarnato cinquant’anni dopo da Eugène Ionesco. Perché costruito su uno spettacolare castello di finzioni (John e l’amico Algernon si inventano una vita e una famiglia che non hanno), e su un puro gioco nominale: se Giulietta dietro ispirazione del Bardo era disposta a sposare Romeo quale che fosse il suo nome, Gwendolen e Cecily pretendono un Ernesto. Questo obbliga Wilde ad una spettacolare agnizione finale, che trasformi le finzioni in realtà.

Orario spettacoli: dal martedì al sabato: ore 20.45, domenica: ore 15.45. Lunedì riposo.Info: www.teatrodellapergola.com

Centro Arte e Cultura a Firenze (Piazza San Giovanni 7
Il monachesimo a Firenze fra XI e XIII secolo

Sesto appuntamento del ciclo di conferenze “Firenze prima di Arnolfo” con Francesco Salvestrini e Il monachesimo a Firenze fra XI e XIII secolo. Dall’età della riforma ecclesiastica agli insediamenti della città comunale: martedì 1 aprile alle ore 17.00,
A Firenze già nel IX secolo si trovavano antichi istituti di perfezione e dipendenze di importanti cenobi padani. Tuttavia fu soprattutto fra X e XII secolo che sorsero entro le mura e nell’immediato circondario alcuni dei più noti monasteri benedettini destinati a svolgere un ruolo di primo piano nella storia della città e del suo assetto urbanistico. Fra questi emersero la cosiddetta Badia fiorentina (Santa Maria), voluta dalla famiglia del marchese Ugo nel 978, il chiostro suburbano di San Miniato al Monte fatto costruire dal vescovo Ildebrando (ca. 1018), quello femminile di San Pier Maggiore, anch’esso legato alla curia episcopale (seconda metà dell’XI secolo), il cenobio di San Salvatore a Settimo, patronato dei conti Cadolingi dal tardo secolo X, e il chiostro di San Salvi, di matrice sempre laicale (1048), ma presto inserito nel movimento riformatore facente capo a Giovanni Gualberto e al successivo Ordine vallombrosano.  Salvestrini – docente di Storia Medievale e delle Istituzioni Ecclesiastiche Medievali presso l’Università di Firenze – illustrerà il ruolo svolto delle fondazioni regolari nella Firenze del pieno Medioevo e ripercorrerà le vicende delle più antiche istituzioni ‘contemplative’, connesse alla grande stagione della riforma ecclesiastica, che vide il centro toscano e i suoi religiosi agire da protagonisti. Dall’accusa di simonia mossa da Giovanni Gualberto al presule Pietro Mezzabarba e dalla celebre ‘prova del fuoco’ di Settimo del 1068, Salvestrini arriverà a parlare dell’accoglienza riservata ai Cistercensi dal vescovo Ardingo negli anni trenta del Duecento, cercando di evidenziare in che modo il monachesimo lasciò in eredità al cristianesimo fiorentino il ricordo dei gloriosi fatti occorsi nel secolo XI, il cui rigore morale e l’elevazione spirituale incisero profondamente sulle stagioni successive.

Sala Bianca di Palazzo Pitti
Il Codice Rustici entra nella mostra "UNA VOLTA NELLA VITA. Tesori dagli archivi e dalle biblioteche di Firenze" in un momento propizio poiché è in atto il progetto attuativo dell’edizione in fac-simile con apparati, cioè la pubblicazione critica del testo a cura di Kathleen Olive, Nerida Newbigin e Riccardo Buscagli che ospiterà anche i saggi introduttivi di vari esperti: il Soprintendente per il Polo Museale Fiorentino Cristina Acidini ed Elena Gurrieri (italianista, bibliotecaria del Seminario Arcivescovile e curatrice del progetto), Franco Cardini, Francesco Gurrieri, Timothy Verdon e Francesco Salvestrini.  La realizzazione del progetto è finanziata dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze e l’edizione in fac-simile del libro manoscritto sarà pubblicata nel novembre 2015, in occasione della venuta a Firenze del Santo Padre, Papa Francesco I, per fargliene dono.

 

 

 

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