Le fronde più integraliste del femminismo avranno certo da recriminare sull’apprezzamento che vogliamo rivolgere a una donna che accettò, dopo il matrimonio, di lasciare non solo il cognome paterno ma anche il proprio nome di battesimo. Mercedes Pedrazzini lo fece nel 1938, dopo essersi unita in matrimonio a Marino Marini che da allora, senza nulla togliere al sentimento che lo legava alla moglie – anzi! – iniziò a chiamarla Marina: e Marina divenne anche per tutto il resto del mondo. Fu un gesto, sia chiaro, immacolato rispetto a qualunque ombra di sopraffazione qualcuno possa volerci leggere: piuttosto, diventava significativa espressione del sentirsi parte di un’unica essenza, espressione priva di ambiguità accolta con piacere, dichiarazione di un sentimento talmente forte da saper superare ogni barriera divisiva, compresa la separazione estrema che sarebbe arrivata con la morte del corpo.
La loro unione sgorgava da un’intesa spirituale tanto preziosa quanto rara, che ha alimentato la volontà di lasciare ai posteri la pienezza di un’arte che va ben oltre la straordinarietà della tecnica, rivolta a sublimare pensieri ispirati dalla bellezza, generandola a loro volta.
L’arte di Marino rimane sempre viva perché sa rivolgersi alla persona comune, nella sua arte ha modellato la percezione del vivere traducendola in metodo originale, emozionalmente a tutti accessibile seppure mai banale. Le sue opere hanno presenziato – e molte continuano a farlo – luoghi di esposizione fra i più prestigiosi del mondo, lavori affascinanti risultati anche delle “contaminazioni” positive raccolte durante il suo muoversi nel mondo: dall’incontro con Pablo Picasso, e sotto la suggestione dalla poetica dell’Informale, Marino inaugura le serie dei Miracoli e dei Guerrieri, mentre il ritratto di Igor Stravisnkij – conosciuto durante la sua prima mostra newyorkese del febbraio 1950 – racconta la loro sincera amicizia. Ecco: giusto per dare solo un paio di esempi, fra i tanti “perturbanti” il cammino artistico e personale di Marino e Marina.
Sì, anche di Marina, che sempre si percepisce come imprescindibile valore aggiunto nell’opera dell’uomo con cui ha condiviso la vita, ma anche l’immortalità, dal momento che ha definito con lui la visione di un “domani” che fosse messaggio da consegnare alle generazioni future, attraverso un’oculata destinazione delle sue opere.
Nel 1973 donarono alla municipalità di Milano un nucleo cospicuo di opere, allestite alla Villa Reale come Museo Marino Marini: quello stesso nucleo è oggi in parte ricollocato nelle sale del Museo del Novecento. Nel 1988 fu la volta di Firenze, che aprirà il Museo Marino Marini grazie a una generosa donazione di opere da parte di Marina in memoria del marito, scomparso nel 1980 (opere oggi parte dell’omonima Fondazione).
Nel 1979 era stato l’anno di Pistoia, con l’inaugurazione del Museo dedicato: «Sì, sono nato in Toscana, a Pistoia, nel 1901. Pistoia, una città di provincia, sul confine delle terre etrusche, una città che ha molto carattere, con i suoi grandi palazzi silenziosi» ebbe modo di affermare, e i pistoiesi amano ricordare queste parole orgogliose del loro celebre concittadino. Tra il 1979 e il 1983, allo scopo di legare la figura di Marino con le istituzioni preposte allo studio e alla conservazione della sua opera, fu istituita a Pistoia anche la Fondazione Marino Marini, le cui vicende saranno seguite personalmente da Marina fino al 2008, anno della sua morte.
Da alcuni anni un contenzioso legale e la necessità di adeguare alla normativa di sicurezza il Complesso del Tau – luogo scelto da Marina per collocare le opere a Pistoia – hanno costretto alla chiusura, ma da oggi – sabato 6 luglio 2024 – la sua città torna a rendergli omaggio con “Marino e Pistoia: di nuovo insieme”, esposizione che – seppure al momento solo straordinaria – riconsegna ai pistoiesi e a tutti i visitatori una selezione di opere di uno dei maggiori artisti del Novecento. Come il Prefetto Raffaele Ruberto, Commissario Straordinario nella gestione della vicenda legale, ha affermato durante l’inaugurazione della mostra: «Marino è patrimonio della città.»
E la città di Pistoia non può che accogliere con entusiasmo la positività di questa dichiarazione, condivisa da tutte le autorità presenti: il Sindaco Alessandro Tomasi ha ricordato come: «In questi anni il Comune si è fatto carico di tutte le emozioni portate dalla vicenda del Museo, ma Pistoia non ha mollato […] L’unico intento della città è valorizzare Marino.»
Intento confermato anche i messaggi della Prefetto di Pistoia Donatella Messina, del Soprintendente ai beni culturali Andrea Pessina, del Presidente della Fondazione Caript Luca Gori che ha tenuto a rimarcare lo stretto legame fra cultura e solidarietà.
Tutti hanno espresso il piacere di trovarsi nuovamente negli spazi del Tau per Marino, esprimendo la piena volontà di lavorare congiuntamente per avere quanto prima la libera fruizione del Museo.
Andando oltre ogni intento e previsione al momento futuribile, intanto Flavio Fergonzi, responsabile del Comitato Scientifico Fondazione Marino Marini, ha illustrato la scelta “contrent” – ovvero contenuta – per l’allestimento. L’ordinamento di questa esposizione è, infatti, diverso da quello che tradizionalmente si trova in quelle dedicate al maestro: si è andati oltre l’ordine di sviluppo cronologico, preferendo arricchire lo spazio espositivo – almeno quello nel corpo centrale del Tau – con evidenze documentarie, riprese fotografiche degli atelier di lavoro di Marino – spesso realizzate da autori di rilievo, ma alle quali anche Marina, ottima fotografa, non era esente – che evidenziano inaspettate relazioni iconografiche e formali, inducendo l’osservatore a verificare punti di vista di speciale interesse. Si tratta di foto che non avevano una destinazione privata, Marino stesso le volle pubblicate nei libri e negli articoli su periodici a lui dedicati, ma che ai fini di una riflessione sulla sua opera acquisiscono particolare interesse dal momento che amava circondarsi di immagini – quindi di foto, ma anche di pitture spesso da lui stesso eseguite nel tempo – come fossero muse ispiratrici, tessendo con loro dialoghi stimolanti per ideare nuove opere. È questo il pathos che il Comitato scientifico ha voluto ricreare nella sala, permettendo una migliore immedesimazione emozionale con l’artista.
Nella attigua ex chiesa del Tau – che già da sola induce alla suggestione, con i preziosi affreschi di Niccolò di Tommaso – restano collocate opere che indossano ancora il profumo dell’aria respirata nei luoghi che le hanno ospitate, affascinanti ambasciatrici nel mondo dell’arte di Marino.
Si tratta di un’esposizione straordinaria, ma il coro autorevole che si è levato davanti alla grandezza dell’artista fa ben sperare: non sarà un percorso breve, ma di sicuro a Pistoia nessuno ha intenzione di trasgredire alla volontà di Marino e Marina.
INFO SULLA VISITA ALLA MOSTRA “Marino e Pistoia: di nuovo insieme”
Apertura sabato 6 luglio al piano terra di Palazzo del Tau – corso Silvano Fedi 40, Pistoia – sarà visitabile nel mese di luglio con orario continuato delle ore 11 alle 19 – ultimo ingresso alle 18 – secondo il seguente calendario: sabato 6 e domenica 7; sabato 13 e domenica 14; sabato 20 e domenica 21; giovedì 25 (Festa patronale di San Jacopo), venerdì 26, sabato 27 e domenica 28.
Sarà garantita un’accessibilità per i diversamente abili dalla loggia esterna del giardino (ingresso con cancello ex caffetteria) sempre su Corso Fedi, con assistenza di personale addetto.
Viste le caratteristiche degli spazi e il tipo di allestimento scelto, si prevedono visite a numero chiuso fino a un massimo di 25 persone ogni 45 minuti: è pertanto obbligatoria la prenotazione da effettuare sul sito della Fondazione Marino Marini di Pistoia all’indirizzo https://fondazionemarinomarini.it/product/prenotazioni-marino-e-pistoia-di-nuovo-insieme/ .
Foto Museo Marino Marini