Vi sembra possibile che Roberto Maroni e Enrico Rossi siano d’accordo su tutto? Quello a cui abbiamo assistito ieri in occasione del dibattito sul Senato Federale all’interno del progetto culturale Lions Academy è stato un incontro che ha sorpreso tutti, pubblico, giornalisti e soprattutto lo stesso Maroni che ha dichiarato: “Sono preoccupato, concordo con Rossi su tutto!” Maroni annuiva alle proposte di Rossi e viceversa. La riforma del Senato quindi mette riesce a creare dialogo costruttivo? Pare di sì. Regole precise, modello tedesco, competenze esclusive. E soprattutto accordo e comune monitoraggio sull’idea romana di “cancellazione delle Regioni”.
E infatti il tema dello strapotere di Roma è emerso più volte, e neanche tanto velatamente, tanto che il più determinato ed esplicito è stato proprio Rossi che ha portato esempi concreti.
Il modello proposto da Maroni per la riforma del Senato è quello tedesco, “che funziona e quindi non rende necessario inventare niente di nuovo. Competenze esclusive – dice Maroni – nessuna elezione ma rappresentanze dei länder, circa 70 membri nonostante una popolazione maggiore della nostra.” Noi ne abbiamo 315.
“Bisogna pensare ad un regionalismo – dice Rossi – con competenze precise per le Regioni. Allo Stato chiediamo certe politiche industriali, un istituto per il commercio estero, una promozione nazionale del turismo, un sistema sanitario e scolastico inseriti in un quadro di carattere nazionale. Il Governo – continua Rossi – concerti e fissi gli obiettivi, faccia il monitoraggio, intervenga anche in via sostituiva qualora le Regioni non riescano a raggiungere gli obiettivi prefissati, controlli bene la spesa e se ci sono ammanchi, il potere centrale intervenga anche commissariando. Questo è il federalismo che noi possiamo concepire in Italia con un ruolo forte delle Regioni niente affatto sminuito”.
La proposta comune è di un federalismo a due velocità. “ Lo Stato – dice Maroni – deve fissare un elenco di competenze messe a disposizione delle Regioni e ognuna farà per quello che riesce. Per le Regioni che non arriveranno a tutto interverrà lo Stato. Adesso le Regioni che riescono – prosegue il Governatore della Lombardia – devono aspettare quelle più lente; è una questione di solidarietà e va bene, ma è messa nel modo sbagliato perché impedisce a chi riesce di cogliere le opportunità di sviluppo. La Lombardia è stata definita la locomotiva del paese, ma se è costretta a frenare il treno si ferma e lo svantaggio è per tutto il paese.”
È chiaro che la situazione di oggi penalizza le Regioni che hanno un saldo attivo. Lombardia, Toscana come Veneto e Piemonte sono in attivo e la spesa procapite, che su 100 euro a livello nazionale è di 14,00 euro, è di 12 in Toscana, 8,00 in Lombardia, 24,00 in Calabria, 23,00 in Campania.
“Se questo fosse servito – dice Maroni – a sviluppare attività economiche e il benessere in quelle regioni non avrei nulla da dire ma se assistiamo, come accade oggi, al dichiarato fallimento del comune di Napoli come detto dalla corte dei conti, mi domando cosa sarebbe accaduto se quei soldi lì fossero stati investiti nelle nostre regioni.”
Sulla nuova squadra di Governo, Maroni invece non ha pregiudizi: “A me serve un Governo che dia risposte alle mie domande, ai tanti problemi presenti. Posso dire – continua il Governatore che una nota positiva è nella conferma Di Maurizio Lupi alle Infrastrutture. Con lui abbiamo lavorato bene in questo anno soprattutto in vista di Expo, ci sono tante questioni da risolvere rapidamente e se fosse arrivato un nuovo ministro prima che capisse dove era finito sarebbe stato difficile proseguire. Valuteremo il Governo Renzi sui fatti concreti. Non abbiamo pregiudizi” .
Un Maroni quindi aperto a tutto, che ha però invitato Matteo Renzi, ad intervenire sul patto di stabilità definito da entrambi di “stupidità” dicendo a Renzi: “Tu che stupido non sei puoi solo cancellarlo”.