Firenze – Sembrava una storia avviata al lieto fine: Maria, giovane donna rumena, circa 4 anni fa parte dalla propria patria per ricongiungersi col suo compagno, che aveva trovato lavoro e casa. Tant’è vero che, ricongiuntasi la coppia, nasce un figlio, un bel bambino che oggi ha tre anni. Tutto a posto dunque? Neanche per sogno. Stamattina Maria ha ricevuto la visita, su appuntamento da luglio, e con un nuovo accesso ad ottobre, dell’ufficiale giudiziario, di due agenti di polizia e di un fabbro, oltre all’avvocato della proprietà giunto da Roma. Perché la sua permanenza nella casa, amara scoperta di qualche tempo fa, ovvero dalla notifica dello sfratto, è del tutto abusiva. La proprietà è dell’Inps, e il suo compagno, che nel frattempo ha abbandonato Maria e il piccolo, è uno di quegli operai cui era stato assegnato un appartamento in forza alla sua appartenenza alla squadra di una società edile. Una vicenda dai risvolti problematici, che occupò per qualche tempo le pagine dei quotidiani cittadini e che produsse, nel novembre del 2018, dieci condanne nel processo sul presunto racket di appartamenti di proprietà dell’Inps, nello stabile di Firenze, in via Monteverdi.
Stamattina dunque, secondo accesso con forza pubblica per lo sfratto a chi è rimasto, ovvero a Maria e il bimbo di tre anni.. Nel frattempo la donna, che è seguita dai servizi sociali, avrebbe dovuto trovare un’abitazione. Il vero problema è che, come spiegato varie volte su queste pagine, una persona che gode solo del reddito di cittadinanza non riesce a trovare, tanto più se straniera, sbocchi sul mercato degli affitti cittadini, molto alti. Come si sa, la scelta, ormai da anni, è fra mangiare o pagare l’affitto. Inoltre, come spiegano gli attivisti del Movimento di Lotta per la Casa che con la Rete Antisfratto sono intervenuti stamattina, la donna non ha avuto margini di contrattazione con la proprietà, che forte dell’abusività della sua presenza ha messo in campo una sola scelta: andarsene.
Dove? E’ questo il punto. Maria, come ha spiegato stamattina nelle concitate fasi dell’accesso, nel corso di un braccio di ferro che è durato circa un’ora, accetterebbe anche una soluzione in struttura con il suo bambino. I servizi sociali si stanno prodigando per trovare la soluzione auspicata anche dalla giovane donna, ma ad ora non è stato trovato nulla. Dunque, la soluzione sembrerebbe una sola, quella di buon senso alle porte dell’inverno: attendere ancora qualche tempo per dar modo all’assistente sociale di trovare la soluzione del problema. Del resto, è necessario ricordare che sul patrimonio immobiliare dell’Inps nella zona, una piccola inchiesta svolta da Stamptoscana aveva portato alla luce la presenza di alloggi inutilizzati, tant’è vero che sia i sindacati inquilini che altre associazioni avevano tentato un approccio, in vista anche dell’emergenza abitativa che si paventava e che poi puntualmente si è verificata al termine del blocco degli sfratti da pandemia (https://www.stamptoscana.it/alloggi-inutilizzati-grandi-sunia-il-comune-cerchi-un-accordo-con-linps/).
Tonando a stamattina, la vicenda ha visto anche l’intervento della zia della donna, accorsa per dare mano alla nipote. La donna abita in una casa popolare in due stanze, in cui vivono in 5, compresa la figlia disabile con tanto di sollevatore. Una situazione ambientale che non permette certo alla nipote col bambino di andare a condividere l’alloggio, come suggeritole con forza. Perciò, dopo vari confronti, intanto Maria ha ricevuto una proroga di una settimana per rimanere sotto il tetto dell’Inps. Una settimana, per trovare una soluzione per lei e il suo bambino. Tutte le speranze ora sono affidate all’assistente sociale e ai servizi del Comune.
Dalla Rete Antisfratto poche amare parole: “Oltre alla Firenze glamour c’è anche quella della gente che muore di fame. I nostri amministratori devono avere il coraggio di guardare in faccia anche questi cittadini. Quanto a noi, continuiamo a batterci per non lasciare nessuno in strada, per garantire il passaggio da casa a casa, per soluzioni abitative concrete, per l’utilizzo del patrimonio pubblico sfitto, per aumentare la disponibilità di case popolari”.