Firenze – E’ sulla questione dei gessi rossi e della cava della Bartolina che prende il via l’intervista con il capogruppo di Fratelli d’Italia in consiglio regionale Paolo Marcheschi. Una questione complessa, di cui abbiamo dato conto spesso su queste pagine, studiata profondamente dal consigliere di FdI, che ha portato mozioni e interrogazioni in consiglio regionale sul tema.
Una questione complessa, conviene Marcheschi, su cui bisogna innanzitutto fare chiarezza. A cominciare dalla stessa raccolta dati sui materiali di risulta della Tioxide, multinazionale americana che produce prodotti chimici per l’industria. E che a Gavorrano ha una delle sue sedi.
“Il metodo di raccolta di questi gessi rossi era stato disciplinato con un accordo del 2004 sottoscritto dai comuni interessati, da Regione Toscana, Provincia di Grosseto, Arpat, Asl 9, Tioxide Europe e sindacati , che aveva più o meno trovato una soluzione individuata in modo collegiale. Ma nel 2015, l’accordo fu rimodulato in modo tale da lasciare che solo tre dei comuni gestissero la faccenda, motivando col fatto che questi rifiuti, i gessi rossi, interessavano solo 3 comuni.. Cosa abbastanza sbagliata, dal punto di vista dell’impatto che hanno questi rifiuti innanzitutto: se i dati sono giusti sono il triplo, più o meno, di tutti i rifiuti urbani di tutta la provincia. E’ chiaro che non possono diventare un problema comunale”. La cava della Bartolina come sito di stoccaggio emerge quando si rende necessaria l’individuazione di nuove cave dove stoccare questi gessi, dal momento che la cava attuale sta andando in esaurimento. Per cui la politica giustamente è tenuta a trovare altre soluzioni. La mozione che ho portato in consiglio regionale tendeva a mettere nero su bianco l’esclusione della sola cava della Bartolina. Non ero ancora a conoscenza che anche la cava della Vallina avesse delle criticità, quando la collega Spinelli di Leu lo disse in consiglio, mi resi disponibile a raccogliere anche il suo emendamento. Dal momento che si trovano in una delle provincie con forse il più grande numero di cave di tutta Italia, levarne due dal numero non sembrava così determinante, tanto più per la cava della Bartolina esiste anche una destinazione già concordata con tutti i comuni, quella di utilizzarla per realizzare un invaso idrico, con l’utilità, sia economica che ambientale, di cui tutti sono perfettamente consci”.
D. La vicenda tuttavia proseguì?
R. Sì: infatti, a cavallo della fine della legislatura del parlamento, è arrivata questa relazione che viene dalla commissione bicamerale e che apre un altro scenario, gettando molte ombre sulle caratteristiche del rifiuto gessi rossi. Il Noe ha aperto una inchiesta penale tra l’altro per traffico illecito di rifiuti che è reato molto grave, perché a detta del Noe, quindi dalle inchieste fatte dai tecnici dei carabinieri, si sarebbe rilevato che il gesso rosso non sarebbe più rifiuto da stoccare in cava, ma un rifiuto da mettere in discarica. In altre parole, pericoloso. Su questo si è aperta una procedura di attenzione da parte degli enti locali, ma anch’io ho voluto portarla in Regione, tant’è vero che ho chiesto all’assessore e all’Arpat di venire a riferire urgentemente in commissione, per capire la bontà dei dati risalenti ad Arpat e dell’accordo che ha individuato il soggetto che deve certificare questi dati sia sui gessi rossi che sulle acque vicine alle cave. E soprattutto che possano coincidere con quelli del Noe, perché è evidente che uno dei due o li rileva in modo sbagliato o li legge in modo sbagliato”.
D. La risposta è già arrivata?
R. L’assessore Fratoni non è ancora venuta in commissione, la commissione d’altro canto non è stata ancora convocata. Perciò ho chiesto ad Arpat l’accesso agli atti, per chiedere come sono stati fatti tutti i rilievi e per vedere i verbali. E’ ovvio che facendo politica io cerco le responsabilità politiche, se ci saranno responsabilità penali o di altro genere c’è la Procura o le autorità giudiziarie. E’ chiaro che la procedura messa in atto nell’accordo 2004 se ha delle criticità, vedrà le responsabilità ricadere sul Pd, dal momento che in quella stagione sia sindaci, che i presidenti della provincia e della regione appartenevano tutti allo stesso partito. E’ chiaro che se, come sospetta il Noe, venissero fuori (uso il condizionale in quanto sono tutte ipotesi non ancora concluse e comprovate) delle responsabilità anche penali, ovviamente chi ha firmato quegli accordi, chi non ha fatto rispettare le verifiche e i controlli, ne avrebbe conseguenze non solo politiche, ma anche di altro genere. Perché ciò che il Noe dice e che ovviamente non va sottaciuto, è che il catalogare un rifiuto in un modo o in un altro, dargli un codice, piuttosto che un altro, ha generato quello che potrebbe essere un traffico illecito di rifiuti e un business di milioni e milioni di euro”.
D. Un quadro che mette in evidenza anche un dato sociologico e politico: le responsabilità sono tutte all’interno del Pd in quanto il centrosinistra è stato ed è ancora, in Toscana, la classe dirigente per eccellenza, che ha costituito quadri amministrativi e tecnici di tutti gli enti pubblici. Eppure, scricchiolii stanno avvenendo anche in questa terra. Perché pensa che si sia realizzata questo grande crack nella sinistra italiane?
R. La domanda è ampia, e per quanto mi riguarda è avvenuto principalmente per una tarda presa di coscienza del cambiamento del Paese. Circa vent’anni fa, la classe operaia era diventata diversa dagli anni ’70-’80, con aspirazioni diverse, macchina, vacanze, ecc. Venendo poi meno anche la rete sociale legata alle ccoperative e al concetto di appartenenza, oltre al cambiamento della comunicazione politica, divenne sempre meno necessario o fondamentale il legame creato dalla necessità dell’appartenenza. La chiave dello sviluppo della zona, da quella urbanistica a quella economica, era politica, attraverso le Coop. queste reti sociali sono venute un po’ meno, anche per la volontà dei sindaci, anche di sinistra, per ragioni di crisi, di rivolgersi ad altri investitori, finendo però per far passare il concetto che tutto sommato “l’appartenere” non era poi così fondamentale. Tutto ciò ha avuto il suo colpo di grazia nell’apparizione di Renzi, uomo non del vecchio Pci ma della Margherita, homo novus, che ha fatto questa “opa” sul partito democratico, scaltro ed abile a capire che per le sue sconfinate ambizioni seppure egli non fosse di sinistra non poteva fare a meno dei voti della sinistra. Così, ha cambiato definitivamente i connotati alla sinistra. Del resto dal ’94 ad ora, sono scomparse le ideologie e si parla di sovranismo e populismo, non di destra o sinistra. Ora si è arrivati al populismo spinto, con il collegamento diretto, molto social, che ha spazzato i corpi intermedi, a cominciare dai partiti e ha lasciato il follower al posto dei comitati”.
D. Ma non sarà che il grande favore di cui gode la destra in qualche modo legato al problema dell’immigrazione (mi sto riferendo a Salvini) e alla sua proposta “muscolare” del problema immigrazione?
R. Le parole di Salvini, “è finita la pacchia” ; più che per gli immigrati, per quelli che ci speculano. L’immigrato che scappa dalle guerre deve essere aiutato dallo Stato. Anche chi viene e ha voglia di lavorare. Ma di fronte a questi numeri, abbiamo bisogno di uno stop di qualche mese, un anno. Si è generato un conflitto sociale, una guerra fra poveri di cui il Paese non ha bisogno.
D. Il tema del lavoro, che sta tornando sempre più importante, ha una connotazione evidente: aumenta il lavoro, aumenta la precarietà. Qual è il vostro approccio?
R. Anche il percorso intrapreso dal Jobs Act di Renzi ha spinto avanti la macchina della precarietà. D’altro canto, non posso essere comunque troppo negativo nei confronti del J. A. in quanto il processo di precarizzazione del lavoro sta procedendo in tutto il mondo. Il posto fisso è qualcosa di cui ci si deve dimenticare. Il problema è che bisogna guardare anche i lati positivi, di questo nuovo approccio, che emergerebbero se si generasse tanto lavoro. In quel caso, sarebbe addirittura positivo che un datore di lavoro potesse cambiare un lavoratore che non fa al caso suo, e dall’altro un lavoratore potesse abbandonare un datore di lavoro per un ‘offerta migliore, senza cadere nella logica del licenziamento. Di sicuro, non dev’essere così facile sfruttare i lavoro, ma produrne così tanto che l’elasticità del lavoro consenta anche la tutela del lavoratore. Il datore di lavoro deve essere incentivato a tenerti.
D. E in questo contesto, il reddito di cittadinanza?
R. Per come è stato impostato, sono completamente contrario. E’ l’opposto al concetto di lavorare, qualificarsi, avere merito. Se si tratta di un reddito temporaneo per sostenere un lsvoratore che, per un periodo determinato, ha bisogno di essere sostenuto, allora ha un senso, ma si trasforma più in un reddito di inclusione, in un sussidio sociale. E con questo sono d’accordo, compresi i controlli stringenti dei requisiti per accedervi.
D. Tra poco ci saranno le elezioni: due anni, ma la campagna elettorale si può dire sia già cominciata. Del resto, il presidente Enrico Rossi non sembra neppure essere più così in sintonia, a parte l’uscita e l’adesione a Leu, con la maggioranza che l’ha sostenuto e lo sostiene. Come sarà il vostro approccio?
R. Per noi è una grandissima occasione, anche come Fratelli d’Italia, noi ci asteniamo alla votazione del governo nazionale, essendoci la Lega che è il più importante partito del centrodestra a livello elettorale. Nel Paese il centrodestra è ancora maggioritario. Dobbiamo dare risposte a quegli elettori che, in Toscana, sono al 31%. La prima volta, storica, che il centrosinistra è vicinissimo, al 33% (dati delle politiche). E’ un’occasione anche perché, da quanto si vede, tra Rossi e il Pd c’è grande e continuo conflitto. Basti pensare ai rifiuti, all’aeroporto. In realtà, non si capisce più quale sinistra governi: Rossi è sempre più per conto suo, e non può essere ricandidabile, quindi non si sa che farà. il Pd non può non sostenerlo perché l’ha votato, ma quale Pd? In questo momento non c’è rotta. Si rischiano due anni di stallo. Rossi è solo contro il Pd, contro Lega e Movimento 5 Stelle, contro Forza Italia e Fratelli d’Italia. In realtà, è un tutti contro tutti, uno scenario che non s’è mai visto. Il nemico di tutti noi è sempre la sinistra. Ma quale sinistra? Rossi o il Pd …?”. O nessuno di questi, verrebbe da concludere.
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D.