Firenze – Il Comitato Priorità alla Scuola attacca, e il tema è di quelli che tutte le famiglie con bambini in età scolare e tutti gli studenti sperimentano, indipendentemente dal covid, ovvero, la mancanza di docenti. “E’ questa, e non l’epidemia, la ragione per cui l’anno scolastico è cominciato a orario ultraridotto e a singhiozzo – dicono dal Comitato – Distinguendosi come sempre per il suo tempismo, il Ministero ha stabilito la soluzione: indire concorsi selettivi, che partono con tutte le incognite legate al fatto di organizzare prove in presenza, con migliaia di candidati e candidate, molti dei quali già in cattedra come supplenti, e con la partecipazione di candidati e candidate che, proprio perché già in cattedra come supplenti, lasceranno sguarnite le loro classi e rischieranno di trovarsi in quarantena nei giorni delle prove”.
Il concorso si svolge a fronte di una direttiva europea che chiede allo Stato italiano di stabilizzare il personale precario da più di 3 anni. “Di fronte alle storture accumulate negli anni (ultimo concorso nel 2012, i due successivi del 2016 e 2018 riservati a chi aveva già conseguito l’abilitazione, continui cambiamenti nei requisiti con valore anche retroattivo), il Ministero parla di «merito» solo in termini di test, sbarramenti, performance, finendo per svalutare non solo i numerosi anni di servizio già svolti, ma gli stessi titoli degli insegnanti precari (che – sembra che non lo ricordi nessuno – sono laureati o plurilaureati)”, sottolinea il Comitato.
Il Comitato Priorità Alla Scuola sostiene le richieste che emergono dalle migliaia di precari del mondo della scuola e consistono in: indire un concorso per titoli e servizi per chi ha almeno tre anni di servizio su materia e sostegno, seguito da percorso di formazione e prova finale; introdurre un percorso di formazione e prova ogni volta che si maturano i tre anni di servizio e un concorso ordinario sicuro e bandito con cadenze regolari per i neolaureati.
Inoltre, di fronte al gravissimo problema del sostegno (per cui i candidati sono inferiori al numero di posti banditi), il Comitato si unisce alle richieste dei precari: indire un concorso non selettivo (come quello del 2018) per coloro che hanno già conseguito la specializzazione sul sostegno (già ultra selezionati) e conseguente stabilizzazione; prevedere un percorso di formazione e assunzione a tempo indeterminato per coloro che hanno già maturato tre anni di servizio sul sostegno; prevedere una riforma del percorso di specializzazione abbattendo i costi e aprendo alla partecipazione di quanti più docenti possibili, perché tutti coloro che lavorano a scuola devono essere “specializzati in inclusione”.