Mannaia lavoro povero e cancellazione contributi, Spinelli: “La casa è il centro del welfare”

Firenze – Diritto alla casa, ovvero la colonna della tenuta sociale di una collettività. E’ così che il dirigente del settore politiche abitative della Regione Toscana Maurizio De Zordo, apre la mattinata dedicata all’Undicesimo Rapporto Abitativo della Regione Toscana, dove quest’anno in particolare, a valle dei due cigni neri che hanno fatto saltare l’intera storia occidentale, ovvero la pandemia e la guerra nel cuore del Vecchio Continente, con gli sconquassi economici e sociali che ciò comporta, il vecchio e mai risolto problema dell’emergenza abitativa è tornato alla ribalta più prepontentemente che mai. Perchè non solo di sfratti si parla, ma i numeri mettono in evidenza il profondo abisso che continua a crescere fra ricchi e poveri, tanto per usare un linguaggio che si pensava potesse essere desueto, e fra proprietari “veri” e piccoli proprietari che stentano a sostenere il costo della casa, di proprietà, s’intende. Temi che vanno a braccetto con quelli del lavoro povero, della continua erosione della fascia grigia, che ormai si è tinta di grigio-nero, mentre, almeno a Firenze, le case in affitto per le residenze lunghe, ovvero familiari, normali, per una vita o quasi, subiscono una contrazione progressiva: -66% in un anno per l’offerta di case in affitto residenziale, a Firenze, città d’arte e turismo. E affitti turistici. Vale a dire che le case, semplicemente, non ci sono più.

Prima ancora di affrontare le analisi, o i rimedi, vediamoli questi dati. Le abitazioni in Toscana 2.189.093, un valore pari al 6,1% dell’intero stock nazionale, sostanzialmente stabile su base annuale. Su questa massa, si registra però il 40% in più di mutui ipotecari, durata media, 25 anni. Del resto, i proprietari di casa sono in percentuale più alta in Toscana rispetto al resto d’Italia, ovvero 83% e spiccioli, contro l’81% della media nazionale. Circa il 19% e qualcosa, dunque, è in affitto. Cominciando dalla fascia bassa, ovvero con Isee inferiore ai 16.500 euro, troviamo 274.604 nuclei famigliari, di cui 65.613 si collocano nello scaglione fra 0 e 3mila euro annui, come illustra il ricercatore Andrea Failli. Tutte queste persone potrebbero potenzialmente fare richiesta di accesso alle case popolari. Se si va ad osservare la platea generale mantenendo il reddito Irpef come filo rosso, sia pure esaustivo di tutta la popolazione lavorativa, risulta che la distribuzione della ricchezza è del tutto disomogenea, con persone a reddito elevato e tante persone a reddito basso o decisamente basso. Una riprova di ciò che la letteratura sociologica ed economica sta riproponendo da svariati anni,  ovvero l’allargamento della fascia di disagio con l’erosione e l’assorbimento di nuclei “borghesi”.

Situazione sfratti, difficile dare un panorama esaustivo, in quanto le ricadute del blocco e poi sblocco degli sfratti da situazione pandemica ancora devono essere monitorate. Tuttavia, con i dati fermi a dicembre 2021, qualcosa già risulta: 720 sfratti in più, raddoppio di quelli esecutivi. Nel 2021, sono 2.864 le richieste di esecuzione, in leggera crescita rispetto al 2020, i provvedimenti arrivano quasi a eguagliare quelli prepandemia giungendo a 3.148, le esecizioni si impennano, 948 ovvero + 130% rispetto al 2020, ma soprattutto è l’intensità a risultare il dato più inquietante: in Toscana sono una ogni 1752 famiglie, maggiore rispetto a quella nazionale. Una situazione ad ora tamponata da due misure fondamentali, ovvero il fondo nazionale per la morosità incolpevole e quello regionale per la morosità incolpevole. Il primo è stato cancellato di fatto dall’attuale governo e vedeva, nel 2020, una dotazione di circa 4 milioni di euro. Il secondo era pari a un milione e mezzo di euro. Entrambi, nell’anno, erano state assegnate a un numero simile di famiglie: 104 e 101. Le commissioni pe il disagio abitativo funzionano sostanzialmente nell’area Empolese Valdelsa e a Livorno e Pisa. Per quanto riguarda la prima area, 13 sedute, 243 casi esaminati, 3 sedute e 23 casi esaminati a Livorno, 6 sedute a Pisa e 165 casi esaminati. Non proprio un esito decisivo.

La grande questione degli affitti per le famiglie, che sul mercato privato rimangono inaccessibili quando addirittura introvabili, è ben fotografata dai dati sciorinati dal Dirigente regionale Maurizio de Zordo, che sottolinea: “Anno scorso, il fondo affitti nazionale erogato in Toscana è stato di circa 20-25milioni, a fronte di oltre ventimila domande ammesse e un fabbisogno teorico di circa 50milioni”. Fondo per contributo affitti che è stato in buon sostanza spazzato via e che lascia in braghe di tela gli enti locali: “Un taglio del governo nazionale giunto per così dire in corso d’opera – dice l’assessore alle politiche abitative Serena Spinelli – voglio dire subito per chiarezza e trasparenza che ritrovare quelle risorse nel nostro bilancio al momento attuale è in buona sostanza impossibile”.

“La situazione non è facile – dice De Zordo – perché fondamentalmente aumenta complessivamente il livello di povertà, sia della regione che nazionale che del mondo occidentale. I bisogni elementari più pressanti sono sotto scacco. La casa è un bisogno e un diritto fondamentale, ma oggi ha un costo proibitivo pe le famiglie, ma leddificoltà dsi sommano e diventa impossibile uscirne. L’impoverimento non è in diminuzione, si polarizza e questo aumenta le difficoltà. Le risposte sono insufficienti, perché non riusciamo a fonrire risposta a tutti quelli che ne hanno bisogno. il mondo Erp è una parte del bisogno, pensiamo al contributo affitti. Non rifinanziato quest’anno, le famiglie si troveranno senza contributo. Un aiuto su cui contavano per non entrare nel circuito di una morosità prodotta dal reddito basso. Perdita dell’abitazione significa perdita della sicurezza a 360°”.

Il probema casa del resto, come dice De Zordo, non è comprensibile in pieno se si continua a spezzettarlo nei suoi vari frammenti: Erp, social housing, fasce più o meno grigie, contributi affitto, ecc. “il vero problema risiede nel quadro complessivo – conclude – è l’intero sistema casa a essere in qualche modo saltato. Il diritto alla casa deve essere riaffrontato e riorganizzato seguendo il contenuto sociale dell’alloggio, il valore per la connessione della comunità. Un ruolo tuttavia che non possono sostenere i privati, ma che dev’essere compito del pubblico disciplinare e gestire”. Insomma, il vero problema sembra quello di riportare equilibrio, all’interno del concetto di casa, fra la sua parte più spiccatamente sociale e quella mercantilistico economica che la rende mero investimento economico da cui ricavare reddito. Finora. Ormai siamo oltre, alle clamorose conseguenze della finanziarizzazione dell’alloggio, in cui, come spiega Agostino Petrillo, professore associato Dipartimento di Architettura e Studi Urbani del Politecnico di Milano, “l’immobiliare diviene sempre più centrale nei processi di finanziarizzazione dell’economia, e viene utilizzato in termini anti-ciclici, alla stessa stregua di prodotti finanziari “puri” quali derivati e futures” (https://www.stamptoscana.it/questione-abitativa-petrillo-la-casa-sta-diventando-un-problema-di-massa/).

L’assessora alle politiche abitative Serena Spinelli intanto conferma un punto importante: le risorse per il contributo in conto affitti come negli scorsi anni è stato cnfermato per quanto riguarda la Regione. “In una situazione in cui sulla Regione stanno pesando tante partite nell’inteesse dei cittadini, è molto complesso per noi fare previsioni. Abbiamo espresso molta preoccupazione, in particolare con i Comuni che sono i primi che si interfacciano con i bisogni dei cittadini. E’ chiaro che siamo in una situazione di disagio socio-economico, che avrebbe necessità di essere affrontata su un piano complessivo nazionale”.

Relativamente all’edilizia popolare: “Le domande presentate nel 2021 sono oltre 19.000. Ma per aumentare la risposta alla richiesta di alloggi servirebbe un grande piano di investimenti per nuovi interventi di edilizia residenziale pubblica. I 93 milioni che il Pnrr prevede per la Toscana da qui al 2026 sono una dotazione molto importante, ma si tratta di risorse destinate alla riqualificazione sismica ed energetica, non ad allargare la dotazione immobiliare: per quest’ultima non ci sono risorse, né al momento se ne intravedono. Allo stesso tempo sarebbe necessario non ritardare ulteriormente l’approvazione della legge sulla rigenerazione urbana”.

“In Toscana stiamo cercando anche di offrire risposte innovative: nel 2023 avremo a disposizione oltre 1.200 alloggi a canone calmierato in social housing, realizzati grazie al Fondo Housing Toscana – ha proseguito l’assessora Spinelli – in questo caso si tratta di una risposta promettente, che favorisce la coesione e l’inclusione sociale e riguarda la fascia di popolazione che non riesce ad accedere all’affitto ai prezzi di mercato”.

Un’ultima riflessione, l’assessora la dedica al mercato immobiliare. “I dati del 2021 – osserva – mostrano aumenti a due cifre nelle transazioni, che occorre leggere alla luce dello stop che vi era stato nell’anno precedente per la pandemia. Ma quei numeri ci dicono anche che la forma in assoluto più usata per l’acquisto è quella dei finanziamenti bancari.
Abbiamo visto come quest’anno, in pochi mesi, i tassi dei mutui si siano impennati. Quante persone in questo momento rischiano di non riuscire a onorare gli impegni assunti con le banche? E quanti, in particolare giovani, sono costrette a rinunciare a fronte delle richieste di garanzia delle banche?”.

“In linea generale – conclude Spinelli –  credo che occorra porre la casa come una questione centrale, considerandola come strettamente connessa a tutte le altre politiche di welfare. La dimensione dell’abitare non riguarda solo gli aspetti infrastrutturali e il diritto alla casa, è anche una parte fondamentale dei bisogni sociali delle persone e della comunità”.

Simone Porzio, della Cgil ed ex segretario del Sunia, non ha dubbi e rilancia il decalogo formulato dalla Cgil Sunia circa l’emergenza abitativa, fra cui anche l’istituzione di un Ministero alle politiche abitative. Insomma, il problema va affrontato dalla testa, da Roma. Circa la cancellazione dei fondi per il sostegno all’affitto e morosità inclpevole, “vengono meno di colpo 25 milioni di euro, stimiamo per circa l’80% delle famiglie che ne usufruivano la caduta in morosità. Tanto più con l’aggiunta del caro bollette. Servono provvedimenti strutturali”.

“Bisogna lavorare tutti insieme per individuare risorse e strumenti – dice l’assessora alle politiche abitative del comune di Firenze – non è più rimandabile una battaglia che dev’essere fatta a livello nazionale. E’ necessario trovare non solo risorse per rifinanziare quelle che oggi sono già risorse disponibili che non possono essere abbandonate, come la prevenzione della morosità attraverso i contributi all’affitto, ma anche strategie strutturali per i diversi target di bisogno che emergono”.

Per Flavio Tognoli, segretario del Sicet Toscana, oltre alla constatazione che quella sulla casa “è emergenza sociale gravissima”, si tratta anche di un evidente campanello di frattura sociale. In Toscana, sottolinea, “il 45% delle famiglie che risultano in situazione di povertà assoluta vive in affitto”. I più poveri dunque vivono in affitto e rischiano di perdere la casa. Si tratta di un’emergenza che “può diventare esplosiva se non ci saranno interventi importanti e urgenti”. Tuttavia, a fronte di questo, “i fondi stanziati a livello nazionale sono stati quasi azzerati: per il sostegno si passerà dai 330 milioni nel 2022 a 12 nel 2023 e 7 per prossimi anni”. Tognoni dunque lancia un impegno più forte sull’Erp: “Anche in Toscana, che certamente in fatto di Erp non è la regione d’Italia più disastrata, su oltre 16.000 domande di alloggio nel 2021, sono state effettuate soltanto 1.009 assegnazioni. Occorre, quindi, acquisire urgentemente nuovo patrimonio erp o quanto meno creare i presupposti per dare inizio a un’inversione di tendenza in questo senso. E, ovviamente, la prima cosa da fare per rispondere alla domanda inevasa di case è recuperare il più velocemente possibile gli alloggi sfitti che, nel 2021, erano oltre 4.000”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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