Mamma li Turchi: Romano Prodi affida al Corrierone le sue lamentazioni antigovernative

Un Romano Prodi più preoccupato che mai per le sirene anti Europa, affida ad un’intervista al Corrierone i suoi Cahiers de doléances in cui ammonisce “dove c’è democrazia, non ci si affaccia al balcone!”
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Al Professore, Romano Prodi, ex presidente del Consiglio e fondatore dell’Ulivo non piace la manovra del governo giallo-verde, anzi la considera un rischio. Lo stesso Prodi teme inoltre che il Paese possa trasformarsi in una democrazia illiberale. L’ex premier lo ha detto in una intervista al Corriere della Sera.

Sulla manovra. “Io mi aspettavo un 2 senza virgola, ma non sono certo stato colpito dal 2,4. I numeri non sono sacri. Bisogna avere un deficit di bilancio quando c’è bisogno di deficit e un surplus quando c’è bisogno di surplus. Per entrare nell’euro il mio Governo è stato capace di produrre un grande surplus, perché era necessario. L’aspetto peggiore è che sono stati trattati come un residuo gli investimenti, per i quali ancora oggi non sappiamo da dove verranno le risorse. Questa è una manovra a breve”.

Sull’Europa. “Anch’io ho criticato più volte l’Europa, però per mostrare i muscoli bisogna averli. Quando toccò a me, prima di parlare portai il debito a poco più di 100. Forse Salvini no, ma almeno Di Maio dovrebbe conoscere quel detto napoletano. Chi ha il sedere basso non può fare la danza classica. E in questo momento noi lo abbiamo bassissimo”.

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Sulla democrazia. “È un rischio che corriamo. Ci troviamo infatti nel caso in cui chi ha avuto il mandato popolare pensa di avere diritto a fare o a dire qualunque cosa. Come se l’elezione portasse in dote la proprietà del Paese. Penso alla scena dei ministri grillini affacciati al balcone di Palazzo Chigi (…). Commentando e diffondendo quelle immagini Di Maio ha scritto: “Da quel balcone si sono affacciati per anni gli aguzzini degli italiani”. Veramente noi non ci siamo mai affacciati al balcone. Dove c’è l’istituzione non ci si affaccia al balcone”.

E sul Pd. “Spero che il Pd capisca che la differenziazione ancora esistente e così netta tra potere formale e potere reale nel partito non fa altro che disorientare l’elettore. È incredibile che mentre il segretario chiude la festa a Ravenna, il potere reale faccia il discorso a Firenze. Non ho mai visto nella mia vita nessuna organizzazione andare avanti così. Nessuna”. Renzi deve fare un passo indietro? “O un passo in avanti, veda lui. L’importante è sciogliere questa ambiguità”.

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