Firenze – Manovra di bilancio 2024 in drittura d’arrivo, l’Irpet studia gli effetti che i tagli previsti avranno sul sistema toscano, in particolare per Sanità e per le altre spese correnti ed in conto capitale di Regioni, Province, Comuni e città metropolitane.
Il settore Sanità vede a livello nazionale la spesa sanitaria in aumento: 3 miliardi
nel 2024, poi 4 miliardi nel 2025 e altri 4,1 miliardi nel 2026. Dunque, si potrebbe festeggiare. Invece, come avverte l’Irpet nella nota di lavoro firmata da Claudia Ferretti, Leonardo Ghezzi e Nicola Sciclone, se si considera rispetto al Pil, l’incidenza della spesa passa dal 6,6% del 2023 al 6,4% del biennio 2024-25, per scendere ulteriormente al 6,3% nel 2026. Nel 2022, la spesa sanitaria era al 6,7% .
Ciò singifica dunque che “gli incrementi della spesa sanitaria sono nei prossimi anni inferiori alla dinamica nominale del prodotto interno lordo, che è trainata dall’inflazione”, elemento che “neutralizza una parte non trascurabile degli aumenti nominali della spesa sanitaria”.Perciò, si legge nella nota, aggiustando per l’aumento dei prezzi, è possibile stimare un paniere di spesa sanitaria più basso nel 2024, rispetto al 2023, dell’1,9%, che si aggiunge alla riduzione dell’1,7% del 2023. “Si tratta nel biennio 2024-2023 di una contrazione cumulata del 3,6%, rispetto a quanto osservato nel 2022”.
L’operazione è stata fatta ragionando per valori reali, ovvero depurati dall’effetto prezzi.
Così, sempre aggiustando la spesa sanitaria per la dinamica dei prezzi, nel biennio successivo (2025 e 2026) “la diminuzione complessiva si ridimensiona pur restando comunque significativa (-2,5% nel 2026 rispetto al 2022)”.
Se questi sono i conti nazionali, in Toscana l’ammanco sulla sanità rischia di essere, in termini reali, pari a 163 milioni in meno di risorse nazionali nel 2024. “Sommati ai 141 milioni in meno del 2023, farebbero la cifra complessiva di 305 milioni in meno per consumi sanitari rispetto al 2022”.
Interessanti anche le aspettative che la manovra, ancora non definitiva, mette tuttavia in conto circa la spesa di regioni, comuni e città metropolitane-province.
“A livello nazionale, le Regioni a statuto ordinario per ciascuno degli anni dal 2024 al 2028 – si legge nella versione non definitiva della manovra – devono assicurare un contributo alla finanza pubblica pari a 350 milioni di euro annui. Il contributo richiesto ai Comuni è di 200 milioni annui e di 50 milioni quello imputabile alla Province e Città metropolitane. Quanto è potenzialmente l’ordine di grandezza della spending review richiesto alle amministrazioni toscane?”, si chiede l’Irpet.
“Ipotizzando che il taglio sia lineare, opportunamente identificata la base soggetta alla decurtazione della spesa corrente, è possibile stimare per ciascun anno fino al 2028 minori risorse pari a: 28,7 milioni per la Regione Toscana; 14,4 milioni per i Comuni toscani e 3,5 milioni per Province e città metropolitane. Nel complesso dal 2024 fino al 2028 Regione, Comuni e Province della Toscana dovranno contribuire con un taglio di 46,6 milioni l’anno”.
Tuttavia, l’Istituto segnala una contropartita almen parziale ai tagli, ovvero le maggiori risorse che Regioni e Comuni potranno ottenere su tre voci, ovvero contributi per maggiori investimenti delle Regioni a statuto ordinario (art. 80); contributi per la progettazione di enti locali (art. 83); misure in favore di piccoli comuni, aree interne e aree territoriali svantaggiate (art. 87), con popolazione inferiore a 5mila abitanti. Circa quest’ultima fattispecie, devono essere rispettate tre condizioni: la prima, che la popolazione definitiva ISTAT al 31 dicembre 2022 si sia ridotta di oltre il 5% rispetto al 2011; la seconda, che il reddito medio pro capite sia inferiore di oltre 3.000 euro rispetto alla media nazionale; la terza, che l’Indice di Vulnerabilità Sociale e Materiale (VSM) calcolato da ISTAT sia superiore alla media
nazionale. A livello concreto, per la Toscana le maggiori risorse previste sono pari a 15.159.956 euro, con i paletti menzionati.
L’Irpet a questo punto tira la riga del saldo complessivo tra le risorse in diminuzione (46 milioni) e quelle in aumento (15 milioni). L’operazione comporta una minore disponibilità finanziaria di spesa corrente ed in conto capitale, pari a 31 milioni di euro.
“Non è una cifra che nel suo complesso compromette la gestione dei bilanci di Regione, Province e Comuni – si legge nella nota – ma testimonia le difficoltà di finanza pubblica e di bassa crescita in cui si colloca il Paese. E lascia presagire, in prospettiva, spazi fiscali ridotti per conservare e promuovere i servizi e le prestazioni a favore di cittadini ed imprese. La contropartita, contenuta nella manovra è la riduzione dell’Irpef e del cuneo fiscale. Ne approfondiremo gli effetti quando sarà licenziato in via definitiva dal Parlamento il testo definitivo che regola i due provvedimenti. Ma lo scenario di fondo in cui si muove il
Paese, stretto fra alta inflazione ed alti tassi di interesse, commercio internazionale in calo e bassa crescita, non consente anche in questo caso spazi di manovra tali da prefigurare grandi cambiamenti strutturali, capaci di incidere in modo significativo sul reddito dei lavoratori e delle famiglie”.