Firenze – Caldo, avvolgente, rassicurante, il colore dell’anno è il Marsala, un omaggio all’Italia e al suo vino liquoroso prodotto nella cittadina siciliana che porta il suo nome. A deciderlo, come ormai accade da circa una decina d’anni è lo statunitense Pantone Institute, autorità indiscussa e di livello internazionale in fatto di colori e che lo ha contraddistinto con il codice numerico di 18-1438. Seguendo la linea della nuova tonalità di tendenza tutte le aziende del fashion system, ma anche quelle del design e dell’arredo casa hanno aggiornato le loro proposte e i loro cataloghi, non mancheranno quindi smalti, tinture per capelli, rossetti, fard, abiti, accessori, tessuti in genere e tantissimi altri oggetti di design color Marsala.
Un colore che pare abbinarsi bene quasi con tutto e creare accostamenti particolarmente glamour con il turchese. Se la nascita del vino liquoroso si deve alla figura del commerciante inglese John Woodhouse che alla fine del ‘700 iniziò produzione e commercializzazione utilizzando il metodo soleras, quello usato per la produzione del Porto e dello Sherry, fu Vincenzo Florio nel 1833 ad iniziarne a Marsala la produzione, fondando le Cantine Florio, acquisite in seguito, nel 1020, dalla Cinzano. Alterne vicende caratterizzano la storia di questo vino, una cosa però è certa, si tratta del primo vino DOC, nel 1969, della storia vinicola italiana, con aggiornamenti nel disciplinare nel 1986 e ne 1995; senza contare che è l’unico vino italiano le cui regole sono state dettate da una legge, la n. 851 del 28 novembre 1984, in base alla quale il vino Marsala può essere prodotto e imbottigliato solo all’interno del territorio provinciale trapanese, escluse le aree di Alcamo, Pantelleria ed Egadi. Tra i parametri che caratterizzano il Marsala, il colore, che può essere, oro, ambra o rubino, e cinque diverse varietà che vanno dal Marsala Vergine, esclusivamente secco, fino al Marsala Superiore Dolce, che ha un gusto vellutato e avvolgente e si accompagna a frutta e dessert. Ci piace immaginare che gli esperti oltreoceano si siano ispirati sorseggiando un bicchiere di questa ultima “sfumatura” di vino italiano.