Marcel Marceau a cento anni dalla nascita: il mimo che rendeva visibile l’invisibile

Con la sua arte difese i più piccoli dagli orrori del nazismo

Una giornata di studi in collaborazione con il Corso di Laurea in Pro.Ge.A.S. e il Teatro Metastasio dedicata a Marcel Marceau in occasione dei cento anni dalla nascita è quella che si è svolta al Teatro Magnolfi di Prato,dal titolo “Muta Eloquenza”,ideata e curata da Teresa Megale, docente di discipline dello spettacolo presso l’Università di Firenze.

Di origine ebraico-polacca, Marcel Mangel (Strasburgo 1923-Cahors 2007), cambiò cognome in Marceau nel 1939 per nascondere le sue origini ebraiche, e durante la Seconda guerra mondiale si distinse anche per il grande impegno civile nella Resistenza francese contro il nazismo, salvando dalla deportazione nei campi di sterminio molti bambini ebrei.

Con il nome d’arte Marceau, fu l’inventore nel 1947 del «clown Bip»modellato sul «vagabondo»di Chaplin, il personaggio che lo rese famoso nel mondo: una maschera al tempo stesso comica e tragica, com’è del resto la realtà; il perdente per antonomasia che al tempo stesso è un simbolo di speranza, vestito con una camicia a righe e un cappello a cilindro abbellito da un fiore rosso. Due anni dopo, nel 1949, sempre Marceau fondò una prima compagnia di mimo, rilanciando l’arte mimica appresa dal suo maestro Decroux, padre del mimo moderno, con sensibilità e stile propri, inaugurando l’arte del silenzio che lui stesso definì la capacità di esprimere la poesia della vita senza l’ausilio della parola. Perché un mimo, ripeteva, «rende l’invisibile visibile», ma era convinto anche dell’inverso, ovvero che si poteva rendere il «visibile invisibile»quando equivaleva a salvare la vita. E se nel ‘900 sarà Charlie Chaplin ad aprire un importante capitolo sulla mimica, con il suo eroe romantico  Charlot, seguito da Etienne Decroux che nella sua drammatica gestualità coprirà il volto con un velo per lasciar parlare solo il corpo, toccherà a Marceau con il viso e le mani riportarci alle colonne portanti dell’eloquenza gestuale tipica dell’arte espressiva orientale. 

“A cento anni dalla nascita e a quindici dalla sua scomparsa – ha affermato Megale in apertura dei lavori– la giornata di studi intende approfondire le fonti critiche e storiche sul poeta del gesto, in connessione con la rinascita novecentesca del mimo corporeo, e ingrandire il ruolo dei verba visibilia nel solco delle principali teorie e prassi del teatro contemporaneo. Con la maschera del clown Bip, Marcel Marceau ha trasformato il suo corpo in prodigioso veicolo di comunicazione, in un medium magnetico, con il quale ha ristabilito l’importanza della dimensione espressivo-mimetica, a partire dalla centralità del viso e delle mani, negata dal suo maestro Decroux. E da intellettuale organico ha saputo mettere al servizio degli altri la sua arte e trasformarla in strumento per la difesa dei più piccoli dagli orrori della guerra nazista. Una lezione che in queste tragiche ore, segnate dal conflitto fra Israele e Palestina a seguito dell’attacco di Hamas, risuona fin troppo attuale e fin troppo necessaria”. 

A seguire l’omaggio del presidente della Comunità ebraica di Firenze Enrico Fink, artista attivo nel campo della divulgazione della cultura, della musica e della tradizione ebraica, – Rendere oggi omaggio a Marcel Marceau è un atto dovuto  ma quando si pensò a concretizzarlo nessuno di noi avrebbe mai immaginato in quale grande tensione esso si sarebbe svolto. Però la vita di Marceau così legata all’arte e all’impegno del dramma della guerra e della tragedia non può che farci ulteriormente riflettere su quanto sta drammaticamente accadendo in questi giorni.

Ricordare Marceau anche perché quasi nell’immaginario collettivo ci si dimentica di lui, ma la sua figura nel panorama culturale del 20° secolo appare luminosa e fulgida. Il legame tra Marcel Marceau e il mondo ebraico è così evidente sia per la sua biografia che per sua stessa ammissione, anche se la bellissima immagine del convegno, che è ovviamente un richiamo a Chagall, riporta ai sentimenti francesi della leggerezza e malinconia del pittore ebreo nato nell’Europa orientale.  Se penso a Marceau non posso non venirmi in mente gli antichi testi ebraici musicali che con poche parole ripetute all’infinito hanno la capacità di lasciarci muti, e di trascinarci in un mondo incantato. E così è l’arte di Marceau: qualcosa che sembra togliere ma che sublima la realtà grazie all’incredibile capacità dei sui gesti che riescono a dire di molto, ma molto di più delle parole”. 

A seguire i saluti del direttore artistico del Metastasio Massimiliano Civica, -Marcel Marceau è interessante per molteplici aspetti ed è il risultato più visibile dell’esperienza di Gogol,  e Michel Saint-Denis. È vero che Marcel Marceau non c’è più ma possiamo, anzi dobbiamo ancora raccontarlo.”

E in chiusura l’assessore alla Cultura Simone Mangani,- Oggi siamo qua a difendere, proteggere e conservare una capacità laica e dialogica che è forse la parte più preziosa. Ricordare Marcel Marceau che ha fatto del silenzio una sua prerogativa di vita deve porci più che una riflessione soprattutto in un periodo come quello che stiamo vivendo così difficile  e complesso. Studiare Marceau si inquadra inoltre in un progetto di studio e ricerca con cui Pro.Ge.A.S intende approcciarsi alla città in collaborazione con il Pin di Prato”.

Per la presidente del Pin, (Polo universitario di Prato),Daniela Toccafondi, presente in sala, -I corsi Progeas e Prosmart organizzati presso il Pin hanno il pregio di generare l’organizzazione di eventi come questo che  rappresentano un momento di approfondimento culturale molto importante , non soltanto per gli studenti ma per un vasto pubblico di cittadini appassionati. E’ una fortuna contare su docenti tanto preparati”. 

Le attività della giornata sono state presiedute dai docenti del Dipartimento di Storia, Archeologia, Geografia, Arte e Spettacolo (SAGAS) Maurizio Agamennone (Etnomusicologia) e Teresa Megale (Discipline dello Spettacolo).  Vi hanno partecipato teatrologi e storici del teatro esperti di mimo corporeo: Marco De Marinis, Elena Randi, Francesca Romana Rietti e Patrizia Iovine. La manifestazione si è poi conclusa con la performance mimica di Fabio Mangolini, attore, regista e mimo, allievo di Marcel Marceau. I lavori si sono svolti anche in collaborazione con la compagna teatrale dell’Ateneo Binario di Scambio.

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