Firenze – Arianna Valentino, Coach professionista AICP, ovvero come precisa lei stessa “ allenatore all’azione che ti porta su chi sei (la “trivella” delle domande efficaci) per progettare cosa puoi e vuoi fare per stare bene”, (https://www.associazionecoach.com/scheda-coach/arianna.valentino/) giornalista, scrittrice, esperta di comunicazione integrata e organizzatrice di eventi culturali.
Circa il suo ultimo libro, targato Edizioni del Baldo, (con Illustrazioni di Maddalena Rossetti e di Edizioni Del Baldo) : “Un po’ di autostima aiuta sempre, tecniche per esplorarsi, potenziarsi, migliorarsi” l’autrice ama cofessare di averlo scritto “come un manuale da praticare più che come un bel libro da leggere”. Il materiale del libro proviene da “un diario di appunti di quando ero bambina, un vademecum di “chicche” per un viaggio all’arrembaggio del proprio valore:
“La vita è fatta di piccole gioie, di giardini dove ritrovare leggerezza e buonumore, di auto-coccole con l’effetto argano per l’umore, di pillole d’ironia che strappano un sorriso e innescano un circolo virtuoso, di esercizi e segreti per la cura di sé alla portata di tutti, senza ma o se.”
Come possiamo definire l’autostima?
“A me piace immaginarla come una mongolfiera (anche se le montagne russe vanno per la maggiore). Segue le correnti ascensionali della vita, non è fissa, può scendere e risalire, ma la fiamma che la fa salire alla fine dipende sempre da noi. Rispondo con una domanda: ci fa bene volere volare? William James è stato piuttosto chiaro quando, per primo, immaginò di dover spiegare l’autostima a un bimbo: “Occhio, da grande sarai soddisfatto di te stesso solo se non ci sarà un mare tra il tuo successo reale e le aspettative che hai ora di diventare chissacchì”. Menti iper brillanti hanno ribadito per anni che se ci fosse una formula dell’autostima il nocciolo sarebbe proprio lì, nel tirar la riga del confronto tra il sé reale, una sorta di valutazione “oggettiva” delle proprie capacità, e il sé ideale, chi vorremmo essere. In altri termini: la realtà contro le aspettative. Un saggio adagio che mi piace molto rivela che per una buona autostima bisogna essere ottimi realisti e pessimi sognatori…”.”.
L’autostima, quindi, non si identifica a prescindere con un’alta considerazione di sé stessi. L’arrogante che crede di essere più degli altri soffre di eccesso o deficit di autostima?
“Gira verso di te il dito puntato, con la mano messa come la pistola del mimo, e l’effetto wow è assicurato… quanto mi piace questa domanda, gli dedico un intero passo del mio percorso guidato verso l’autostima!
Vado sul concreto: a tutti noi sarà capitato, almeno una volta nella vita, di prendercela “giustamente” con chi ha torto (sono mille i motivi per cui saliamo su un poggio-podio e spariamo a zero in basso). Un pedone che attraversa la strada alla moviola, il ciclista che ci liscia i peli sul marciapiede e giù un elenco di gente che si permette di ballare la samba nel nostro spazio vitale… Il risultato è che alla fine a forza di dar la colpa agli altri, perdi le energie per reagire dietro le invettive, ti guadagni gastrite e reflusso o stendi come un pedalino il primo che ti pesta un piede.
Il viaggio verso l’autostima inizia dal prendersene la responsabilità e focalizzarsi su tutto quello che dipende da te, che puoi fare oggi per stare meglio, che sia una telefonata o un cappuccino con tre dita di schiuma. Bisogna impegnarsi a salire sulla mongolfiera. Così, con qualche accorgimento, la mano piegata a pistola depone l’arma e si trasforma in una mano aperta, libera, pronta a salutare e afferrare una gioia. Perché chi sa quanto vale non si deve far valere… “.
Cosa sono i giardini segreti?
“Beh, così inviti la lepre a correre. Sono un coach professionista e la mia tesi di specializzazione s’intitola proprio: “Benvenuti a Coaching Garden, il luogo ideale dove fare il boccio. Per bambini consapevoli e sorridenti e per adulti felici di crescere per sempre…” Tutti noi abbiamo dentro tante potenzialità, ma presi da mille cose da fare ne perdiamo la consapevolezza. Ne riporto alcune di quelle individuate da Seligman, padre della psicologia positiva: “curiosità, umiltà, amore per il sapere, intelligenza emotiva, audacia, lungimiranza, bellezza, speranza…” Con un buon allenatore (coach significa proprio questo) ci si fruga nella pancia grazie alle sue domande efficaci, fino a trovare i semi del proprio raccolto. Poi s’inizia a coltivare, con obiettivi ben chiari davanti. Ai miei coachee (chi si rivolge a un coach per uscire a testa alta da una crisi) spesso piace parlare di qualità da riscoprire come di petali di un bellissimo mazzo di fiori”.
Nel tuo libro insegni anche esercizi rigeneranti… inviti anche a tener presente che l’autoironia aiuta.
“Anche il mio libro sull’autostima è prima di tutto un manuale, infatti fa parte della collana dedicata alla “sopravvivenza emotiva”. Credo che di teoria di qualità ce ne sia a bizzeffe e non mi sento di fare la differenza su questo rispetto a scienziati e studiosi molto più autorevoli di me. Ma sono stata una bambina con una scoliosi invalidante, rinchiusa per anni in un busto di gesso e poi in un’armatura piena di bulloni. So cosa vuol dire partire dal fondo del pozzo, mettere le ali in valigia e pregustare per anni il momento di indossarle per spiccare il volo. La respirazione, i piccoli esercizi per l’autoconsapevolezza, appuntarsi memo e frasi stimolanti, concedersi coccole quotidiane per assimilare buone abitudini (in tre settimane il cervello può fare un miracolo)… sono stati prima di tutto i miei antidoti ai momenti no”.
Chi è Dorotea che ci insegna l’autostima?
“Dorotea è la mascotte che accompagna ogni pagina del manuale. Il bello della Casa Editrice del Baldo, che da anni crede in me, è di sfornare piccoli capolavori illustrati. Lei è stata davvero la mia gatta, una persiana cincillà bianca con un occhio solo, che ho trovato vicino a un cassonetto di un parco a Bruxelles. Una compagna di vita straordinaria, a cui devo molti “picchi insù” di autostima. La proposi all’editore e Silvano si illuminò, come con Super Empathy, la madrina tutto cuore e mantello da eroina del mio manuale sull’empatia”.
E il bruco come ci può aiutare?
“Centro, il bruco è l’altro protagonista illustrato del libro. Spunta ovunque, color verde speranza e col sorriso irriverente. Ti rispondo con l’aforisma di apertura, che ho voluto anche in copertina. “Volerò” disse il bruco. Tutti risero, tranne le farfalle. L’autostima, in fondo, è frutto di tanto impegno per farcela. Finché teniamo i sogni nel cassetto delle mutande e le ali in valigia non possiamo volare. Ma non dobbiamo mai dimenticare che siamo nati per farlo”.
Nel tuo libro si parla anche di sopravvivenza emotiva: in che senso?
“Siamo tutti dei sopravvissuti, specialmente oggi. Veniamo da anni in cui abbiamo perso il timone del controllo, un po’ su tutti i fronti. C’è disorientamento e confusione. Ma una casa vuota, quando si tocca il fondo si può solo risalire, può essere anche l’occasione per cambiare l’arredamento di cui prima ci si accontentava”.